Secondo i dati diffusi durante l’ultimo congresso della Società Italiana della contraccezione, meno del 14% delle italiane ricorre agli anticoncezionali ormonali. Ma se la domanda oggi è ai minimi storici, l’offerta è ampia e diversificata: esiste una gamma di contraccettivi a base di ormoni che, con il consiglio del ginecologo, permettono alle donne di trovare la soluzione che si adatta meglio alle proprie esigenze di salute e allo stile di vita.
Starbene ha chiesto aiuto a 2 esperte d’eccellenza per individuare le soluzioni “su misura” più adatte.
1. Per l’adolescente alle prime esperienze
«Nelle giovanissime è fondamentale la doppia protezione: un anticoncezionale ormonale, che offre la massima efficacia per evitare gravidanze indesiderate, da abbinare al preservativo, unica protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili», consiglia la dottoressa Franca Fruzzetti, vicepresidente della Società italiana della contraccezione.
Per il contraccettivo ormonale la scelta può ricadere sui progestinici, da soli o combinati con gli estrogeni se bisogna anche regolarizzare un ciclo ballerino. «Quando si vuole ridurre il rischio di dimenticanze, più alto nelle giovani, possono essere consigliati il cerotto, da applicare una volta alla settimana sulla pelle, o l’anello, da inserire ogni mese da sole nella vagina. Ancora meglio, i contraccettivi a lungo termine come l’impianto sottocutaneo (una sorta di bastoncino che il medico inserisce sotto la pelle del braccio) o la spirale medicata (posizionata nell’utero dal ginecologo), che permettono di liberarsi dalla preoccupazione della contraccezione fino a 3 o 5 anni», specifica l’esperta.
2. Per la ragazza con ovaio policistico
Circa il 10% delle donne, in gran parte sin dall’adolescenza, fa i conti con la sindrome dell’ovaio policistico: ghiandole ingrossate e ricoperte da microcisti, associate a eccesso di peluria su viso, seno e addome, acne (anche su schiena e décollété), pelle e capelli grassi, cicli irregolari o assenti.
«L’ideale in questi casi è la pillola estroprogestinica, meglio ancora se il progestinico ha una specifica attività antiandrogena (come drospirenone, ciproterone acetato, dienogest e norelgestromina): oltre ad avere un effetto anticoncezionale, regolarizza le mestruazioni, mette a riposo l’attività dell’ovaio e aumenta i livelli di una proteina chiamata Shbg, che contribuisce a neutralizzare gli ormoni maschili. La formulazione più efficace è quella per bocca», puntualizza la dottoressa Fruzzetti.
3. Per la fumatrice
Il fumo è un fattore che, a seconda dell’età, sconsiglia l’assunzione di estrogeni perché questo abbinamento aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.
«Per le over 35, soprattutto se fumano più di 10 sigarette al giorno, l’ideale è un contraccettivo solo progestinico: la cosiddetta “minipillola”. Oppure, l’impianto sottocutaneo o la spirale medicata, che offrono un effetto anticoncezionale a lunga durata», consiglia Rossella Nappi, professore associato di Clinica ostetrica e ginecologica dell’Università degli studi di Pavia, Policlinico Irccs S. Matteo. «Le fumatrici più giovani, invece, possono assumere estroprogestinici, meglio con un basso dosaggio (15-20 mcg) di etinilestradiolo o con il cosiddetto estrogeno naturale, che hanno un impatto minore sull’organismo».
4. Per la neomamma
Dopo aver avuto un bambino, la discriminante principale nella scelta del contraccettivo è l’allattamento al seno che, pur svolgendo una naturale funzione anticoncezionale, non è completamente affidabile.
«Chi allatta non può assumere estrogeni poiché interferirebbero con la produzione di latte. Per cui, se vuole una maggiore sicurezza in termini contraccettivi deve scegliere la pillola con solo progestinico, in genere a partire da 6 settimane dopo il parto» spiega Rossella Nappi. «Se la mamma non vuole altre gravidanze per alcuni anni, le scelte ideali sono l’impianto sottocutaneo o la spirale medicata».
Nel secondo caso, però, meglio aspettare la ricomparsa del flusso mestruale, segnale di un ritorno alla normalità dell’utero. «Per chi non allatta, invece, può essere indicato anche un contraccettivo estroprogestinico, sempre a partire da 6 settimane dopo il parto».
5. Per chi soffre di intolleranze o problemi gastrointestinali
Vomito, diarrea, intolleranze alimentari e problemi gastrointestinali possono interferire con l’assorbimento degli anticoncezionali presi per bocca, con il rischio di ridurre o vanificarne l’effetto.
«In questi casi occorre evitare la via orale, scegliendo il cerotto o l’anello se si vuole una protezione a breve termine con estroprogestinici. La spirale medicata o l’impianto sottocutaneo, invece, sono indicate per chi vuole una contraccezione a lungo termine con solo progestinico», specifica la dottoressa Franca Fruzzetti.
6. Per chi teme di ingrassare
Uno dei principali motivi di rifiuto dei contraccettivi ormonali è l’aumento di peso che questi farmaci possono determinare (in genere non oltre 2-3 kg, dovuti soprattutto alla ritenzione idrica).
«Per evitarlo ci sono 2 opzioni: pillole con estrogeno naturale, in grado di non alterare il metabolismo di grassi e zuccheri, o che abbinano all’estrogeno il progestinico drospirenone. Ha un’azione specifica contro la ritenzione idrica e agisce sulle cellule adipose, favorendo il metabolismo dei grassi e combattendo l’insulino resistenza», consiglia Rossella Nappi.
In alternativa, si possono anche scegliere pillole o anelli vaginali a basse dosi di estrogeni (15-20 mcg), oppure orientarsi sul solo progestinico.
7. Per quelle che hanno un ciclo abbondante
Alcune donne vivono ogni mese mestruazioni che durano anche più di 7 giorni o con perdite copiose, talvolta accompagnate da grumi e coaguli di sangue.
«Il contraccettivo ideale in questi casi è una pillola che associa estrogeni al dienogest, progestinico capace di ridurre la proliferazione dell’endometrio e, assottigliandolo, limitare anche la quantità di sangue persa con la mestruazione (che deriva appunto dallo sfaldamento dell’endometrio)», consiglia la professoressa Nappi.
8. Per chi soffre di sindrome premestruale
I giorni che precedono il flusso causano in alcune donne sintomi molto severi, come una forte cefalea tensiva, detta catameniale.
«Per loro, meglio ricorrere alla pillola in regime esteso, detta anche “4 stagioni”, che fa mestruare solo 4 volte l’anno» spiega Rossella Nappi. «Si assume 91 giorni di fila: per 84 giorni si prende una pillola combinata e per gli altri 7 un’altra con piccole dosi di estrogeno, che determina un sanguinamento programmato ridotto al minimo ed evita la comparsa dei sintomi premestruali».
È comunque possibile saltare il ciclo e, con esso, la fase premestruale, oppure averlo a intervalli più distanziati anche assumendo in continuo, dopo averne parlato con il medico, le formulazioni di pillole da 21 giorni (senza fare la canonica pausa di 7 giorni tra una confezione e l’altra) o quelle da 24 pillole + 4 inattive o 26 + 2 inattive (saltando quelle placebo). «In questo modo, però, può capitare di avere perdite ematiche (spotting)», aggiunge la ginecologa.
9. Per le donne che non possono o non vogliono prendere ormoni
In alcune situazioni gli anticoncezionali ormonali sono controindicati (come nelle donne che hanno avuto un tumore al seno o al fegato, o con una trombosi alle gambe in atto). Ma c’è anche chi, pur potendo prenderli, preferisce evitarli.
«In questi casi, soprattutto se si hanno già avuto figli, l’ideale è la spirale al rame. Inserita dal ginecologo nell’utero, può essere tenuta fino a 5 anni e agisce rendendo l’endometrio inadatto a ospitare l’ovulo, impedendo che gli spermatozoi lo raggiungano e sfruttando l’azione tossica del metallo. Se però la spirale non può essere inserita (a causa di alterazioni anatomiche dell’utero, infezioni o allergie al rame), la più sicura e valida alternativa resta il profilattico», conclude l’esperta.
Attenzione agli “incroci pericolosi”
Quando si seguono alcune terapie in maniera cronica per trattare patologie specifiche, la scelta del contraccettivo deve essere valutata con il ginecologo e lo specialista di riferimento, in modo da capire se c’è o meno il rischio di possibili interferenze tra farmaci. Può succedere, infatti, che l’anticoncezionale abbia effetti diversi in soggetti con la stessa malattia.
«È tipico il caso dell’epilessia: i contraccettivi ormonali possono risultare meno efficaci in chi assume alcuni antiepilettici ma può accadere anche il contrario, cioè che riducano la concentrazione nel sangue dei principi attivi della terapia farmacologica», spiega la dottoressa Franca Fruzzetti.
In questi e altri casi, quindi, la scelta è estremamente personalizzata: «In generale, tanto più se non ci sono evidenze scientifiche di possibili interazioni, come nel caso della terapia per la tiroide, si può optare per l’anello vaginale o la spirale medicata. Questi rilasciano gli ormoni a livello locale, riducendo al minimo l’eventuale possibilità di interferenze e, allo stesso tempo, mettono al riparo da possibili dimenticanze, più comuni in chi deve destreggiarsi fra diversi farmaci. Altrimenti, per escludere ogni rischio di interazioni, si può scegliere la spirale al rame, che non contiene principi attivi ma offre comunque una protezione elevata», puntualizza la professoressa Rossella Nappi.
Nel dubbio di un fallimento
Dopo un rapporto non protetto o quando si crede che il contraccettivo abbia fatto cilecca (per esempio il profilattico si è rotto, non è stata presa la pillola da più di un giorno, si è verificato un episodio di vomito dopo l’assunzione, oppure il cerotto si è staccato inavvertitamente), è possibile ricorrere alla contraccezione d’emergenza.
La pillola del giorno dopo, a base di levonorgestrel, ha effetto se assunta al massimo entro 72 ore dal rapporto. Oppure quella dei 5 giorni dopo, che contiene ulipristal acetato e agisce fino a 120 ore post rapporto. Entrambe sono tanto più efficaci quanto prima vengono prese, perché agiscono bloccando o ritardando l’ovulazione.
Se però la fecondazione è già avvenuta, non hanno effetto. Prive di particolari controindicazioni, le maggiorenni possono acquistarle in farmacia senza bisogno di ricetta. Per le minorenni, invece, serve la prescrizione, che può essere rilasciata anche da medico di base, guardia medica oppure al pronto soccorso.
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Articolo pubblicato sul n. 49 di Starbene in edicola dal 20/11/2018