Primo step
NON TENERLO SOTTO UNA CAMPANA DI VETRO
«Purtroppo, oggi molti genitori, soprattutto le mamme, cercano ossessivamente di eliminare dalla vita dei loro bimbi ogni possibile elemento negativo. Sorvegliano continuamente i figli, pronti a intervenire davanti ad ogni difficoltà, vera o presunta che sia», spiega Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, autore di Una calamita di mamma (Erickson, 13,50 €).
«Così, impediscono la crescita dei loro bambini che è fatta di esperienze dirette, comprese quelle sgradevoli. I fallimenti e gli errori sono fonte di apprendimento e solo superando gli ostacoli il piccolo matura quella sicurezza di base che è il primo antidoto contro l’ansia. È quindi importante assecondare il suo naturale spirito di esplorazione: se muove i primi passi e cade, per esempio, no a uno sguardo spaventato.
L’occhiata della mamma è la chiave di lettura attraverso cui il bimbo interpreta quel che gli succede. Se è rassicurante, gli permette di regolare meglio le sue emozioni e crea una sorta di imprinting che gli consente di affrontare nuove prove, senza paure immotivate.
Per lo stesso motivo, meglio la “disinvoltura” di certi papà che, in genere, permettono ai figli di saggiare la zona del rischio, lanciandoli in aria per farli giocare, per esempio, o spingendoli in altalena, con un pizzico di calcolata imprudenza. Queste piccole prove stimolano nel bambino una reazione coraggiosa, utile per imparare a controllare l’ansia».