Dai farmaci all’operazione
Fatta la diagnosi, la prima soluzione è una terapia a base di farmaci: «Tra i più efficaci c’è la carbamazepina, che crea una sorta di barriera attorno al nervo in modo da non far partire il segnale di dolore. Il dosaggio va aumentato in modo personalizzato, fino a raggiungere un livello che controlli il dolore. Questa terapia va mantenuta per almeno 6 mesi, sotto controllo medico, prima di cominciare a diminuire gradualmente».
Ma gli attacchi dolorosi potrebbero rifarsi vivi non appena si abbassa la dose: «In questo caso bisogna valutare con il neurochirurgo la possibilità di un intervento chirurgico. È un’operazione delicata e complessa, che si effettua in anestesia generale e può durare anche 3-4 ore». Consiste nell’allontanare il nervo trigemino dall’arteria che lo comprime, passando da una piccola incisione dietro l’orecchio.
Primo controllo a un mese dall’operazione, poi il paziente viene riaffidato al neurologo, che continuerà a seguirlo. L’efficacia è di circa l’80%: «Nel restante 20% dei casi il problema diminuirà comunque notevolmente di intensità e potrà essere tenuto sotto controllo con i farmaci», conclude Cortelli.