Sono centinaia i tipi di virus respiratori che circolano nell’aria in questo periodo e, nella grande maggioranza non destano preoccupazione. Tra questi ce n’è però uno che rappresenta una minaccia concreta per i componenti più fragili della famiglia, i neonati, i bambini sotto i cinque anni e i nonni. Il virus respiratorio sinciziale, o RSV, è una delle principali cause di infezioni respiratorie conosciute. Si trasmette per via aerea (attraverso il contatto o l’inalazione delle gocce di saliva espulse con starnuti e tosse dalle persone portatrici dell’RSV) ed è molto contagioso. I sintomi iniziali sono quelli del raffreddore, seguiti da tosse e possibile febbre.
Complicazioni e ricoveri
Il problema è che, soprattutto nei più piccoli, il virus RSV può attaccare i bronchi in modo grave, fino a portare al Pronto Soccorso: infatti nei bambini il rischio maggiore è la bronchiolite, cioè un’infiammazione dei bronchi molto profonda.
Negli anziani l’RSV può portare alla polmonite ma anche al peggioramento dei sintomi di malattie come la BPCO, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (“soffoca” i polmoni), e l’insufficienza cardiaca. Anche gli adulti giovani e sani non sono immuni da questa minaccia, ma di solito il contagio provoca solo sintomi lievi e transitori, tanto che l’RSV viene spesso scambiato con un “normale” raffreddore o l’influenza, a seconda della presenza di febbre o meno.
Purtroppo, questo non mette al riparo nonni e bambini, se mamma, papà e fratelli sono portatori del virus. Un discorso cruciale per i fragili, cioè per coloro che soffrono già di malattie respiratorie o croniche (come diabete, ipertensione o cardiopatie varie) ma anche per gli over 60 più in forma, perché dopo una certa età il sistema immunitario è comunque più debole e va aiutato.
In Italia nel 2023 sono stati 1800 i decessi fra gli anziani e 25mila le ospedalizzazioni per i bambini sotto i due anni provocati dal virus.
Si può prevenire
La cattiva notizia, oltre alla contagiosità e pericolosità dell’RSV (in pratica ogni luogo affollato o di comunità è abitato dal virus) e alla difficoltà nella diagnosi tempestiva vista negli studi, è quella delle cure: non esistono. Si può solo far fronte ai vari sintomi che, nei casi più gravi, prevedono tecniche e farmaci di supporto alla respirazione in difficoltà, sperando nelle capacità reattive del paziente e di non incorrere nelle complicazioni più pericolose.
La buona notizia è che l’infezione si può prevenire efficacemente grazie all’uso di mascherine (almeno nei luoghi affollati, nei locali o sui mezzi pubblici, in presenza di persone con sintomi o se ne abbiamo noi) e al lavaggio frequente delle mani.
In ogni caso è il medico di famiglia o gli specialisti che, in primis, devono essere interpellati sulle opportunità di prevenzione nel caso singolo, in quanto sono quest’ultimi che meglio conoscono lo stato di salute del paziente e le sue necessità. Gli altri medici che possono consigliare al meglio in merito sono: il neonatologo, il pediatra, il cardiologo, l’oncologo, l’endocrinologo, lo pneumologo e il geriatra. È cruciale contattarli adesso, nella stagione invernale, quella preferita dall’RSV e più a rischio per il nostro apparato respiratorio.
BIBLIOGRAFIA
- Baldassarre ME, et. Al. (2023). Hospitalization for bronchiolitis in children aged ≤ 1year, Southern Italy, year 2021: need for new preventive strategies? Italian Journal of Pediatrics. https://doi.org/10.1186/s13052-023-01455-2.
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PP-UNP-ITA-4442
In collaborazione con Pfizer