Hai trascorso l’estate a fuggire come la peste l’aria condizionata e ora, con l’arrivo dell’autunno, ti trovi con i piedi ghiacciati sotto le lenzuola, “gelide manine” da riscaldare in tasca e magari già cerchi rifugio nel caldo abbraccio di un foulard, di un bavero rialzato, di un cappello per proteggere orecchie, naso e guance.
Insomma, soffri il freddo e lo percepisci, soprattutto alle estremità, anche quando per il resto del mondo fa ancora caldo? Spesso si tratta solo di un’aumentata sensibilità, una caratteristica soggettiva cui si può essere più o meno predisposti, ma a volte è un sintomo da approfondire con il medico.
Ecco come riconoscere le cause della tua “freddolosità”.
LE DONNE LO SOFFRONO DI PIÙ
Un classico per molte coppie: a letto lui è in boxer e T-shirt e lei con pigiama e calzettoni. Le donne in età fertile, infatti, sono tendenzialmente più freddolose degli uomini.
«Possiamo paragonare il sistema di riscaldamento dell’organismo a quello di una casa: il cuore è la caldaia che pompa il sangue (il combustibile), che scorrendo nei vasi sanguigni (i tubi), scalda il corpo. È poi il cervello, o meglio una sua parte, l’ipotalamo, a fungere da termostato, attivando una serie di meccanismi che permettono di bilanciare la produzione di calore e la sua dispersione, in modo da mantenere una temperatura interna in equilibrio, attorno ai 37 gradi», spiega il professor Giovanni Battista Agus, angiologo, professore ordinario di chirurgia vascolare all’Università di Milano. «Uno di questi meccanismi coinvolge i vasi sanguigni: quando fa caldo i capillari arteriosi peH riferici ricevono il comando di dilatarsi per disperdere calore, mentre quando fa freddo si restringono per mantenere costante la temperatura del corpo».
Nelle donne ci sono due fattori che contribuiscono a rendere questo sistema più sensibile e alterabile: gli ormoni estrogeni, che sono deputati alla regolazione dei vasi sanguigni (e che quindi possono indurli a dilatarsi o chiudersi più del necessario) e l’emotività, perché stress e tensioni possono a loro volta causare vasocostrizione o, comunque, aumentare la percezione del freddo. La paura, per esempio, fa venire i brividi.
«Le donne, poi, avendo meno massa muscolare e meno testosterone degli uomini, hanno un metabolismo basale più basso, l’energia che il nostro corpo spende a riposo per assolvere alle funzioni vitali, compreso il mantenimento della temperatura», aggiunge Antonio Stamegna, endocrinologo.
NON BISOGNA SUBIRLO
Se si ha una maggiore sensibilità alle basse temperature, anche se non patologica, occorre proteggersi a dovere, perché freddo chiama freddo: restringe i vasi periferici, e questo riduce ulteriormente il flusso sanguigno nelle estremità del corpo, favorendo la dispersione di calore.
«Vale ancora di più durante il cambio di stagione, quando, nel passaggio dall’estate all’autunno, viene richiesto al nostro sistema di termoregolazione uno sforzo in più», ricorda Agus. «Per questo è bene vestirsi a strati, per permettere al corpo di abituarsi con maggiore gradualità agli sbalzi termici, ma anche limitare la dispersione di calore, soprattutto dalla testa, proteggendosi con cappelli e foulard. Le calze non devono essere troppo strette, altrimenti determinano ulteriore vasocostrizione».
Alleate preziose sono anche le creme antifreddo, per il viso e per le mani, idratanti, nutrienti e lenitive (grazie per esempio al burro di karité), da applicare tutti i giorni prima di uscire, per evitare che la pelle si secchi e si screpoli. «Molti ne sottovalutano il ruolo, ma una cute morbida e che mantiene il proprio naturale film idrolipidico contribuisce anche a ridurre la dispersione di calore», avverte l’angiologo.
LO SPORT RENDE CALOROSI
No al fumo, ulteriore fattore di vasocostrizione periferica e sì invece all’attività fisica aerobica leggera (40 minuti, 3 volte la settimana, di nuoto, jogging, corsa, bici, danza): l’attività muscolare partecipa alla produzione di calore nell’organismo e favorisce anche una ginnastica vascolare che mantiene allenati i meccanismi di vasocostrizione e vasodilatazione.
QUANDO È COLPA DELLA CIRCOLAZIONE
Avere spesso le estremità gelate può essere la spia di alterazioni del microcircolo sanguigno periferico, che non riesce ad adattarsi correttamente alle variazioni delle temperature: quando i vasi vanno incontro a uno spasmo eccessivo in risposta al freddo, le estremità, soprattutto mani e piedi, possono diventare prima bianche, poi bluastre per la forte riduzione dell’afflusso di sangue, per poi ricolorarsi di rosso non appena la circolazione riprende. Una caratteristica variazione cromatica che si accompagna in genere a intorpidimento, formicolii e a volte anche dolore.
«È il cosiddetto fenomeno di Raynaud, che spesso dipende da un cattivo funzionamento del microcircolo senza però che ci siano alterazioni effettive dei vasi e malattie scatenanti (si definisce come primario), tanto che tende a manifestarsi proprio nei soggetti con ipersensibilità al freddo, anche in risposta all’emotività», spiega Agus. «A volte, però, è secondario ad altre malattie di cui diventa un primo campanello d’allarme».
In particolare può essere la spia della sclerodermia, un’infiammazione cronica del tessuto connettivo (quello che funge da connessione, sostegno e protezione di organi e visceri) di origine autoimmune.
I CONTROLLI DA FARE
«Nel dubbio, quando si hanno i sintomi del fenomeno di Raynaud, è importante una visita dall’angiologo e una capillaroscopia, un semplice esame al microscopio dei piccoli vasi che circondano le unghie: capillari dilatati o anormali per disposizione, numero e forma, possono essere proprio la spia di una malattia del tessuto connettivo sottostante», consiglia il professor Agus.
Purtroppo, al momento, non esistono cure risolutive, ma lo specialista (in genere immunologo o reumatologo, oltre all’angiologo) può prescrivere farmaci vasodilatatori per migliorare il microcircolo. «Se il fenomeno è primario, invece, generalmente non si ricorre ai farmaci, ma vale quanto già detto per l’ipersensibilità: niente fumo, sì all’attività fisica e alla protezione delle estremità con indumenti e creme», ricorda l’angiologo.
OCCHIO ANCHE ALLA TIROIDE
Avvertire sempre freddo può essere anche il primo segnale di una tiroide che funziona poco, cioè di un ipotiroidismo.
«Succede perché gli ormoni prodotti dalla tiroide regolano il metabolismo e la termogenesi, cioè la produzione di calore corporeo. Non a caso, l’attività di questa ghiandola è regolata dall’ipotalamo che, come già detto, è un po’ il nostro “termostato”» spiega il dottor Stamegna. «Ecco quindi che se la ghiandola lavora poco e produce un’insufficiente quantità di ormoni, ci si trova anche a fare i conti con una maggiore sensibilità al freddo, associata anche ad altri sintomi come stanchezza, tono dell’umore basso, gonfiore e una stitichezza che prima non c’era».
Nella maggior parte dei casi l’ipotiroidismo è di origine autoimmune, cioè conseguenza di un attacco del sistema immunitario alla tiroide stessa.
«Al medico basta in genere un colloquio e un esame del sangue con il dosaggio degli ormoni tiroidei (tiroxina o T4 e triiodotironina o T3), dell’ormone TSH (prodotto da una ghiandola del cervello, l’ipofisi, su sollecitazione dell’ipotalamo, stimola la tiroide a lavorare) per confermare la diagnosi», dice Stamegna.
Il trattamento dell’ipotiroidismo è cronico e prevede l’assunzione quotidiana, per bocca, dell’ormone tiroxina, sotto forma di levotiroxina sodica. «A volte, però, i sintomi non migliorano perché la T4 assunta non viene trasformata adeguatamente in T3 (come avviene normalmente in una tiroide sana): in questi casi occorre allora assumere formulazioni che comprendono entrambi gli ormoni tiroidei», conclude l’endocrinologo.
ATTENZIONE CON LA DIETA VEGANA
«Sentire eccessivamente freddo può essere sintomo anche di alcune carenze di nutrienti, in particolare di ferro o di vitamina B 12, verificabili con un esame del sangue», avverte il dottor Antonio Stamegna.
Il ferro trasporta l’ossigeno nel sangue e, se manca, l’organismo cerca di privilegiarne l’afflusso agli organi vitali, a scapito delle estremità. La vitamina B12, invece, oltre a favorire l’assorbimento del ferro, stimola il metabolismo. «Le fonti principali di questi nutrienti sono di origine animale, quindi è più a rischio chi segue una dieta vegana senza integrazioni», spiega l’endocrinologo.
In questi casi occorre assumere tutti i giorni, per settimane, integratori in compresse. Una carenza di queste sostanze può anche derivare da problemi di assorbimento intestinale o, nel caso del ferro, da sanguinamenti cronici di cui occorre chiarire le cause (ulcere, emorroidi, mestruazioni).
SE TI VENGONO I GELONI
Se senti freddo alle estremità, soprattutto in presenza di un microcircolo non proprio al top della forma, e non le proteggi, rischi di fare i conti con i geloni, lesioni infiammatorie della pelle che si manifestano sulle dita delle mani e dei piedi (a volte anche su naso e orecchie), soprattutto se al freddo si associa umidità. La cute si arrossa, si ispessisce e compaiono gonfiori violacei che impallidiscono quando li schiacci. Quando passi troppo rapidamente dal freddo al caldo, poi, tendono a prudere e far male. Possono anche screpolarsi e ulcerarsi.
Tendono a risolversi da soli in 2-3 settimane, ma il medico può favorirne la guarigione prescrivendo una pomata a base di cortisone da alternare, se la pelle è già screpolata, con una antibiotica (gentamicina) per evitare il rischio di sovra infezione.
NO ALL’ACQUA CALDA E AL BICCHIERINO
Quando senti freddo, per riscaldarti, evita di fare queste 2 mosse sbagliate:
↘Bagnarti con acqua molto calda: il contatto diretto dà un beneficio rapido ma, appena ti allontani, puoi avere un effetto “rimbalzo”, con una vasocostrizione che finisce per farti sentire più freddo. Meglio optare per acqua tiepida, o ancora, alternare getti di acqua calda e di acqua fredda, per stimolare la circolazione.
↘Bere alcolici: oltre a non essere salutari per l’organismo, determinano una rapida dilatazione dei vasi sanguigni superficiali, che ti dà un’immediata e piacevole sensazione di calore, cui segue, però, una maggiore dispersione della temperatura corporea, per cui finisci per sentire più freddo.
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Articolo pubblicato sul n. 42 di Starbene in edicola dal 2/10/2018