Adolescenti, perché è importante una prima visita andrologica

Un tempo c’era la visita di leva a testare la “salute intima” dei ragazzi. Oggi sono lasciati allo sbaraglio. Serve invece un controllo medico per individuare subito gli eventuali problemi che potrebbero avere ripercussioni sulla sessualità



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Sarà per l’imbarazzo, che avvolge certi argomenti-tabù. O per i falsi miti sulla mascolinità: un ragazzo che inizia la sua vita sessuale non ha bisogno di nulla. Non servono controlli di nessun tipo, a differenza della ragazza che quando debutta nel mondo dei “grandi” prende appuntamento con la ginecologa per le più disparate questioni: dai dolori pelvici alle perdite, dal ciclo irregolare fino a un consulto sui metodi anticoncezionali.

Possibile che i disturbi intimi si declinino tutti al femminile? No, anche i ragazzi celano problemi e piccole-grandi disfunzioni che colpiscono l’apparato genitale. Solo che spesso emergono tardi, quando i sintomi non possono più essere taciuti e, a volte, li costringono ad andare al pronto soccorso con dolori lancinanti.

Ecco, quindi, la necessità di fare luce sui disturbi della sfera intima riguardanti i nostri ragazzi, che hanno bisogno di fare un check come le ragazze.

«Un tempo c’era la visita di leva: il medico dell’esercito passava in rassegna i giovani pronti a fare un anno di militare per evidenziare situazioni sospette anche a livello dell’apparato riproduttivo», esordisce il dottor Aldo Franco De Rose, specialista in urologia e andrologia a Genova, presidente dell’Associazione Andrologi Italiani.

«Oggi non si può più contare su questo screening di massa, e un ragazzo di 16-17 anni si trova in una terra di mezzo: non può più andare dal pediatra per superato limite di età (14 anni) e non ha ancora confidenza con il medico di famiglia, da cui magari non si è mai recato. Quanto alla figura dell’andrologo si pensa che sia lo “specialista dei vecchi”, a cui rivolgersi in età matura per problemi di prostata o impotenza. È invece importante programmare una prima visita urologica o andrologica anche per gli adolescenti, per scoprire sul nascere patologie spesso silenti che vanno curate tempestivamente».


I “luoghi” nascosti da esplorare

Si dice che la donna deve fare l’autopalpazione del seno, per intercettare con le mani noduli sospetti. Ma raramente si afferma che l’autopalpazione dei testicoli è un atto dovuto anche per “lui”.

«Un dolore intermittente ai testicoli o all’inguine o la presenza di un gonfiore inguinale devono far pensare al “testicolo in ascensore” (o retrattile)», spiega il dottor De Rose. «Invece della sua normale localizzazione nello scroto, il testicolo risale verso l’alto posizionandosi a livello inguinale. Le complicanze? La dolorosa torsione testicolare: l’asse vascolare del funicolo spermatico si torce su stesso e ciò produce, oltre a fitte violente che obbligano al pronto soccorso, il rischio di necrosi e di perdita della funzionalità testicolare per mancata irrorazione sanguigna. In pratica, il testicolo si atrofizza».

Per questo è importante fare una prima visita urologica/andrologica. Grazie all’ispezione dei genitali lo specialista può rilevare alterazioni anatomo-morfologiche, che vanno curate. Un altro esempio è quello della fimosi, un anomalo restringimento del prepuzio, la pelle che ricopre e avvolge il glande (la punta del pene). Questa stenosi impedisce il corretto scorrimento del prepuzio sul glande, che non resta mai “scoperchiato”. Fatto molto fastidioso perché può rendere i rapporti sessuali, ma anche la semplice erezione, fonte di dolore invece che di piacere. Allora è inutile soffrire in silenzio. Soprattutto se si pensa che basta un semplice intervento di circoncisione per rimuovere la pelle e liberare il glande.

«La sana abitudine all’autopalpazione è utile anche per identificare sul nascere una patologia in aumento, che può essere schivata grazie ai controlli regolari: il tumore ai testicoli. Ogni anno in Italia si fanno circa 1600 nuove diagnosi di questo tumore e, secondo i dati dell’AIRC di maggio 2023, sono 63400 gli italiani che convivono con tale patologia. I segnali con cui si manifesta sono un indurimento del testicolo, che può associarsi a un aumento di volume e, qualche volta, alla comparsa di dolore. Ma poiché, come tutte le forme neoplastiche, i sintomi compaiono solo in fase avanzata, è bene completare l’autopalpazione con una visita specialistica e monitorare la salute urologica ogni due anni».


La protezione dalle MST

È l’acronimo di Malattie Sessualmente Trasmesse, una piaga sociale che dilaga tra giovani e meno giovani. Parliamo di Clamidia, Herpes simplex, Gonorrea, condilomi acuminati (noti come “creste di gallo”) per infezione da HPV (Human Papilloma Virus) e persino di Sifilide e HIV, che non sono state affatto debellate. Sono solo diventate curabili, se beneficiano di una diagnosi precoce. «Anche l’uretrite, cioè l’infiammazione dell’uretra (il canalino che trasporta la pipì) causata da infezioni batteriche, può essere la conseguenza di rapporti sessuali non protetti», aggiunge il dottor Aldo Franco De Rose.

«I giovani hanno perso l’abitudine di usare il preservativo, come contraccettivo di barriera che non solo preserva da gravidanze indesiderate ma protegge dal contagio di virus e batteri. Ed è un vero peccato perché le MST possono lasciare lunghi strascichi e minare nel tempo l’indice di fertilità maschile».

Gli ultimi dati allarmanti emersi dall’Osservatorio Durex sui giovani e la sessualità ci dicono che, su 11000 giovani tra gli 11 e i 24 anni, solo il 43% dichiara di usare il preservativo, contro il 57% del 2019. La ragione addotta è sempre la stessa: interrompe il momento, rovina la poesia. Senza pensare che è molto meno “poetico” manifestare i sintomi di un’infezione sessuale che, fra l’altro, può essere trasmessa a tutte le “lei” con le quali si hanno rapporti sessuali. Per questo Durex ha lanciato la campagna di sensibilizzazione Funziona in due, per riportare il tema della prevenzione al centro e aiutare i giovani a vincere i pregiudizi sul preservativo. Un cambiamento culturale che s’impone, dal momento che l’Italia è il 23esimo paese in Europa per l’utilizzo di contraccettivi.


Infertilità? Pensiamoci adesso

L’adolescente di ieri cresce e diventa un adulto con una relazione stabile, intenzionato a mettere su famiglia. Decide con la partner di avere un bambino, che però a volte si fa desiderare. «Il 50% delle cause di infertilità dipende da “lui”, e a volte sono proprio dei comportamenti errati a causarle (vedi box sugli anabolizzanti)», avverte il dottor De Rose.

Un altro fattore che può ridurre l’indice di fertilità maschile, oltre alle infezioni sessualmente trasmesse come la Gonorrea e l’HPV (per la quale si consiglia il vaccino a partire dai 12 anni) è la presenza di varicocele, spesso non diagnosticata. I sintomi? Senso di peso allo scroto, specie dopo gli sforzi o quando si sta a lungo in piedi, dolore sordo ai testicoli, rigonfiamenti palpabili nella zona che li circonda.

«Il varicocele, che colpisce quasi sempre il testicolo sinistro, consiste in una dilatazione anomala delle vene spermatiche che provoca un ristagno di sangue a livello del testicolo. Questo si surriscalda e, aumentando la temperatura interna, produce meno spermatozoi» spiega l’esperto. «L’ecografia scrotale può fugare ogni dubbio. Se la diagnosi è certa, per preservare la fertilità può essere indicato un intervento di radiologia interventistica, che prevede l’introduzione di sostanze embolizzanti o sclerosanti per chiudere i vasi patologici refluenti».

Esistono poi diversi co-fattori che minacciano la sterilità maschile: dall’abuso di fumo e di alcolici allo stress cronico, dagli inquinanti ambientali (come gli interferenti endocrini, sostanze simili agli estrogeni rilasciate da plastiche e pesticidi) all’eccessiva magrezza o obesità.


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