Coppia: come essere felici e far funzionare la relazione

Le coppie che si formano dopo la fine di una storia importante sono più felici, perché hanno imparato dagli errori del passato e mettono in atto misure preventive. Come quella di non convivere o di non condividere troppo tempo insieme



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In questi ultimi anni psicologi e sessuologi, ma anche i sociologi e i “mediatori” delle relazioni interpersonali come counselor e love coach stanno studiand
o le relazioni che nascono fra gli over 40 e dopo una separazione, o comunque dopo la fine di una storia importante. Lo scopo ultimo è scovare il segreto della nuova felicità e longevità di coppia, dopo che scelte come matrimonio, fedeltà e convivenza vengono messe a dura prova generazione dopo generazione. Il maggior rischio per la vita in due? Non c’è dubbio: la routine. «Lavora come un tarlo all’interno di un mobile che, dall’esterno, pare intonso e perfetto, ma dentro è pieno di buchi e a un certo punto, se non si interviene, si frantuma», commenta Roberta Rossi, psicoterapeuta e sessuologa a Roma.

Le nuove coppie partono proprio da qui, cioè dal non replicare gli errori del passato e cadere nelle trappole dei comportamenti noiosi e ripetuti.


Il fenomeno LAT

Il primo errore da evitare sembra essere la convivenza. È dai paesi anglosassoni che è partito il fenomeno delle living apart together couples (LAT appunto), cioè coppie che, pur stando insieme, mantengono la propria casa (quella che spesso gli è rimasta o hanno dovuto allestire dopo la separazione) e ci vivono nella maggior parte del tempo, condividendo solo weekend o alcune sere alla settimana con il partner. Gwyneth Paltrow, che dopo il divorzio con il frontman dei Coldplay si è risposata con il produttore Brad Falchuk, dorme con lui al massimo 4 volte alla settimana. Solo questo aspetto di “vita da fidanzati” garantirebbe un effetto anti-routine benefico e una maggiore sopravvivenza dei legami sentimentali, o almeno così teorizza Living apart together, a new possibility for living couples, il libro di Linda Breault e Diana Gillespie che, con la psicoterapeuta Lucy Beresford, sono fra i teorici del fenomeno LAT.

Ma funziona? «Sì funziona, ma non per tutti. Sia affettivamente che economicamente, infatti non molti possono permettersi il lusso di mantenere due case separate e relativi costi doppi», commenta la sessuologa. «Vedersi quando si ha voglia e non per dovere, dare sempre la versione migliore di sé è indubbiamente un vantaggio rispetto allo schema classico della vita in comune. Con questo non vuol dire che ognuno si faccia gli affari suoi: due persone che si amano contano comunque su mutuo soccorso e massima disponibilità in caso di bisogno, ma si evita di condividere anche l’ordinaria amministrazione, quella fatta di bollette e nervosismo da fine giornata lavorativa e che, alla lunga, logora di più la coppia. «Ci si risparmia così buona parte dell’effetto accumulo-stress: non lo si scarica sull’altro ogni sera, quando si è più stanchi e stressati», sottolinea Roberta Rossi. «E sono soprattutto le donne a essere sicure portabandiera di questa tendenza, perché gli uomini, almeno da noi, tendono ancora ad accasarsi appena possibile».


Due individui, non una coppia: la Polarity

Un altro concetto che va per la maggiore oltreoceano è quello di Polarity, cioè il concentrarsi sul proprio “polo”, su di sé. Non a caso le nuove coppie condividono solo la metà del tempo libero a loro disposizione con il partner. «Questi nuovi “fidanzati” si chiedono innanzitutto: cosa non è andato bene nelle mie relazioni precedenti? La risposta è spesso una sola: il tempo libero è stato quasi sempre dedicato alla coppia, per condividere tutto dalla mattina alla sera. In molti casi si rinuncia anche ai minimi spazi individuali in nome della comunione sentimentale, si dimenticano persino gli amici cari e personali perché non vanno bene all’altro: questo si può rivelare un errore alla lunga», spiega Rossi. Così le nuove realtà sentimentali, dopo la separazione dei tetti e dei beni, allargano anche le maglie delle regole della fetta di vita in comune. E si torna, dopo aver condiviso troppo nei precedenti amori, ad avere zone del tutto personali, a fare almeno qualche viaggio da single, a mantenere i propri hobby e passioni come esclusivi.


Una nuova sessualità e fedeltà

La routine ammazza la coppia, ma prima ne ammazza la sessualità, uno dei cardini della sua longevità felice. Non a caso il tradimento è spesso il sintomo più importante ed evidente (e anche il più diffuso) della crisi delle coppie precedenti. Quali soluzioni propongono i nuovi legami? «L’allargamento degli orizzonti da una parte, e dall’altra una visione della fedeltà meno tradizionale e gelosa», spiega la sessuologa. «Le nuove coppie sono più esplorative. Vogliono evitare la sessualità fatta di rigidi schemi sperimentando di più: usano il porno, il sexting quando sono lontani (l’uso di foto e messaggi espliciti fra partner), non disdegnano nuove pratiche come il fetish e il sadomaso light. Stanno alla larga dalla routine: al “si fa il sabato” della coppia tradizionale alternano periodi di sessualità accesa a quelli di pausa, perché una coppia over può prendersi anche delle soste. E in genere si fa meno ma meglio, il sesso deve rimanere divertimento, non un timbrare il cartellino dello stare insieme».

E il nodo fedeltà? «Anche qui i partner sono diventati più pragmatici e quindi meno possessivi e assolutisti, forti delle esperienze passate», spiega l’esperta. «L’atteggiamento è più o meno libero a seconda di come l’individuo riesce a gestire la sessualità e i sentimenti: ci sono fidanzati che sono oggettivamente nuove coppie aperte, dove la cosiddetta scappatella è compresa e accettata. L’importante è che i patti siano chiari fin dall’inizio: a volte basta sapere che l’eventuale fuori pista non è un dramma per esorcizzarlo e per non concretizzarlo mai. Quando poi il sintomo temuto si manifesta, per evitare la gelosia che non lascia spazio ad altro, è importante riconoscerlo e in caso di dubbio, il confronto chiarificatore va fatto ai primi segnali che, chi ci è già passato, conosce molto bene». I nuovi confini della fedeltà di coppia vengono così ridisegnati, sulla base delle esperienze fallimentari precedenti, un know how davvero prezioso.


Uno più uno non fa due

Dunque le nuove coppie tendono a non vivere sotto lo stesso tetto, a non condividere buona parte del loro tempo libero e ad avere una sessualità più elastica. Ma funziona? «Per molti è la strada giusta», dice Roberta Rossi. «Siamo individui, ma troppo spesso in coppia si perdono i confini personali e si inizia a pensare solo come coppia, agire come coppia, parlare come coppia. E si finisce per fare tutto insieme, senza spazi personali. Uno più uno allora non fa due, ma fa una monade, e questo alla lunga può diventare un problema». Parola di Gwyneth Paltrow.



Ognuno ha la sua stanza

Con la crisi economica imperante e i prezzi degli affitti alle stelle il Living apart together si è trasformato in molti casi in un italianissimo Living in two roooms apart together. Di necessità virtù: se due case costano troppo si può però destinare (o ricavare) una stanza nell’appartamento di proprietà di uno dei due, dove il fidanzato dorme e possibilmente, ha anche un luogo dove lavorare. Buona idea? Almeno temporaneamente, in attesa di tempi economici migliori. Un test di tenuta del sistema si è avuto durante il lockdown: le neo coppie, per evitare di non vedersi e sostenersi durante la pandemia, si sono trasferite a casa dell’uno o dell’altro. In fondo, si sono dette, ci sono milioni di separati in casa che non sono più coppie da tempo ma che vanno d’accordo, perché non dovrebbe funzionare pro tempore anche per noi?


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