Sesso e menopausa non vanno molto d’accordo. Verso i 52-55 anni, il drastico calo degli ormoni sessuali fa sì che le pareti della vagina si assottiglino, divenendo più fragili e meno lubrificate. Da qui, secchezza, irritazione, prurito e dolore ai rapporti.
Fortunatamente, da qualche mese è disponibile anche in Italia un nuovo trattamento topico per la cura dell’atrofia vulvo-vaginale: pratici ovuli a base di Dhea (deidroepiandrosterone), precursore ormonale sia degli estrogeni sia del testosterone, ormoni che nutrono e idratano le mucose della vagina e dei genitali esterni.
«Si inserisce un ovulo a sera per un mese, e si prosegue con 2 o 3 ovuli alla settimana per lunghi periodi di trattamento», spiega il dottor Filippo Murina, ginecologo, responsabile del Servizio di patologia del tratto genitale inferiore dell’ospedale Vittore Buzzi di Milano.
Il piano terapeutico deve essere personalizzato
«Gli studi dimostrano che il Dhea, che viene poi convertito dall’organismo in ormoni femminili e maschili, ha un profilo di sicurezza altissimo perché viene assorbito solo localmente. A mano a mano che lo si utilizza, i fastidiosi disturbi intimi si attenuano e la donna ritrova il piacere di avere rapporti soddisfacenti perché il testosterone migliora anche la risposta sessuale, agendo direttamente sulle terminazioni nervose».
Naturalmente il “ringiovanimento vaginale” esige un piano terapeutico personalizzato. In caso di atrofia severa, per potenziarne i benefici, è bene integrare questo superormone con gli estrogeni (sempre per via locale) e con sedute di laser intravaginale, la tecnologia luminosa pronta a restituire alle mucose tono ed elasticità.
Il test del microbioma vaginale
Sta per essere pubblicato uno studio su 40 donne, condotto dal Servizio di patologia del tratto genitale inferiore dell’Ospedale Buzzi di Milano, che dimostra come il dolore ai rapporti, in ogni stagione della vita, sia spesso legato a un’alterazione del microbioma vaginale, anche in assenza di infezioni.
«Grazie all’analisi genetica della flora batterica presente in vagina, abbiamo visto che nelle donne sofferenti è presente una vera e propria forma di disbiosi, con l’eccessiva presenza di microorganismi patogeni a danno di quelli “buoni”», spiega il dottor Filippo Murina. «Disbiosi che può e deve essere curata con probiotici ad hoc, per via vaginale e/o orale».
Il test del microbioma, che si esegue con un tampone vaginale, ha un costo di 200 € ma nei centri di ricerca può essere effettuato con il Sistema sanitario nazionale.
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Articolo pubblicato sul n. 51 di Starbene in edicola dal 3 dicembre 2019