Sta facendo il giro del web la storia di Francesca Guacci, 28 anni, fitness influencer di Massanzago (Padova), che ha raccontato della salpingectomia bilaterale a cui è ricorsa quando era appena ventitreenne per evitare gravidanze. «Questo intervento è una forma di sterilizzazione volontaria, che rappresenta in assoluto il metodo contraccettivo più utilizzato al mondo, il più diffuso negli Stati Uniti dopo i 35 anni, mentre in Italia è ancora poco noto e piuttosto dibattuto», commenta la dottoressa Raffaella Enria, specialista in Ostetricia e Ginecologia a Torino.
Le salpingi – o tube di Falloppio – sono due condotti simmetrici a forma di imbuto che mettono in comunicazione ciascuna delle due ovaie con l’utero: è proprio in questi dotti che la cellula uovo ha la possibilità di essere fecondata da uno spermatozoo, per cui si tratta di organi fondamentali a scopo riproduttivo. «Le donne che non desiderano gravidanze possono ricorrere a diverse procedure per bloccare o “legare” le salpingi, anche se negli ultimi anni queste tecniche sono cadute in disuso a favore della salpingectomia. Tra l’altro, gli studi del British Columbia Ovarian Cancer Prevention Project hanno rilevato che quest’ultima diminuisce il rischio di cancro ovarico rispetto agli altri metodi».
Cos’è la salpingectomia
Con la salpingectomia, le tube di Falloppio vengono rimosse del tutto: l’intervento dura circa un’ora e viene effettuato in anestesia generale, di solito attraverso un accesso laparoscopico, con piccole incisioni a livello addominale, oppure laparotomico, con un’incisione più grande, quando è associato ad altri interventi, come il taglio cesareo.
«Questo tipo di chirurgia non altera in alcun modo la condizione ormonale, come avviene per esempio con l’ovariectomia, che porta invece all’induzione della menopausa. Ciò significa che dopo l’intervento non vanno assunte terapie ormonali sostitutive né di altro genere», tiene a precisare l’esperta.
Quando è consigliata la salpingectomia
La salpingectomia può rendersi necessaria in presenza di particolari condizioni, come l’impossibilità di utilizzare contraccettivi ormonali per motivi di salute, la presenza di patologie gravi dove un’eventuale gravidanza potrebbe mettere a rischio la vita della donna o l’aver avuto plurimi cesarei, dove un ulteriore parto di quel tipo potrebbe comportare un pericolo. «Ma al di là di queste situazioni, la salpingectomia può essere scelta dalla donna come soluzione contraccettiva permanente, in alternativa a pillola estroprogestinica, anello vaginale e altri metodi usati per evitare il concepimento», spiega la dottoressa Enria.
Cosa dice la legge
Per anni, la sterilizzazione volontaria è stata considerata illecita: in particolare, l’articolo 552 del Codice penale puniva sia l’autore di “atti diretti a rendere il soggetto impotente alla procreazione”, sia il consenziente “al compimento di tali atti sulla propria persona”. È stata la legge 194 del 1978 (“Tutela sociale della maternità ed interruzione volontaria della gravidanza”) a porre le basi giuridiche in favore di questo procedimento contraccettivo.
«Oggi, infatti, è prevalente il diritto alla salute nella sua accezione più ampia, così come definita dall’Organizzazione mondiale della sanità: in altre parole, la sterilizzazione è lecita se può giovare all’equilibrio psichico della donna che volontariamente vi si sottopone, a patto che sia maggiorenne e che presti il suo consenso all’intervento, dopo essere stata opportunamente informata sui rischi e sull’irreversibilità della procedura chirurgica», racconta la dottoressa Enria. Eppure, fra gli stessi medici, vige una disparità di vedute sul tema, per cui esistono ancora centri nei quali la procedura viene rifiutata oppure eseguita senza che ne resti traccia documentale nella cartella clinica delle pazienti, nell’errata convinzione che la pratica – in assenza di una specifica indicazione medica, ma puramente contraccettiva – non sia ammessa dalla legge.
A cosa prestare attenzione
Giurisprudenza a parte, prima di affrontare una salpingectomia è bene compiere una riflessione attenta, soprattutto in giovane età: «Si tratta di un intervento permanente, da cui non è possibile tornare indietro», tiene a precisare la dottoressa Enria.
«Quando non esiste un’indicazione medica ma c’è solamente una volontà contraccettiva, come nel caso dell’influencer, è bene prendere in considerazione la possibilità che nel tempo si possa cambiare idea. A quel punto, per diventare mamma, sarà necessario ricorrere alla procreazione medicalmente assistita, perché la rimozione delle tube è irreversibile».
Per questo, è consigliabile sottoporre il tema al proprio ginecologo di fiducia, sia per valutare pro e contro dell’intervento sia per individuare eventualmente il reparto ospedaliero più vicino disponibile a eseguire la procedura.
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