Restare da sola: perché hai sempre paura di essere lasciata

Scopri, attraverso la storia di Paola, una nostra lettrice, perché l’affetto degli altri non ti basta mai per essere felice e temi sempre di restare da sola



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Paola, 39 anni, è sposata e ha due figli. Non si prende mai un attimo per sé nel timore di restare da sola. Anche per questo con gli altri è spesso fin troppo accondiscendente: teme di procurare dispiacere e venire così rifiutata. È ossessionata dal bisogno di risolvere i problemi di chiunque, di avere i propri cari sempre vicini, quasi per controllarli, come se la quantità delle relazioni fosse più importante della profondità dei sentimenti.

Per Paola, sentirsi necessaria equivale a sentirsi amata. «La solitudine mi fa paura. Così vivo attraverso gli altri: da sola non sono niente. So di “amare troppo”, ma è una specie di droga», confessa. Nemmeno l'affetto della sua famiglia riesce a placare la sua ansia da dipendenza affettiva.  «Ho bisogno di avere mio marito sempre accanto, a volte mi comporto come se fossi sua madre. La verità è che ho paura che mi lasci all'improvviso. E lo stesso vale per i miei figli e gli amici».


La storia di Paola

Paola ha una storia travagliata. Quando aveva un mese, sua madre per ragioni economiche era dovuta rientrare al lavoro e lei era stata affidata a una vicina di casa. A 6 anni, i genitori si erano separati e il padre aveva deciso di trasferirsi all'estero. «Dopo che lui se n'è andato, mia madre era distrutta e io temevo di perdere anche lei, se non fossi riuscita a consolarla. Ho vissuto nel terrore di restare senza amore e protezione. So di avere ancora un vuoto dentro di me, ma piuttosto che affrontarlo, preferisco aggrapparmi a qualsiasi fonte d'amore», racconta.

La paura di perdere l'affetto dei propri cari, il compagno, i figli, le amicizie, fa nascere in Paola un sentimento incontrollabile e intollerabile di insicurezza, pari a quello sperimentato da bambina. Non a caso, l'angoscia da abbandono è anche chiamata “angoscia dell'ottavo mese”. È a questa età che il bambino, superata la fase in cui era in simbiosi con la mamma, comincia a riconoscere la figura materna come altro da sé, ma anche a temere profondamente il distacco.

Paola ha imparato a prendersi cura di chiunque, tranne che di se stessa. Chi da piccolo impara a negare il proprio bisogno disperato di venire accudito, da grande non farà altro che cercare altre occasioni per mettere in pratica un simile insegnamento. Ed è così che ci si preoccupa “dei desideri e delle esigenze di qualcun altro, invece di riconoscere la nostra paura, il nostro dolore e i nostri bisogni ignorati”. La “compulsione affettiva”, che caratterizza la storia di Paola, non è altro che il risultato del trauma patito durante l'infanzia.


Vivere con gli altri e avere fiducia in se stessa

Paola non ha mai la sensazione di vivere per se stessa. Basta che l'oggetto del suo amore si allontani anche per poco, che affiora in lei l'angoscia. «Per uscire da questa trappola, deve imparare a vivere “con gli altri”, e non “attraverso gli altri”. E ad avere abbastanza fiducia in se stessa per esplorare da sola il mondo», dice l'esperta. «Un percorso terapeutico l'aiuterà a capire che una relazione affettiva può servire da base sicura per conquistare l'autonomia.

Certo, anche con il terapeuta si instaurerà una forma di “dipendenza”, ma del tutto diversa: avrà una funzione rassicurante che le permetterà di riscoprire le sue risorse. Nutrendo l'autostima, riuscirà a non temere più l'abbandono. E le servirà anche per recuperare un rapporto maturo con i genitori, facendo così la pace con le sue paure infantili».



4 consigli per vincere la sindrome dell'abbandono

  • Non aver paura di ricordare Ti serve per emanciparti dai timori infantili ama te stessa più degli altri Più ti rendi felice, più sarai amabile con il resto del mondo fatti valere.
  • Non sentirti da meno degli altri mantieni la giusta distanza Stare appiccicati a chi amiamo non consolida i rapporti. Anzi, spesso li logora Ricostruisci, anche attraverso l'aiuto di un esperto psicoterapeuta, la tua storia personale per individuare gli abbandoni (soprattutto quelli patiti durante la prima infanzia).
  • Non è necessario diventare egoisti per dedicarsi a se stessi Impara a fare quello che ti piace, sostituendo le tue esigenze a quelle delle persone che ami. Più ti regali momenti di piacere e benessere, più aumenti il tuo livello di autostima profonda. E sarai più propensa a dare.
  • Abituati a intrattenere rapporti paritari; non sentirti Cenerentola Sei una persona unica e speciale. Sorprenditi di quanto possa essere importante la tua presenza per gli altri, laddove distaccandotene essi prendono coscienza di quanto vali. Sperimenta la gioia di essere cercata, considerata, amata per quello che sei e non soltanto per ciò che da: in amor vince chi fugge.


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