L’estate è alle porte e il meteo caldo umido delle ultime settimane ha creato il clima perfetto per favorire lo schiudersi delle larve delle zanzare. Sta per iniziare, dunque, la consueta battaglia, che ogni anno ci costa circa 30 € a testa tra repellenti, zampironi e apparecchi per tenere alla larga gli insetti.
DALLA DISINFESTAZIONE ALLA STERILIZZAZIONE
Centinaia di Comuni stanno già pianificando le disinfestazioni, e sono partite iniziative straordinarie, come quella di Pesaro dove 9 farmacie comunali hanno distribuito gratis le pastiglie larvicide da gettare nei tombini privati. Sì, anche i singoli cittadini sono coinvolti nella lotta. «La prima cosa da fare assolutamente resta, comunque, evitare l’acqua stagnante. I sottovasi vanno svuotati di frequente per contrastare il proliferare delle larve», spiega Alessandra della Torre, docente di parassitologia dell’Università La Sapienza di Roma.
Ma la tecnica anti zanzare più promettente è sperimentale e vede l’Italia in prima fila. È quella del “maschio sterile”, che punta a liberare nell’ambiente migliaia di esemplari incapaci di riprodursi, così da ottenere a lungo andare la riduzione e poi la scomparsa della specie. Il Centro agricoltura ambiente di Crevalcore (Bo) è un riferimento mondiale. Riesce a ottenere la sterilizzazione del maschio sottoponendo la pupa (lo stadio intermedio tra larva e insetto adulto) a dosi prestabilite di radiazioni gamma.
PER TENERLE LONTANE
Quali repellenti scegliere? Molti puntano su quelli a base di oli essenziali: in realtà i prodotti naturali hanno meno resa, mentre quelli di sintesi sono innocui se utilizzati seguendo le istruzioni. Tra i principi attivi più noti, meglio scegliere l’icaridina al posto del Deet (dietiltoluamide): secondo un documento dell’Istituto superiore di sanità, il primo è quasi privo di tossicità per l’uomo.
Ancora un consiglio: meglio evitare gli apparecchi a ultrasuoni. Non c’è alcuna evidenza scientifica sulla loro reale capacità di allontanare le zanzare.
LE API, INVECE, VANNO DIFESE
Se le zanzare tigre andrebbero eliminate, perché potenziali vettori di virus, le api, invece, sono da salvare. Il 75% dell’impollinazione, in natura, avviene grazie a loro ma il surriscaldamento globale rischia di alterare questo equilibro millenario.
Secondo uno studio dell’Università inglese del Sussex, effettuato sulle ofridi (un particolare tipo di orchidea), primavere diventate ormai troppo calde fanno svegliare dal letargo le api femmine sempre più in anticipo e il periodo in cui la loro capacità di volare è massima non coincide più con la fioritura, ma avviene una settimana prima. Così l’impollinazione risulta più debole e meno diffusa. Mentre secondo l’università dell’East Anglia, se i Paesi non si impegneranno davvero nel contenimento della temperatura sulla Terra, entro fine secolo gli insetti impollinatori perderebbero il 43% del loro habitat, con danni per tutto l’ecosistema.
Intanto a proteggere le api ci ha pensato l’Ue, che ha appena decretato uno stop contro tre pesticidi agricoli della classe dei neonicotinoidi (prodotti di sintesi derivanti dalla nicotina). Imidacloprid, clothianidin e tiamethoxam potranno essere usati solo in serra, non più all’aperto, perché fortemente tossici per insetti e invertebrati.
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Articolo pubblicato sul n. 25 di Starbene in edicola dal 5/6/2018