Sono gli ormoni femminili per eccellenza, responsabili di processi fondamentali nella vita riproduttiva di una donna. Ma fanno anche di più: «Gli estrogeni agiscono anche su distretti dell’organismo che non hanno nulla a che vedere con la sessualità come ossa, fegato, intestino, cuore e vasi sanguigni, dove sono disseminati recettori specifici: serrature in cui gli ormoni si inseriscono a mo’ di chiavi, attivando le funzioni cellulari», spiega la professoressa Alessandra Graziottin, direttore del Centro di ginecologia e sessuologia medica all’ospedale San Raffaele Resnati di Milano.
«Sono una sorta di linfa vitale che nutre il corpo femminile. Fino a quando la loro produzione è ben bilanciata con progesterone e progestinici (ormoni con cui lavorano in tandem) tutto funziona al top. Una fluttuazione o una drastica riduzione, invece, può aprire la porta a numerosi problemi».
Ecco perché conoscere le interferenze degli ormoni con i principali organi, nel bene e nel male, è il primo step per evitare rischi e mantenersi in salute.
Incidono su pressione, battito e colesterolo
«Gli estrogeni favoriscono la dilatazione dei vasi sanguigni evitando innalzamenti pressori, abbassano il colesterolo cattivo e innalzano quello buono, proteggendo le donne da ipertensione e aterosclerosi», spiega la professoressa Stefania Piloni, ginecologa e docente di fitoterapia all’Università di Milano.
Quando i livelli degli estrogeni fluttuano, sono dolori: durante la pubertà, momento in cui questi ormoni raggiungono picchi elevati, è facile che il battito cardiaco acceleri. Ma la fase più delicata è la menopausa: senza lo scudo degli estrogeni, il cuore femminile è allo scoperto e, al pari di quello che succede agli uomini, aumentano i rischi di insufficienza cardiaca, infarto e ictus.
Le soluzioni? «Adottare uno stile di vita sano già alle prime avvisaglie del termine della vita fertile. Quindi, no al fumo, sì all’attività fisica regolare e al mantenimento del peso forma. Inoltre, a tavola meglio privilegiare gli alimenti ricchi di fitoestrogeni come legumi, semi di lino o girasole e frutti di bosco», suggerisce Piloni.
Da ridurre al minimo, invece il consumo di alcolici, zuccheri e carni, orientandosi su quelle provenienti da allevamenti biologici: «Sono meno ricche di estrone, estrogeno “cattivo” che può aumentare i processi infiammatori cronici, moltiplicando non solo i rischi cardiaci ma anche quelli oncologici», puntualizza la ginecologa.
Regolano il metabolismo del calcio e le mestruazioni
Gli estrogeni contribuiscono a creare la massa ossea e aiutano a “fissare” il calcio assunto con l’alimentazione. Il loro calo, fisiologico in menopausa, espone le donne all’osteoporosi, malattia che rende più rarefatto lo scheletro e aumenta il rischio di fratture.
«Ossa a rischio, però, anche in età fertile, a causa di forti dimagrimenti o di un’attività fisica molto intensa che incrementa la massa muscolare a spese di quella grassa, decretando addirittura la scomparsa delle mestruazioni. Con poco grasso corporeo, infatti, la produzione di estrogeni cala drasticamente», mette in guardia la professoressa Piloni.
«Quindi, per garantire l’ovulazione (e una corretta sintesi di estrogeni), occorre sempre mantenere il peso ideale. Se poi la mestruazione salta, è anche utile effettuare dei dosaggi ormonali e poi ricorrere a una pillola anticoncezionale con estrogeni bioidentici. In menopausa, invece, è importante incrementare l’assunzione di calcio: con l’alimentazione e, dopo aver consultato il medico, anche con integratori a base del minerale, vitamina D (elemento che favorisce il mantenimento della massa ossea) e silicio», precisa l’esperta.
Sono “guardiani” del benessere del seno
Estrogeni e salute del seno hanno un legame molto stretto: «Se durante il ciclo questi ormoni predominano rispetto al progesterone, è facile soffrire di mastodinia e, alla viglia del flusso, ritrovarsi con il seno teso e che fa male. Con l’arrivo della mestruazione, la mammella si sgonfia e il dolore scompare. Ma se i disturbi sono molto intensi è possibile ridurli assumendo un integratore a base di sostanze naturali come inositolo, boswellia e betaina», tranquillizza la professoressa Graziottin.
«Un livello di estrogeni costantemente più alto rispetto ai progestinici può invece essere alla base della mastopatia fibrocistica. Si tratta di una malattia benigna caratterizzata da piccoli noduli al seno che, di solito, si manifesta con dolore alla palpazione e tensione mammaria», specifica la professoressa Piloni.
«Nel caso, è sufficiente sottoporsi a una visita senologica e a un’ecografia. Poi, una volta confermato il problema non è necessario alcun trattamento: basta effettuare i normali controlli di routine per la prevenzione del tumore al seno (mammografia, ecografia). La mastopatia è destinata a risolversi da sola con l’arrivo della menopausa quando, a causa del calo degli estrogeni, le cisti vengono sostituite dal tessuto adiposo. Per ridurre il fastidio, però, è bene evitare il reggiseno dotato di ferretto a favore di un modello morbido in cotone e applicare localmente dell’arnica in gel», continua Piloni.
Gli estrogeni sono implicati anche nello sviluppo del tumore della mammella e dell’endometrio, in agguato soprattutto dopo la fine della vita fertile o nelle donne in sovrappeso, in modo particolare se il grasso è accumulato sul girovita: «È proprio al suo interno che viene sintetizzato l’estrone, estrogeno con un’azione proliferativa. Per evitare rischi, quindi, è importante non mettere su peso e fare attenzione alla misura del girovita, indice del grasso viscerale. Il valore ok? Minore o uguale a 80 cm», sottolinea la ginecologa.
Intervengono sulla lubrificazione delle zone intime
Anche la perfetta lubrificazione della vagina è orchestrata dagli estrogeni: «Quando calano, come capita in età fertile per colpa di un periodo di stress, della pillola anticoncezionale a basso dosaggio oppure della spirale medicata, la normale idratazione delle mucose intime va in tilt e la secchezza vaginale ha via libera», spiega la professoressa Stefania Piloni.
«Stessi rischi anche in menopausa, momento in cui gli estrogeni si abbassano fisiologicamente. Risultato: bruciore, fastidio e prurito che diventano ancora più intensi durante il rapporto sessuale, trasformandolo in una fonte di dolore. I rimedi però non mancano: per le donne in età fertile si possono usare gel o creme lubrificanti a base di aloe, oppure acido ialuronico con azione reidratante e lenitiva. Per chi è in menopausa, sono consigliati gel a base di estriolo, che ripristinano un livello ormonale ideale a garantire la normale lubrificazione».
Agiscono su concentrazione, memoria e flora intestinale
Gli estrogeni lavorano in stretto connubio con il sistema nervoso: «Il cervello è disseminato di recettori per questi ormoni che, una volta attivati, garantiscono migliori performance intellettive, agevolano l’apprendimento e mantengono la memoria al top», spiega la professoressa Alessandra Graziottin.
«Non solo: sono potenti modulatori dell’umore, grazie al filo diretto che li lega al cervello viscerale, posto nell’intestino, dove favoriscono il perfetto equilibrio del microbiota. Inoltre, il cervello viscerale è responsabile della produzione del 90% della serotonina, neurotrasmettitore del buonumore. Ecco perché in caso di fluttuazioni degli estrogeni, come capita a chi soffre di sindrome premestruale, il microbiota si modifica, prevale la flora putrefattiva (con un aumento dei gas di fermentazione), la motilità intestinale si riduce ed è più facile soffrire di stipsi, mentre tristezza e umore nero hanno il via libera».
«Se i sintomi sono pesanti si può ricorrere a una pillola per la sindrome premestruale, come quelle a base di estradiolo valerato e dienogest, che impedisce brusche fluttuazioni dei livelli degli ormoni sessuali. Oppure, si può puntare sugli integratori a base di agnocasto, magnesio e triptofano», conclude l’esperta.
Effetti identici si presentano in menopausa, quando ci si incupisce più facilmente, fattore che favorisce la depressione nelle donne predisposte. In questo caso la scelta è tra la terapia ormonale sostitutiva e i rimedi naturali citati prima. «Per contrastare lo squilibrio della flora batterica intestinale bisogna ridurre i grassi di origine animale, gli zuccheri semplici come saccarosio e fruttosio, gli alcolici e gli alimenti ricchi di grassi idrogenati. Occorre, invece preferire cereali integrali, verdure e legumi», consiglia l’esperta.
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Articolo pubblicato nel n° 7 di Starbene dal 28 gennaio 2019 in edicola