Si fa presto a dire “ho mal di gola”, ma a seconda della localizzazione cambia non soltanto il nome del problema ma anche il possibile trattamento per arrivare in fretta alla guarigione. Se al senso di bruciore e alla difficoltà a deglutire si accompagnano gonfiore, arrossamento e placche sulle tonsille, due piccole “mandorle” presenti ai lati della gola, si tratta di tonsillite.
«È un problema piuttosto comune fra bambini e adulti, ma nei più piccoli compare spesso anche la febbre», spiega il professor Werner Garavello, direttore dell’Unità operativa complessa di Otorinolaringoiatria della Fondazione IRCCS San Gerardo Dei Tintori di Monza. «Sarebbe più corretto parlare di faringo-tonsillite, perché generalmente il fastidio arriva a coinvolgere la faringe, cioè il canale che unisce la gola all’esofago». In questo caso l’arrossamento interessa anche la parte posteriore della gola, mentre il dolore in fase di deglutizione può irradiarsi fino all’orecchio.
Quali sono le cause della tonsillite
«Le tonsille sono piccole ghiandole linfatiche, parzialmente visibili aprendo la bocca, che rappresentano la prima linea di difesa delle alte vie aeree contro i virus e i batteri che penetrano nell’organismo attraverso il naso o la bocca», descrive il professor Garavello.
«Questa funzione può rendere le tonsille particolarmente vulnerabili alle infezioni e alle infiammazioni. Quando la persona è immunocompetente, ovvero ha un sistema immunitario capace di attivarsi in maniera corretta nei confronti degli insulti esterni, le difese hanno la meglio sugli avversari e vincono la battaglia. Se invece il nostro “fronte” è indebolito, a causa di molteplici ragioni, i microrganismi patogeni prendono il sopravvento e il corpo innesca una reazione infiammatoria che provoca i sintomi tipici: dolore, disfagia e, talvolta, febbre».
Nella maggior parte dei casi è un virus respiratorio a scatenare la tonsillite (come Rhinovirus, Adenovirus, Coronavirus, Enterovirus o virus influenzali), ma sovente un batterio (come lo Streptococco) può determinare un’infezione secondaria che si sovrappone alla prima.
«Non c’entrano i colpi d’aria, invece», tiene a precisare l’esperto. «Per vari meccanismi il freddo indebolisce le difese immunitarie, che risultano meno efficienti, ma è sempre un agente patogeno a scatenare il mal di gola».
Come si arriva alla diagnosi di tonsillite
Per la diagnosi di tonsillite è quasi sempre sufficiente un esame obiettivo da parte del medico, che – attraverso un’ispezione completa delle vie aeree superiori – verifica la presenza di rossore, tumefazione e puntini biancastri a carico delle tonsille.
«Solo in casi particolari, di solito tra la popolazione pediatrica, viene richiesto il tampone faringeo: accade quando si sospetta un’infezione di tipo batterico per stabilire con precisione il tipo di microrganismo che colonizza le tonsille, in modo da prescrivere un antibiotico mirato», precisa il professor Garavello.
È importante intervenire per “fermare” l’infezione, perché più scende verso il basso, più il mal di gola può diventare pericoloso: la trachea infatti è la porta d’ingresso a bronchi e polmoni, per cui l’agente patogeno che ha causato la tonsillite può penetrare nelle basse vie respiratorie, scatenando bronchiti o, peggio ancora, polmoniti.
Come si cura la tonsillite
Se un virus è la causa della tonsillite, è utile un antinfiammatorio sistemico (come per esempio l’ibuprofene), magari da associare a compresse orosolubili ad azione emolliente e soprattutto a una costante assunzione di liquidi (acqua, brodo, tè o tisane) per mantenere umida la gola e prevenire la disidratazione.
Validissimo è anche uno dei tradizionali rimedi della nonna, ovvero latte e miele: le giunzioni tra le cellule mucose del tratto respiratorio superiore, specie sulle tonsille, sono molto ampie e attraverso quelle fessurazioni le sostanze emollienti contenute in latte e miele riescono a penetrare facilmente, idratando i tessuti e riducendo sia il dolore sia la sua durata.
«Se nell’arco di 2-3 giorni la sintomatologia non migliora o addirittura peggiora, è ipotizzabile un’infezione batterica, per cui diventa opportuno assumere un antibiotico, che va preso ai dosaggi e con la durata indicati dal medico», raccomanda il professor Garavello. «Se non rispettiamo le indicazioni, favoriamo una graduale riduzione dell’efficacia terapeutica degli antibiotici, che rappresenta una delle principali minacce globali».
Quando serve l’intervento
Un tempo, la rimozione delle tonsille (tonsillectomia) era una scelta frequente per i pazienti con episodi di tonsillite ricorrente.
Oggi, invece, le indicazioni sono diventate più selettive: «Alla tonsillectomia si ricorre più frequentemente in epoca pediatrica, raramente negli adulti, e solo in casi selezionati, che vengono stabiliti in base alla presenza di sintomi ostruttivi come le apnee notturne, alla frequenza delle tonsilliti nel corso dell’anno e al fatto di aver già sviluppato un ascesso, che tra l’altro richiede un rapido trattamento per evitare che evolva verso complicanze più sistemiche», conclude l’esperto.
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