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Smart working: come organizzarsi al meglio se lavori da casa

Sono sempre di più le persone che lavorano da casa (per scelta o per necessità). I vantaggi sono tanti, ma anche le difficoltà. Ecco i consigli dell’esperta per gestirle al meglio e trasformarle in opportunità

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Flessibilità, libertà, più motivazione e soddisfazione personale. Ma, soprattutto, un tragitto abitazione-lavoro di zero secondi, dunque meno stress, spese e conflitti tra vita privata e vita professionale. Ecco, in sintesi, i principali benefici del lavoro da casa, modalità resa possibile dalle tecnologie digitali che attrae sempre più persone.

Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, attualmente i dipendenti che lavorano in modo agile, cioè concordando gli obiettivi con i propri superiori ma decidendo in libertà i luoghi, i tempi e, in una certa misura, gli strumenti attraverso cui raggiungerli, sono circa 480mila, ovvero il 20% in più rispetto al 2017.

Per non parlare della mole di freelance che non hanno un ufficio proprio ma una scrivania in soggiorno, sui quali non esistono ancora dati precisi. Una cosa, però, è sicura: si tratta di una rivoluzione inarrestabile (sempre stando all’Osservatorio, potrebbe arrivare a interessare almeno 5 milioni di persone!), alla quale molti sono tentati di aderire. Ma come farlo minimizzando i rischi?


Scopri se fa davvero per te
Non tutte le professioni possono essere svolte da casa e non tutte le aziende vedono di buon occhio lo smart working che, per inciso, è regolato da una legge recente, la numero 81 del 22 maggio 2017. «Dal punto di vista personale, è di primaria importanza sapersi osservare con equilibrio e oggettività per capire se potremmo essere lavoratori agili ed efficienti», afferma Giuditta Tanzarella, business ed executive coach di Eoltre Coaching.

«In pratica, per essere performanti è importante possedere - oltre che sviluppare e potenziare - competenze come responsabilità, autonomia, iniziativa, autosviluppo e auto-organizzazione. Se queste fossero vacillanti, ne andrebbe della propria proattività e produttività».

Pesa molto anche la capacità di sopportare l’isolamento: il non doversi relazionare vis-à-vis con colleghi e superiori può sembrare un vantaggio enorme, ma a lungo andare è facile che si trasformi in una criticità. Lo dice chiaramente lo studio internazionale “Global Work Connectivity”, realizzato dall’agenzia per le risorse umane Future Workplace e da Virgin Pulse, divisione hi-tech del gruppo Virgin per il benessere dei dipendenti: due terzi degli oltre duemila lavoratori da remoto, interpellati in 10 nazioni diverse, non si sentono partecipi della vita dell’azienda e lamentano poca motivazione, proprio a causa della lontananza fisica dagli altri membri del team.


Organizzati così
«Anche se si lavora con un computer portatile o uno smartphone, l’ideale è predisporre una postazione fissa, studio o angolo-ufficio, che aiuti a entrare nel mood professionale», afferma la coach Tanzarella. «Dovrebbe essere confortevole, funzionale, ben illuminata, aerata, orientata alla creatività. Soprattutto, però, lontana sia da agenti stressanti, come vicini di casa rumorosi, sia da distrazioni e tentazioni quali frigorifero e televisore: agevolare la focalizzazione in modo volontario è molto utile».


Non avendo cartellini da timbrare, poi, è fondamentale gestire il proprio tempo in modo efficace oltre che efficiente, così da poter raggiungere puntualmente gli obiettivi concordati con il datore di lavoro o fissati in proprio: «Pensare “Inizierò a lavorare quando avrò terminato gli impegni domestici”, per esempio, può rappresentare una trappola da evitare in modo consapevole, specialmente per chi ha la tendenza a procrastinare: una cosa tira l’altra e alla fine la propria operatività viene compromessa. Meglio darsi orari precisi e realistici per poi stabilire (e rispettare) pause di recupero, indispensabili per fare il pieno di energie fisiche e mentali». Questo non significa certo essere rigidi, ma avere autodisciplina: nel lavoro agile, come già detto, la flessibilità è imprescindibile e, in più, aiuta ad affrontare gli (inevitabili) imprevisti.


Metti dei limiti di orario
I vincoli di spazio e di tempo raccomandati sopra non sono necessari solo alla buona riuscita dei compiti, ma anche al benessere del lavoratore agile. Così spiegano gli esperti in risorse umane e formazione Tiziano Botteri e Guido Cremonesi: «Stabilire luoghi e tempi serve a delimitare le invasioni di campo e le sollecitazioni senza soluzione di continuità cui la persona potrebbe essere esposta e a proteggere la sua libertà da se stessa e dagli eccessi di connettività». Già, perché il passo da smart worker a workaholic, drogati di lavoro, è davvero breve. E pericoloso.


Neo trend
Mai sentito parlare di nomadismo digitale? Si tratta di una forma estrema di smart working: non esiste più una casa dalla quale lavorare, ci si sposta in continuazione. Al pari dei nomadi, appunto. I digital nomads si appoggiano per lo più a spazi provvisti di wi-fi come alberghi, ostelli, b&b, bar, ristoranti, biblioteche, postazioni di coworking, mezzi di trasporto pubblici. E per interagire con colleghi, capi e committenti usano Skype e Google Chat.

Le lavoratrici più istruite che, a casa, hanno accesso a internet ad alta velocità, sono più propense ad avere figli rispetto alle coetanee di pari livello. Il fenomeno emerge da uno studio delle università Bocconi e di Pittsburgh. «Poter contare sulla banda larga al proprio domicilio aumenta del 29,4% la probabilità di lavorare extra-ufficio e favorisce anche il part-time, perché velocizza lo svolgimento dei compiti», scrivono gli autori. «E sappiamo quanto, per le donne, il non sentirsi obbligate a passare almeno otto ore al giorno lontano da casa sia un incentivo all’allargamento della famiglia».


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Articolo pubblicato nel n° 28 di Starbene in edicola dal 25 giugno 2019

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