Il buon funzionamento della ghiandola tiroidea dipende dalla disponibilità di iodio: l’eccesso o la mancanza di iodio determinano malfunzionamenti che talvolta potrebbero rivelarsi anche gravi, tanto che, proprio con l’obiettivo di prevenire l’insorgenza di tali patologie, durante la settimana della tiroide si è insistito molto sull’importanza di consumare regolarmente sale iodato.
Lo iodio è un microelemento che l’organismo umano non sa sintetizzare autonomamente, ma che va introdotto con l’alimentazione: gli alimenti che contengono iodio non sono numerosissimi e l’assorbimento di tale elemento varia anche in base all’area geografica di allevamento o di coltivazione del cibo in questione.
I cibi più ricchi di iodio sono i crostacei, il pesce di mare fresco, mentre ne contengono quantità molto minori cibi come le uova, la carne, il latte, il pesce d’acqua dolce, i cereali, i legumi, la frutta e la verdura.
Se lo iodio manca, si possono instaurare una serie di problematiche denominate “disturbi da carenza iodica”, la più nota delle quali è sicuramente il gozzo, termine con il quale si indica un aumento del volume della ghiandola tiroidea. La mancanza di iodio è inoltre particolarmente sentita in età fetale e neonatale, quando la carenza può purtroppo determinare danni permanenti.
Non è un caso che il più comune disturbo endocrinologico delle donne in età fertile e in gravidanza sia proprio a livello tiroideo: in gravidanza infatti, parte dello iodio materno viene utilizzato dal feto, pertanto quando la gestante dispone di una cattiva funzionalità tiroidea o di una carenza di iodio, possono verificarsi delle ripercussioni sulla salute del feto, in particolare sullo sviluppo delle funzioni cognitive.
Assumere sale iodato è un modo semplice ed efficace per prevenire le patologie tiroidee: le linee guida internazionali consigliano di assumere non più di tre o cinque grammi di sodio al giorno, per limitare l’incidenza di problemi cardiovascolari e ipertensione.
Usare il sale iodato nella stessa quantità indicata dalle linee guida, consente di raggiungere una quantità giornaliera di iodio pari a 90-150 microgrammi, una quantità più che sufficiente per garantire un apporto adeguato di questo fondamentale micronutriente.
«In condizioni particolari, può essere utile il consumo di integratori contenenti iodio, disponibili in farmacia – aggiunge la dottoressa Sabrina Corbetta, responsabile dell’Unità operativa di endocrinologia presso l’IRCCS Policlinico San Donato – In soggetti con una malattia tiroidea già presente però, il consumo di iodio può peggiorare la disfunzione ormonale. Pertanto, se l’assunzione di iodio è fondamentale per la prevenzione, è bene prestare attenzione quando invece la malattia tiroidea è in già in atto».