Come spiega la professoressa Rossella Nappi della Clinica Ostetrica & Ginecologica, IRCCS Policlinico San Matteo, Dipartimento di Scienze Cliniche, Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche dell'Università degli Studi di Pavia, «un nuovo approccio al problema è costituito dalla prescrizione dell’ospemifene per os, una molecola che non è un ormone, ma che esercita sulle cellule della vagina un’azione simile a quella esercitata da un estrogeno. È un farmaco che agendo sui tessuti vaginali ne migliora l’elasticità e la lubrificazione, riducendo conseguentemente il dolore in modo che la donna possa vivere il proprio rapporto con serenità e soddisfazione».
«Quando si prescrive una terapia per l’atrofia vulvo-vaginale è buona norma rivedere la paziente dopo tre/quattro mesi per verificare l’aderenza alla terapia e la tollerabilità, una regola generale quando si prescrive un farmaco in menopausa che vale anche per ospemifene – prosegue l’esperta – Per quanto riguarda la durata della terapia, si tratta di un trattamento cronico che può essere assunto in maniera continuativa, prevedendo controlli ginecologici annuali».