Quei picchi di calore definiti come vampate e tipici della menopausa o della fase immediatamente precedente peggiorano proprio in questo periodo. E colpiscono tantissime persone: si calcola che questo disturbo interessi il 70% delle donne, presentandosi per la prima volta intorno ai 47 anni e spesso… in estate. La buona notizia? Che il mondo femminile, anche grazie a diverse testimonial famose, ha sdoganato i termini menopausa e vampate per parlarne liberamente. E discuterne insieme è il primo passo per risolvere i problemi.
«Oggi la menopausa e i suoi effetti non sono più un tabù», commenta Arianna Casiraghi, ginecologa dell’Ospedale San Raffaele di Milano. «Solo qualche anno fa persino alcuni medici consideravano questo passaggio come fisiologico (giusto!), compresi però anche i suoi effetti negativi, quindi le vampate erano da sopportare, facevano parte dell’avanzare dell’età. Per fortuna questo atteggiamento è cambiato, oggi si fa molto di più per risolvere gli eventuali problemi e le donne non hanno remore a parlarne e a chiedere soluzioni».
Questione di sensibilità individuale
Sintomi come le vampate sono il termometro di quanto una donna sia sensibile alla carenza di estrogeni. «Ci sono persone meno sensibili al grande cambiamento ormonale di questa fascia d’età, e quindi non hanno disturbi, ma ci sono anche quelle che arrivano ad avere 60 episodi di vampate in una sola settimana», avverte la dottoressa Casiraghi.
«Ciò significa non solo avere tanto caldo nel momento più hot dell’anno, ma anche doversi cambiare più volte al giorno, ritruccarsi o evitare di farlo, sostituire le lenzuola anche durante la notte perché zuppe di sudore. La qualità della vita può diventare difficile, soprattutto in estate».
Le vampate, poi, hanno delle aree del corpo “preferite” dove si concentrano. «Innanzitutto sulla nuca e sul cuoio capelluto, al punto da bagnare letteralmente i capelli, e poi nelle zone ricche di ghiandole sudoripare, quindi le ascelle, l’inguine, il viso e il collo. Il calore in questi casi nasce dal torace per espandersi verso il collo e la testa», aggiunge Casiraghi.
La caldana può essere un indicatore di menopausa precoce
Le vampate non sono solo il segnale più eclatante di una menopausa ormai avviata, possono essere una prima indicazione dell’avvicinarsi a questa fase, anche quando si è troppo giovani per pensarlo.
«I primi segnali della menopausa possono esserci, in alcuni casi, anche a 40 anni, nonostante in media ciò avvenga dopo i 47, e sono proprio le vampate un campanello dall’allarme», spiega la nostra esperta. «In queste occasioni dobbiamo approfittarne, anche se il ciclo è ancora regolare, per fare una visita ginecologica di controllo, il punto della situazione e mettere in atto tutta una serie di provvedimenti, anche preventivi, che aiutano ad affrontare al meglio la menopausa in arrivo e i suoi effetti collaterali».
Occhio al “dentro e fuori” dal mare e agli sbalzi di temperatura
In menopausa si altera il termostato regolatore della temperatura dell’organismo, quindi percepiamo più calore di quanto ce ne sia, reagendo in modo smisurato all’eccesso di caldo che innesca le vampate.
«Il primo consiglio preventivo è quello di soggiornare il più possibile in luoghi freschi, all’ombra e ventilati», raccomanda la nostra esperta. «Ma la cosa dalla quale dobbiamo guardarci di più è l’escursione termica troppo repentina, dall’entrata all’uscita dal mare o dalla piscina. Meglio adattarsi piano piano alla temperatura dell’acqua, entrandoci e uscendone gradualmente, e poi non fare troppi bagni e troppo lunghi. Una volta uscite è bene asciugarsi con un telo e non tipo lucertola sul lettino, per evitare la botta di calore dopo il freddo del mare».
Cosa può fare il ginecologo
Prima di partire quindi, o appena possibile, meglio fare una visita dal ginecologo, anche se non siamo ancora in menopausa o lo siamo già, e abbiamo avuto qualche segnale di calore di troppo.
«La prima cosa da fare sono i dosaggi ormonali con le analisi del sangue, per vedere quanti estrogeni sono rimasti», spiega l’esperta. «Si dosano gli estrogeni e l’FSH, che è un regolatore della funzione ovarica. Se la donna è giovane, con il ciclo e riferisce vampate si devono escludere le disfunzioni della tiroide piuttosto che un incremento del cortisolo, una sostanza che aumenta con lo stress e può anche bloccare il ciclo o renderlo irregolare».
Poi si decide insieme, fatta un’attenta analisi personale e familiare, se prendere in considerazione la TOS, la terapia ormonale sostitutiva, che però non va bene in ogni caso, tanto che diverse donne vogliono ricorrere a rimedi alternativi, dall’agopuntura alla meditazione, passando per le tecniche di respirazione guidata.
Gli ormoni della soia e le vitamine
Fra i possibili rimedi alternativi alla TOS ci sono gli ormai famosi isoflavoni, ormoni naturali che si trovano soprattutto nella soia.
«Hanno un effetto simile agli estrogeni, agiscono sugli stessi recettori e quindi funzionano nel ridurre la sensazione di vampata, tanto che esistono degli integratori che vengono consigliati e li contengono. Il contro è che non sono raccomandabili alle donne che non possono assumere estrogeni perché hanno avuto un tumore al seno o alle ovaie: aumentano il rischio oncologico nelle donne predisposte», spiega l’esperta.
«Però ci sono altre sostanze benefiche alternative alla soia e più sicure, come il polline che, al contrario, agisce sulle vampate senza interferire sui recettori ormonali; anche le vitamine E ed A sono utili in menopausa: hanno un’attività diversa dagli estrogeni ma contribuiscono a ridurre le vampate. Quindi è importante mantenere una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura che contengono queste vitamine, però di solito non basta, e serve un’integrazione prescritta e monitorata dallo specialista».
Anche bere poco induce le vampate, perché il corpo non ha abbastanza armi idriche, fresche, per reagire al rialzo repentino della temperatura.
I nuovi farmaci antivampata che non toccano gli ormoni
La grande novità in dirittura d’arrivo è una classe di nuovi farmaci mirati a spegnere proprio le vampate. Il primo a essere approvato dalla Food and Drug Administration agisce direttamente sui circuiti cerebrali all’origine dell’ipersudorazione femminile bloccando i “contatti” tra la neurochina B, un neurotrasmettitore, e i neuroni che governano i centri termoregolatori dell’organismo. Sembra che la nuova molecola abbia ridotto la frequenza delle vampate moderate e gravi del 60%.
«Sarà una rivoluzione perché non è un farmaco ormonale, quindi non ha i “difetti” della TOS ed è specifico sulle cosiddette “caldane”», commenta la ginecologa Arianna Casiraghi. «All’Ospedale San Raffaele, in uno studio clinico di fase 3, stiamo testando una molecola analoga, un antagonista del recettore della neurochinina 1/3 che agisce a livello dell’ipotalamo e sta dando buoni risultati nei test preliminari. Ha azione anche sugli stessi recettori degli estrogeni senza aumentare il rischio di tumore al seno, di quello ovarico e di tromboembolia, quindi è potenzialmente utilizzabile da tutte le donne, anche quelle che non possono fare la TOS. La sperimentazione clinica è a buon punto ma dovremo aspettare ulteriori risultati per avere delle risposte definitive. Dai primi risultati questa nuova classe di farmaci potrebbe rappresentare il futuro delle nuove cure antivampata».
Allenati nelle ore più fresche
Qual è l’attività fisica ideale per contrastare le vampate? «Innanzitutto quella fatta alla mattina presto o al tramonto», spiega la dottoressa Arianna Casiraghi. «Fra tutte io consiglio la camminata: non è troppo intensa ma riattiva la circolazione, il metabolismo e aumenta la resistenza. Camminata a un certo ritmo, non passeggiata, e magari con i piedi nell’acqua: rinfresca un po’ e vasocostringe, portando una riduzione dei vasi a livello delle gambe. Ciò limita la vampata, che poi non è che una vasodilatazione diffusa, in questo caso inibita partendo dalle estremità».
Questa l’attività ideale antivampate. Ma vanno bene anche altre, come la bicicletta a ritmo lento e costante. Prima però non dimentichiamoci, soprattutto se siamo fermi da tempo, di fare stretching in un luogo fresco.
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