Capita soprattutto a fine giornata, quando il mondo intorno a noi smette di distrarci con informazioni, impegni, contatti. È in questo momento che si fa largo una sensazione forte e terribile, difficile da descrivere. Come se qualcuno avesse premuto il pulsante off di spegnimento e noi ci ritrovassimo di colpo al buio, vuoti, senza una direzione né una traccia significativa di ciò che abbiamo vissuto e provato.
Mancano le emozioni, lo slancio, il senso che vorremmo dare alle cose e a noi stessi. Non è un caso che si usi un concetto fisico – il vuoto – per descrivere una serie di emozioni che vanno dalla solitudine alla disillusione, passando per la tristezza, e che danno la sensazione di sprofondare in una voragine.
«Questa assenza di spinta vitale può essere passeggera, perché legata a un lutto, a una perdita, a un fallimento, a una leggera depressione», precisa Daniela Rossi, psicoterapeuta e coach a Bolzano. «Ma può anche diventare una sensazione di fondo stabile e costante, un sorta di vuoto esistenziale, che ha a che fare con l’incapacità di contattare il nostro vero Sé».
Riempirsi di impegni non serve
Il vuoto fa paura, fa soffrire. Per questo si vuole riempirlo con le soluzione più a portata di mano. «Sono svariate le strategie che la mente mette in atto», spiega la psicoterapeuta.
«Per esempio, facendoci lavorare più del necessario e a ritmi frenetici, oppure costringendoci a evitare di stare da soli al di là della qualità delle relazioni, oppure a rimanere sempre connessi, con smartphone e computer. Ma anche spingendoci a mangiare in maniera compulsiva o a cedere a una dipendenza».
Tutti tentativi, finte soluzioni che danno una sensazione di pienezza, ma solo temporanea e con molte controindicazioni. «Perché espongono al rischio di relazioni dannose, di dinamiche che succhiano energia e a disturbi alimentari», conferma la dottoressa Rossi.
Non bisogna fare finta di niente
«Ma soprattutto il vuoto toglie la possibilità di ascoltare il messaggio che la mente dà a ciascuno: ossia, che stiamo vivendo una vita che non ci corrisponde pienamente, in un susseguirsi di azioni e scelte che non nutrono, ma ingabbiano».
Ma se far finta di nulla non è la strada giusta, come comportarsi allora? «Bisogna avere il coraggio di fermarsi e di ascoltarsi: nel senso di vuoto spesso echeggiano desideri e ambizioni inascoltati, scelte fatte solo per aderire a un modello imposto da altri o ferite emotive che abbiamo cercato di anestetizzare imponendosi di non provare più niente», suggerisce l’esperta.
«Riflettere su questo, magari con l’aiuto di un terapeuta, ci aiuterà a cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere, a stabilire nuove priorità e nuovi obiettivi e anche ad accettare e accogliere parti di noi ignorate».
Tenere un diario aiuta
Contro il vuoto esistenziale si dovrebbe allenare la capacità di vivere il presente, ascoltando i messaggi del corpo e della mente per capire che cosa è importante per noi. «Gli esercizi di meditazione, in particolare quelli di mindfulness, sono efficaci», consiglia la psicoterapeuta, che suggerisce anche un altro potente antidoto al vuoto. «Si prende un diario in cui, ogni sera, scrivere tre momenti o cose per le quali ci sentiamo grati o fortunati.
Così facendo portiamo l’attenzione su quegli aspetti che diamo per scontati, ma che riempiono la vita di bello. La capacità di apprezzare quello che c’è è una delle caratteristiche delle persone che vivono pienamente».
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