Tiroide ballerina: l’esame per la diagnosi e le cure

Non c’è solo questa ghiandola a causare stanchezza e variazioni di peso, ma per sei milioni di italiani la colpevole è proprio lei. Vuoi fugare ogni dubbio? Ti basta un esame del sangue. E poi leggi qui le buone notizie su come rimettere in riga gli ormoni



298397

In questo periodo sono sempre stanca; non mangio di più ma sto aumentando di peso: sarà la tiroide? Meglio fare un controllo. Ormoni, basta la parola. E basta pronunciarla per pensare subito all’arbitro della salute al femminile e del suo delicatissimo equilibrio. Con gli ormoni, dunque, non si scherza. Soprattutto nel nostro Paese, dove non a caso la pillola contraccettiva viene usata da meno di due persone su dieci e la Tos, la terapia ormonale sostitutiva, ha numeri ancora più bassi.

Insomma, da noi non si “gioca” con quello che gli addetti ai lavori chiamano “assetto ormonale” e che noi traduciamo automaticamente, se abbiamo problemi, in iper o ipotiroidismo. Piuttosto si controlla subito, si interpella immediatamente il medico di famiglia, come in un mondo al contrario rispetto al trend dei tanti controlli inevasi negli altri settori della salute, quelli per intenderci oggetto di campagne per mancata diagnosi. No, con la tiroide si fanno subito i test. Il problema è che queste ultra-attenzioni hanno prodotto un overbooking di esami, ecografie e visite, tanto che le maggiori associazioni di pazienti, le società scientifiche e persino l’Istituto Superiore di Sanità hanno chiesto di mettere un freno all’eccesso di accertamenti vari, definiti, senza se e senza ma, come “inutili”.

«Non è che così si vuole sottostimare un problema che coinvolge più di 6 milioni di italiani, anzi, abbiamo chiesto alle autorità sanitarie il riconoscimento delle malattie tiroidee come croniche non trasmissibili, però occorre temperare questa corsa ai controlli, anche perché la visita endocrinologica ha ormai la lista di attesa fra le più lunghe del SSN e, per fare un’ecografia, ormai ci vogliono spesso tanti mesi», commenta il professor Gianluca Aimaretti, presidente della Società Italiana di Endocrinologia e docente di endocrinologia all’Università del Piemonte Orientale.

Dunque è cruciale sapere se gli ormoni sono in tilt davvero e perché. Ma ci sono tre buone notizie in merito.


Prima buona notizia: è sufficiente un test

L’ottima news è che basta un unico e semplice test del sangue per capire subito se ci sono problemi ormonali e la fonte di questi sia davvero la tiroide.

«È il dosaggio del TSH in modalità reflex, l’ormone dell’ipofisi che controlla quest’ultima», spiega il professor Aimaretti. «Se il valore risulta alterato si passa al dosaggio di fT4, degli anticorpi e all’ecografia, ma questo lo decide lo specialista, che ancora oggi si fida della valutazione clinica tramite la palpazione della tiroide, un organo che facilmente, sotto mani esperte, ci dice se le sue dimensioni sono normali e se ci sono dei noduli: ricordiamo che quelli sotto il centimetro sono molto comuni nella popolazione adulta (presenti nel 50% degli over 50) e sono in genere benigni».

«I pazienti temono soprattutto l’ipotiroidismo, e sono attentissimi a fattori come l’aumento di peso, ma questo può essere significativo solo nel caso contrario, correlabile peraltro all’ipertiroidismo, cioè se si scende di peso mangiando di più, si ha più fame del solito e una sorta di voracità nel consumare il cibo», aggiunge l’esperto.

«Anche la stanchezza non è decisiva. Piuttosto mi chiederei se c’entrano gli ormoni se siamo spesso costretti ad alzarci di notte o abbiamo disturbi del sonno (come Oprah), se le unghie diventano fragili, se si perdono i capelli o la pelle risulta più secca e si desquama, visto che gli ormoni tiroidei hanno i loro recettori su cute e annessi, e quindi quando c’è un’alterazione della loro secrezione questi sono i sintomi tipici. Infine, occhio agli sbalzi di umore e al batticuore-tachicardia, caratteristici dell’ipertiroidismo».


Seconda: viva l’irisina, ormone dello sport

Altra buona notizia: l’attività fisica fa molto bene alla tiroide. «Lo sport fa circolare ormoni buoni in generale, e non solo quelli che interessano la nostra ghiandola endocrina», sottolinea Aimaretti. «Muoversi regolarmente, dai 90 ai 150 minuti alla settimana, aiuta l’organismo a produrre meglio queste molecole naturali. Un esempio per tutti: l’irisina, il cosiddetto ormone dello sport, è un brucia-grassi che facendo movimento aumenta del 12% e contrasta, fra l’altro, le cellule adipose cattive.

Il regolare esercizio a bassa intensità può aumentare poi, fino in maniera considerevole la secrezione di endorfine e serotonina, i direttori d’orchestra del nostro tono dell’umore, e riduce di converso la produzione del cortisolo, l’ormone dello stress. Infine, la giusta attività fisica abbassa la resistenza all’insulina anticamera del diabete».

Attenzione però: «Parlavamo di giusta attività: l’esercizio non deve essere quindi eccessivo ma neanche troppo blando», avverte l’esperto. «Dunque corriamo se ci piace, ma a bassa intensità, mentre se camminiamo dobbiamo almeno sudare, per far lavorare i muscoli anche a livello ormonale. No alle passeggiate tipo shopping, sì a un certo ritmo».


Terza: basta un pizzico di iodio

E l’alimentazione? «Qui la buona notizia è che la scienza ci dice che fare errori con l’alimentazione non produce malattie della tiroide», conclude il professor Amaretti.

«Questo non toglie che l’obesità e il sovrappeso, con la formazione di grasso viscerale, siano fattori che stravolgono notevolmente tutto il nostro assetto ormonale. Quindi, se vogliamo bene alla nostra ghiandola, oltre a una dieta equilibrata dobbiamo sapere che il pesce è necessario in modo specifico come il sale iodato, perché prevengono noduli e altri guai. Ci occorrono circa 150 mcg al giorno di iodio per stare tranquilli, e con questi due alleati destinati alla tavola fortifichiamo la nostra alimentazione a livello ormonale».


I due problemi più comuni

Basedow, Hashimoto: le malattie spesso portano i nomi dei loro scopritori. È il caso anche delle due problematiche della tiroide più diffuse, la prima scoperta da un medico tedesco nel 1840 e la seconda da un clinico giapponese nel 1912. Il morbo di Basedow è la più comune causa di ipertiroidismo e può presentarsi con esoftalmo, cioè la protrusione degli occhi, e un forte ingrossamento della ghiandola. La tiroidite di Hashimoto porta invece all’ipotiroidismo e dà sintomi come stanchezza, modesto aumento di peso e problemi dermatologici che coinvolgono anche i capelli e le unghie.

«Nel morbo di Basedow la terapia di base prevede l’uso di farmaci specifici per ridurre la produzione dell’ormone, nella malattia di Hashimoto la terapia ormonale sostitutiva», spiega il professor Gianluca Aimaretti.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Tiroide ballerina? Prenditi cura dell'intestino: il menu settimanale

Lo Yoga per mantenere sana la tiroide - Video

Tumore alla tiroide in aumento, ma arrivano nuove terapie meno invasive