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Allergia e intolleranza: qual è la differenza?

Spesso si tende erroneamente a confondere i termini allergia e intolleranza: ne parliamo con l’allergologo



Spesso si tende erroneamente a confondere i termini allergia e intolleranza, specie quando ci si riferisce a reazioni indesiderate ad alcuni alimenti Eppure la differenza c’è, ed è sostanziale: ne parliamo con la professoressa Maria Teresa Ventura, Professore Associato di Medicina Interna Responsabile Unità Operativa Semplice di Immunoallergologia Geriatrica Policlinico Bari.

«Allergia e intolleranza sono due risposte diverse che il corpo umano “esprime” a contatto con determinate sostanze, e che quindi non vanno confuse» – spiega la professoressa Ventura, specialista in Allergologia presso l’Università di Bari - «l’allergia è una reazione di tipo immunologico (cioè, propria del sistema immunitario), mediata da immunoglobuline della classe IgE». Nel gergo medico, tali immunoglobuline indicano speciali “anticorpi” che, a contatto con le sostanze allergizzanti, scatenano reazioni allergiche, appunto. Potenzialmente tutti gli elementi esistenti in natura (e non solo) possono essere allergeni, cioè procurare allergia: dai cibi alle pianti, dagli animali ai metalli, dai conservanti e ai coloranti e così via.

Ma la confusione tra allergia e intolleranza regna principalmente nel campo alimentare.

«L’intolleranza è una reazione indesiderata legata alla carenza di un enzima capace di metabolizzare (digerire ndr) un determinato alimento – precisa l’esperta - per esempio, in chi è intollerante al lattosio si riscontra un deficit della lattasi, ovvero l’enzima preposto alla digestione del latte».



I sintomi

Così come le due reazioni nascono da sistemi del corpo umano differenti, allo stesso modo le manifestazioni cambiano se si è affetti da allergia o da intolleranza.


«I sintomi infatti sono molto diversi: le forme allergiche si manifestano con orticaria (pomfi pruriginosi e arrossamenti della pelle), angioedema (gonfiore di cute, mucosa e sottomucosa che colpisce in particolare palpebre, labbra e laringe) fino all’anafilassi (grave reazione acuta e violenta). In alcuni casi, le allergie possono manifestarsi con una sintomatologia respiratoria, tipica delle forme allergiche e caratterizzata da asma o rinite (infiammazione delle vie respiratorie alte)» – precisa l’allergologa professoressa Ventura.


«Le intolleranze enzimatiche, invece, si accompagnano a sintomi clinici quali diarrea, vomito, gonfiore e dolore addominale. Le intolleranze - lo ricordiamo – sono su base enzimatica anziché allergica, e possono riguardare il metabolismo dei carboidrati, delle proteine e dei lipidi».

Come si diagnosticano

«Per quanto concerne la diagnostica, nelle forme allergiche è necessario cercare le IgE specifiche (gli anticorpi responsabili della reazione esagerata ndr) per un determinato alimento. Le IgE specifiche si possono ricercare sia “in vivo” (mediante test cutanei a lettura immediata da effettuare con estratti commerciali purificati di alimenti o con il cibo fresco) che “in vitro” mediante un test di laboratorio capace di individuare le IgE specifiche, chiamato RAST, che si effettua sul sangue del paziente.

Per diagnosticare le intolleranze alimentari, invece, bisogna evidenziare la carenza di un determinato enzima. «Per esempio, quando si sospetta un’intolleranza al lattosio si effettua il Breath Test all’idrogeno per evidenziare il deficit enzimatico. In breve, se si somministra lattosio ad un soggetto intollerante e si esegue il breath test sarà possibile rinvenire una quota di idrogeno nel respiro esalato superiore rispetto a quella riscontrata prima della somministrazione: maggiore sarà la sua presenza, maggiore sarà l’evidenza di essere di fronte a un intollerante a latte, latticini e derivati».

E come non si diagnosticano

«Va precisato che alcuni test, che vengono effettuati per diagnosticare, le intolleranze sono interamente privi di riscontri scientifici. Ce ne sono vari, tutti inattendibili: test citotossico (si fa attraverso il contatto al microscopio delle cellule degli alimenti sospetti con i globuli bianchi del paziente); test del potenziale elettrico (valuta le modifiche della resistenza elettrica della cute a contatto con l’allergene), vega-test (si effettua tramite punture della cute) ecc. » - spiega la professoressa Ventura.


I miti da sfatare

Alla base della confusione tra intolleranza e allergia c’è spesso un desiderio di perdere peso, gonfiore o chili di troppo. E per questo alle intolleranze alimentari si attribuiscono ingenuamente sintomi che potrebbero avere altre cause. A volte alcune persone possono fare una sorta di autodiagnosi sulla base di convinzioni errate. «Certo, se si eliminano totalmente alcuni alimenti si perde peso, soprattutto se si eliminano latte e derivati (come i formaggi, molto ricchi di grassi), ma non è salutare privarsi di alcuni cibi “incriminati” a causa di un’ossessione non supportata da evidenze scientifiche» – puntualizza la specialista in allergologia. In altri termini, gli alimenti vanno eliminati solo se è stata diagnosticata un’intolleranza “vera”, attraverso cioè gli esami citati sopra, e non mediante i test inattendibili.

«Va inoltre precisato che l’allergia, così come l’intolleranza, non è una malattia che favorisce l’aumento del peso corporeo».

Come si curano

«La vera cura dell’allergia respiratoria (rinite o asma moderata-lieve) è il vaccino con l’allergene specifico. In aggiunta è da instaurare o associare una terapia sintomatico-preventiva con farmaci specifici, prescritti dallo specialista. Nelle forme di allergia alimentare è necessario individuare ed eliminare gli alimenti allergizzanti e, eventualmente, somministrare antistaminici, cortisonici o altri farmaci che si ritengano necessari, fra cui molto recentemente sono da annoverare i probiotici.

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