Sharon Salzberg, insegnante di meditazione di fama mondiale e autrice di numerosi bestseller, ha recentemente pubblicato Real Love, ovvero come coltivare l’amore in tutte le sue forme attraverso la Mindfulness. In questa intervista le abbiamo chiesto di spiegarci cosa significa innamorarsi davvero e qual è la differenza tra amore e passione.
Nel suo libro lei dice che più che di amore, dovremmo parlare di amare. Cosa intende dire?
Invece di pensare all'amore come a una "cosa", a una merce, preferisco pensarlo come a un processo. Si potrebbe dire che tendo a pensarlo come un verbo, non tanto come un nome. Se diventa una merce, diventa statica. Se è un verbo, ha sempre un potenziale di movimento e cambiamento.
Come si riconosce l’amore autentico?
Credo che qualcosa dentro di noi raggiunga uno stato di riposo. Ci sentiamo completi invece di desiderare tanto. E c'è una sorta di reciprocità: in un'amicizia, in un legame familiare o in una relazione non occorre essere sempre colui che dà... è importante che a volte si riceva, che sia l'aiuto di un altro, o il suo rispetto, o la sua presenza e il suo ascolto.
Lei sostiene che la nostra capacità di dare e ricevere amore è influenzata dal rapporto che abbiamo avuto con nostra madre. La Mindfulness può aiutarci se abbiamo sviluppato un attaccamento insicuro o evitante rispetto alle relazioni?
Penso di sì. Uno degli aspetti più difficili di questi schemi è che le nostre opinioni - su noi stessi e sugli altri, sulla fiducia e sulla vulnerabilità, su quanta felicità meritiamo - possono emergere in modo silenzioso ma influente. Attraverso la Mindfulness siamo più propensi a vedere quegli schemi in tempo reale, magari prima di inviare quell'e-mail o di dire quella cosa spiacevole ai nostri figli. Se riusciamo a vederlo, invece di essere semplicemente governati da un impulso automatico, abbiamo la possibilità di scegliere: voglio prendere a cuore quell'insieme di pensieri e sentimenti e modellare le mie azioni su di esso, o voglio ignorarlo?
Molte persone confondono l'amore con la passione, a volte anche con l'ossessione. Cosa significa amare realmente una persona?
Se si consulta un dizionario, si troverà l'amore definito come "affetto intenso", "romanticismo", "adorazione", "forte attaccamento" e "attrazione personale". Pensare all'amore esclusivamente in termini di definizioni culturali pop ci impedisce di viverlo in modo più diretto, più esperienziale.
Soprattutto, ciò di cui spesso non ci rendiamo conto è che possiamo scegliere di ridefinire l'amore - da noi stessi e per noi stessi. Possiamo identificarci con le canzoni pop e le commedie romantiche che ci danno una versione dell'amore stereotipata. Oppure possiamo esplorare un mondo infinito di possibilità per sperimentare l'amore in modo più essenziale, per noi stessi, per gli amici, i familiari e i partner romantici e persino per la vita stessa. Credo che amare davvero una persona significhi vederla il più onestamente possibile, essere in grado di gioire per lei nei momenti felici e avere una genuina compassione per lei nei momenti di difficoltà. Senza idealizzazioni di sorta.
Quali sono i principali ostacoli a una relazione sana che non crea che non crea dipendenza, ma connessione?
Tutti conosciamo i luoghi comuni che accompagnano l'amore romantico: all'inizio c'è l'inseguimento; poi arriva la "fase della luna di miele", carica di estasi. Concluso questo periodo, possiamo sperimentare la routine, o peggio, il tormento. Lì dobbiamo fare una scelta: aspettare che le onde del tormento e dell'estasi si scambino, o chiedere a Cupido una nuova freccia. Con questo non voglio dire che non ci sia una grande gioia nelle unioni romantiche. Questa idea dell’amore fa parte del nostro bagaglio culturale. Ma questo schema predefinito non deve impedirci di sentirci più direttamente connessi agli altri tipi di amore che possiamo provare, in modo molto potente, ogni giorno: amicizia, compassione, apprezzamento, ispirazione e molti altri. Quando scegliamo di dare priorità esclusivamente a certe forme d'amore rispetto ad altre, perdiamo di vista ciò che potrebbe essere proprio di fronte a noi. Perché non sperimentare ogni forma di connessione tra te e gli altri, che sia romantica o meno?
La paura può diventare un vero e proprio ostacolo all'amore per chi abbiamo accanto. Spesso abbiamo paura di mostrare il nostro vero Io o di perdere il partner. Come facciamo a fare pace con questa emozione?
Nulla al di fuori di noi può aggiustarci o completarci, e l'idea che una qualsiasi cosa abbia il potere di farlo rafforza questa convinzione. Naturalmente, anche questo è un pregiudizio che arriva da lontano. Spesso ci viene ricordato che l'incontro con l'anima gemella è il processo di ricerca "dell'altra metà", di qualcuno che ci "completi". Tendiamo a pensare all'amore come a un processo di ricerca e pensiamo che l'atto di trovare sia il momento più bello di tutti. Ma, ancora una volta, questo mito ci separa dal potenziale di connessione autentica che è disponibile in ogni momento.
Concentrandoci sulla frenetica instabilità del cercare, trovare, aggrapparci, dissipiamo la vera carica positiva dell'amore. Perché non proviamo a stare con noi stessi in ogni momento e vedere ciò che è proprio davanti a noi? Il momento presente - e qualsiasi cosa stiamo provando in esso - è completo e a posto come non lo sarà mai. Se riusciamo a farlo, possiamo vedere la paura per quello che è... un'emozione genuina, non qualcosa di cui vergognarsi. Che arriva, passa e va.
Nel capitolo 10 lei parla del grande gioco di equilibrio che occorre per sviluppare una relazione sana. È difficile perché ognuno di noi, soprattutto nell'epoca del tutto e subito e della dipendenza da piaceri immediati, ha una fame compulsiva di amore, rassicurazione e approvazione. Come può aiutarci la Mindfulness?
Il vero amore è una connessione autentica, che è una proprietà del prestare attenzione. Abbiamo a disposizione molti strumenti per allenare la nostra attenzione a essere più presente, più aperta, più inclusiva, più viva e più empatica. Una volta ho sognato che qualcuno mi ha chiesto: "Perché amiamo le persone?". E nel sogno ho risposto: "Perché ci vedono". Poi mi sono svegliata e ho pensato: "È stato bello!". Aneliamo a quel senso di autenticità, di trasparenza: "Questo sono io, e tu sei qui con me così come sono". Questo è un profondo senso di appartenenza. Se non ci ascoltiamo l'un l'altro, se non ci vediamo autenticamente l'un l'altro, non ci sarà vero amore. Come diceva William James: "La nostra visione del mondo è condizionata da ciò che decidiamo di ascoltare".
Nonostante i progressi compiuti, noi donne spesso crediamo che la nostra felicità dipenda da qualcun altro o ci sentiamo responsabili della felicità del nostro partner. Come uscire da questa trappola?
Si sa che quando si è su un aereo, se la pressione in cabina cambia e la maschera dell'ossigeno si abbassa, occorre mettersi prima la propria maschera prima di aiutare qualcun altro. Spesso, e soprattutto le donne, pensano di non riuscire a farlo. Ebbene, chiunque, di qualsiasi genere, può avere questo tipo di condizionamento: "La tua felicità non conta. Prendersi cura di sé è egoistico”. Se si guarda al fardello culturale che le donne sopportano in molti luoghi, è in gran parte a loro carico. Il costo non è solo l'infelicità personale, ma anche il burnout professionale. L'antidoto è ricordare che anche noi meritiamo di essere felici e che la nostra felicità serve a migliorare anche chi ci sta intorno. È necessario ricordarselo sempre.