Starnuti, come distinguere se è raffreddore o rinite allergica

Raffreddori e riniti allergiche sono due disturbi dai sintomi quasi gemelli. Per questo, spesso, vengono confusi e curati male. Con il rischio che durino di più o si complichino



298406

Possibile che questo raffreddore duri da tre settimane? Certo, se non è raffreddore. Anche se porta tutti i segni degli effetti del rinovirus, il maggior responsabile di starnuti, congestione e naso colante nei periodi contraddistinti dagli sbalzi di temperatura. Infatti, più quest’ultima si abbassa repentinamente, maggiore sarà la diminuzione delle nostre difese immunitarie generali e locali, con le ciglia delle vie respiratorie che faticano a fare il loro lavoro, espellere le gocce che contengono il virus. E cosa potrebbe essere, allora? La risposta è secca: rinite allergica.

«Tipica della stagione dei pollini, viene spesso confusa con la malattia quasi gemella ma meno invasiva», spiega Franco Marchetti, medico di medicina generale e specialista in allergologia a Milano. «I sintomi, infatti, sono nella maggior parte uguali e questo è un guaio, perché spesso porta a curare male l’uno per l’altro, con il rischio principale che l’allergia peggiori o si abusi dei farmaci senza ottenere gli effetti voluti, anzi, producendone di collaterali».

La confusione sulla diagnosi nasce anche dal fatto che le allergie che colpiscono le prime vie aeree possono fare la loro prima comparsa proprio in età adulta, venendo automaticamente classificate come il male minore e più passeggero. E la chiave di volta della interpretazione giusta parte proprio dalla durata dei sintomi.


Raffreddore o rinite allergica? È questione di giorni

«Il raffreddore classico non dura più di 3-7 giorni, mentre la rinite allergica ha un decorso che oscilla da alcune settimane a diversi mesi fino a tutto l’anno», sottolinea Marchetti. «Questo, in teoria, dovrebbe bastare, ma esiste anche la rinite allergica intermittente, che non ha più di 4 episodi alla settimana per meno di 4 settimane, quindi è molto confondibile con la forma non allergica, soprattutto quella che dura di più perché complicata da una sovrapposizione batterica».

Già, poiché il raffreddore comune completa il suo fastidioso ciclo naturale in pochi giorni, a meno che le mucose nasali, stremate da rinovirus e simili (ne esistono 100 sottospecie), non aprano le porte ai batteri che, colonizzandole, danno il via a infezioni che possono richiedere un ciclo, seppur breve, di antibiotici (sempre rigorosamente prescritti dal medico).

«È in questi casi che si fa l’errore più a rischio, quello di usare troppo e male i decongestionanti nasali da banco, in libera vendita in farmacia», afferma l’esperto. «Sono molto efficaci e veloci nel liberarci dall’ostruzione nasale, uno dei sintomi più fastidiosi e comuni ai due tipi di riniti. Ma è proprio nel loro meccanismo d’azione, la vasocostrizione della mucosa, che possono nascere i problemi. Perché quando il raffreddore virale passa in fretta non c’è il rischio di un uso prolungato di queste molecole; se invece è rinite allergica la tentazione di usare lo spray tante volte e a dosi sempre più alte e frequenti (per ottenere lo stesso effetto dei primi “puff”: si chiama tachifilassi) è forte, fosse anche solo per dormire senza disturbi o sentire il sapore dei cibi.

Il primo effetto di questo errore è quello rebound, cioè di rimbalzo: la mucosa si rigonfia appena finito l’effetto farmacologico, fino al punto da creare quella che viene chiamata rinite medicamentosa, prodotta proprio dall’abuso del sintomatico. L’altro rischio è che le sostanze che compongono questi prodotti possano essere assorbite a livello sistemico, arrivando ad alterare il ritmo cardiaco e dare ipertensione, motivo per cui il medico deve valutarne l’uso soprattutto nei cardiopatici e nelle persone anziane. Il paradosso? Che la congestione, nelle riniti allergiche, si risolve bene con uno spray al cortisone (o antistaminico, oppure due in uno, dipende dalla gravità dei sintomi), molecola dalla brutta fama ma che per uso locale e sotto controllo medico non ha gli effetti collaterali visti».


Raffreddore o rinite allergica? Occhio agli occhi

Un altro dettaglio che deve aiutarci a non scambiare l’allergia per un virus sono gli occhi. «Nella rinite da pollini o altri allergeni i nostri organi della vista vengono spesso coinvolti da sintomi quali prurito e lacrimazione anche intensa, assenti o quasi nelle versioni virali», spiega Marchetti. «Prima diventano rossi, poi prudono e infine ci fanno piangere. Il prurito coinvolge anche il naso, che produce delle vere e proprie salve di starnuti, e che cola un liquido più fluido rispetto a quello del raffreddore. Se invece il muco diventa giallo, compare un po’ di febbre e qualche dolore articolare non può essere allergia».

Un altro indizio importante in questo senso è atmosferico: i disturbi oculari e nasali si accentuano quando c’è vento e diminuiscono in caso di pioggia? Vuol dire che tutto nasce dai pollini, che sfruttano le correnti aeree per darci più fastidio ma vengono abbattuti dall’acqua piovana come se fosse una contraerea. Infine: per caso abbiamo notato in passato delle reazioni allergiche a particolari vegetali o a frutta come la mela? Esistono le allergie crociate, scatenate da proteine simili contenute sia nei pollini sia in certi alimenti: una nuova rinite da adulti può partire proprio da queste basi.

«In tali casi la tosse è un’altra discriminante, soprattutto se si evolve in disturbi respiratori più profondi, a livello bronchiale: uno dei motivi più importanti per distinguere i vari tipi di rinite curandoli al meglio sta proprio in queste complicanze, oltre al rischio di sviluppare l’asma e anche la sensibilità a più allergeni», aggiunge Marchetti.


Il test in un'ora

Se, grazie alle spiegazioni del nostro esperto, ora siamo in grado di fare una giusta distinzione fra virus e non, la prossima mossa è andare dall’allergologo quando si sospetta un’allergia.

«L’esperto eseguirà in ambulatorio il prick test, l’esame che oggi dà la certezza, nella maggior parte dei casi, non solo dell’esistenza di una reazione allergica, ma rivela anche a quale sostanza, il tutto in un’ora circa», spiega Marchetti.

«Lo specialista pone alcune gocce dei maggiori allergeni (si può testare un gruppo dei più diffusi, fra pollini, acari e muffe) sull’avambraccio, scalfisce leggermente la pelle con una lancetta per far penetrare il liquido sotto la cute e attende una reazione locale o meno. Ciò è fondamentale per decidere se è il caso di programmare un’immunizzazione (possibile anche in questo periodo, visto che certe allergie durano per una o più stagioni, altre sono perenni), ma questa opzione va sempre valutata insieme alla storia del paziente e alla gravità della sintomatologia. Perché se la rinite allergica è intermittente, con episodi limitati a 15 giorni e gestibili con un antistaminico, la vaccinazione può essere perlomeno rimandata. 

Diverso è se il disturbo si rivela medio-grave, supera i 4 episodi a settimana per più di 4 settimane, richiede farmaci non solo spray ma anche per bocca e coinvolge la respirazione.

Infine vagliamo anche la qualità del sonno, un indicatore importante: il problema ormai ci impedisce di dormire bene e il giorno dopo abbiamo effetti collaterali sulla performance nello studio o nel lavoro? Prevenire queste forme significa anche tutelare la nostra qualità della vita. Ricordo, infine, che la tosse può essere la punta dell’iceberg che nasconde una forma di asma futura e che il ricorso al vaccino, oltre a migliorare i sintomi, può prevenire il futuro sviluppo di un’allergia anche ad altre sostanze, come gli acari della polvere».


Quando si perde l'olfatto

Non sentire più i profumi, l’aroma dei cibi preferiti, non poter più baciare la persona amata se non per pochi secondi in apnea: questo era, fino a poco tempo fa, il destino dei pazienti affetti da poliposi nasale, una malattia infiammatoria cronica di tipo 2 che colpisce circa il 4% della popolazione adulta dopo i 40 anni.

«I sintomi sono l’ostruzione nasale, il dolore facciale, frequenti mal di testa fino ad arrivare alla perdita dell’olfatto e del gusto, al punto da non ricordarsi, col tempo che passa, che odore hanno cose e persone. Fortunatamente, oggi possiamo intervenire con una nuova terapia biologica che rappresenta una vera svolta nelle cure per questi pazienti», commenta la dottoressa Veronica Seccia, responsabile dell’ambulatorio di rinologia dell’Azienda ospedaliero universitaria di Pisa. Per questo Sanofi, in collaborazione con FederAsma, Allergie Odv e Respiriamo Insieme APS ha realizzato con Aquaflor il “Profumo dei ricordi”, una fragranza acquistabile online (aquaflor.it/products/ il-profumo-dei-ricordi): per ogni confezione venduta Aquaflor devolverà 10 € alle Associazioni di pazienti citate.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Rinite allergica, ecco la soluzione giusta

Tosse e starnuti, i guardiani dei polmoni: cause e curiosità

Stop al raffreddore con la fitoterapia: 4 rimedi efficaci