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Tumore al seno, fisioterapia innovativa per le pazienti

Ad Aviano si studiano esercizi mirati per permettere alle donne operate di tumore al seno di alleviare il dolore e tornare a compiere alcuni movimenti

(credits: iStock)



Contro il cancro occorre fare di più. Lo chiedono da tempo gli addetti ai lavori - i medici e i pazienti - ma ora anche il Governo si è impegnato, sottoscrivendo un documento che prevede 28 obiettivi. Si prevede, ad esempio, l’adozione di un nuovo Piano oncologico nazionale che rispecchi quello europeo, ma anche la creazione di un tavolo permanente presso il ministero della Salute con la partecipazione delle società scientifiche e delle associazioni pazienti, oltre ai membri coordinatori dell'intergruppo "Insieme per un impegno contro il cancro", con l’obiettivo di mettere a punto un cronoprogramma degli interventi che occorrono, le tempistiche e le coperture economiche.

Intanto, però, sul campo c’è chi lavora già da tempo per migliorare la vita dei pazienti, come nel caso di un progetto portato avanti – e già operativo – dal dottor Luca Miceli, responsabile della Medicina del Dolore Clinica e Sperimentale dell’IRCCS CRO di Aviano. Insieme alla fisioterapista Giulia Bongiorno, Miceli ha messo a punto un protocollo che, sfruttando le conoscenze e le pratiche per di recupero dagli infortuni negli atleti professionisti, punta a migliorare le condizioni delle donne reduci da un intervento chirurgico dovuto a un tumore al seno.


L’esercizio che aiuta le pazienti oncologiche

Che l’esercizio fisico possa aiutare le pazienti nelle cure contro il tumore al seno, rendendo la radioterapia più tollerabile, è stato confermato anche di recente da uno studio, condotto dalla australiana Edith Cowan University e pubblicato da Breast Cancer. La ricerca, che ha preso in esame un campione di 89 donne, è stata condotta nell’arco di 12 settimane durante le quali alle pazienti è stato proposto un programma mirato, con due o tre sessioni di esercizi di resistenza fisica e aerobici. Per 43 donne le sessioni erano eseguite da casa, mentre il resto del campione non ha svolto attività e ha avuto la funzione di gruppo di controllo. Al termine del programma di “allenamento” si è dimostrato come chi si era sottoposto al training recuperava meglio e in minor tempo dal senso di fatigue, ossia la classica stanchezza che subentra in seguito ai trattamenti oncologici. Ma non si tratta, appunto, del solo studio che mostra un significativo miglioramento della qualità della vita per le pazienti oncologiche, grazie all’attività fisica.


Il protocollo italiano partito da Aviano

In Italia esiste un protocollo innovativo, nato grazie a una doppia intuizione e all’unione di competenze e risorse: da un lato quella medico-sanitaria, dall’altra quella sportiva. «L’idea è venuta nell’ambito dell’attività di fisioterapia già esistente presso l’IRCCS CRO di Aviano, in Friuli Venezia Giulia, dove ci occupiamo, tra gli altri aspetti, della riabilitazione le donne operate al seno. Si tratta di pazienti che, dopo l’intervento, spesso faticano a recuperare la piena mobilità degli arti superiori, anche in seguito a chemio e radioterapia», spiega la dottoressa Giulia Bongiorno, fisioterapista ed ex atleta di livello nazionale nel pattinaggio a rotelle. Proprio la doppia competenza le ha permesso di proporre un programma sperimentale al dottor Miceli, che lo ha accolto con entusiasmo: «L'IRCCS CRO di Aviano era già ed è tuttora un punto di riferimento oncologico nazionale e regionale, e dispone di un laboratorio di analisi del movimento, che prevede per esempio l’uso di tecnologie di elettromiografia di superficie, telecamere ad infrarossi, accelerometri, pedane di forza, ecc. Si tratta di strumentazioni usate in genere per studiare e migliorare le prestazioni degli atleti professionisti, per la riabilitazione post chirurgica in ambito ortopedico o per patologie neurologiche. Si tratta, però, soprattutto di ricerche, mentre noi abbiamo pensato di usarle anche in ambito clinico nella pratica quotidiana», chiarisce Miceli.


Una nuova opportunità per le pazienti oncologiche

Di fatto si è deciso di avviare un protocollo che prevede un percorso personalizzato di riabilitazione della spalla per le donne operate di tumore al seno e in particolare per quelle refrattarie alla riabilitazione standard, sfruttando quella tecnologia che fino a un anno e mezzo fa era appannaggio solo del mondo sportivo.  «La dottoressa Giulia Bongiorno, infatti, conosce tutti e tre gli ambiti essendo stata campionessa del mondo della sua disciplina sportiva (pattinaggio velocità a rotelle), allenatrice nella medesima disciplina, fisioterapista con esperienza come borsista di ricerca in un istituto riabilitativo proprio sull’analisi del movimento. È così che abbiamo deciso di portare queste tecnologie ai pazienti oncologici, aprendo una strada nuova». Il protocollo è stato ultimato nella sua prima fase mettendo a punto un algoritmo e attirando l’interesse del Coni del Friuli, che ha messo a disposizione alcuni atleti per tarare i macchinari, sfruttando la loro capacità di compiere movimenti molto accurati e precisi. Ma l’iniziativa di Aviano non si ferma qui.


Nuovi scenari nella riabilitazione oncologica

Miceli e Bongiorno proseguono ora nel loro lavoro e sono stati convocati a Roma presso il Coni nazionale: «L’incontro ci ha dato una informazione importante, ovvero ci siamo resi conto che questo algoritmo consente, con minimi aggiustamenti che siamo già in grado di fare in autonomia, di mettere a punto dei report anche su altre discipline cicliche (come per esempio il ciclismo), per cui le potenzialità di utilizzo si ampliano. In questi giorni lo testeremo anche sulla corsa e naturalmente tutto ciò ha un riscontro in termini sanitari: stiamo acquisendo conoscenze preziose che potremo utilizzare sulle pazienti – spiega Miceli - Lo stesso vale per un secondo algoritmo, che abbiamo appena terminato e che analizza l’affaticabilità di qualunque coppia di muscoli (destro-sinistro), soprattutto dopo un infortunio o un intervento chirurgico monolaterale come la mastectomia, sempre sfruttando gli stessi principi. In un certo senso ci stiamo rendendo conto di avere tra le mani un cacciavite dai molteplici utilizzi», conclude il medico.


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