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Allarme ictus: come evitare di ammalarsi

In Italia è una delle principali cause di morte o gravi danni permanenti. Scopri cosa fare per prevenirlo

credits: iStock




Quasi 200 mila casi l’anno in Italia, 40 mila dei quali fatali e 50 mila responsabili di gravi danni permanenti. Sono i numeri preoccupanti dell’ictus (o ischemia cerebrale), che rendono questa malattia tra le prime cause di morte, la seconda di deficit cognitivo nell’adulto e la prima di disabilità a lungo termine.

E come spiega il recente volume L’impatto dell’ictus in Europa, a cura dell’Osservatorio Ictus Italia in collaborazione con Safe (Stroke Alliance for Europe), il problema è destinato a crescere ancora nella ua gravità: nonostante il tasso di mortalità sia ovunque in diminuzione, gli esperti si attendono  un aumento del 34% dei nuovi casi nei prossimi anni.

L’Italia non fa eccezione, anzi: è destinata a restare ai primi posti nel mondo per percentuale di rischio. Per questo abbiamo chiesto alla dottoressa Simona Giampaoli, specialista in igiene e medicina preventiva, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento dell’Istituto superiore di sanità, di fare il punto su questa patologia.


Perché in Italia è un problema così diffuso?

«Siamo il Paese più longevo del mondo, subito dopo il Giappone. E visto che l’ictus, cioè la morte delle cellule cerebrali a causa di un’insufficiente irrorazione di sangue, è una patologia che aumenta con l’avanzare dell’età, diventa inevitabile avere una così alta frequenza di casi in rapporto alla popolazione.

Tuttavia oltre il 50% degli ictus che si verificano ogni anno in Italia potrebbero essere evitati, se si fosse più attenti alla dieta e agli stili di vita».


La dieta mediterranea non aiuta a prevenirlo?

«Certo, la dieta mediterranea è uno strumento prezioso per la tutela della salute. Ma noi italiani lo sfruttiamo malissimo, perché esageriamo con il sale e consumiamo porzioni troppo abbondanti.

Il risultato? È come se puntassimo un’arma verso  noi stessi, predisponendoci all’ipertensione, al sovrappeso e all’obesità».


Quanto sale si dovrebbe consumare?

«La dose di sale raccomandata dall’Organizzazione mondiale della Sanità è di 5 g al giorno, l’equivalente di un cucchiaino da tè. I maschi italiani tra i 35 e i 79 anni ne assumono in media 10,6 g al giorno, mentre le donne si fermano a 8,2 g perché mangiano quantità inferiori di cibo.

Il quadro complessivo è sconfortante: solo il 15% delle donne e il 5% degli uomini riescono a rimanere al di sotto dei limiti previsti dall’Oms.

Il consumo eccessivo di sale, insieme al sovrappeso e all’obesità (favoriti dal fatto che il 40% della popolazione non fa alcuna attività fisica) causano ipertensione, ipercolesterolemia, diabete: tutti fattori di rischio importanti».


Come combattere l'ipertensione?

«Chi è obeso dovrebbe sapere che per ogni 10 kg persi, la pressione si riduce di 5-10 mmHg. Fondamentale anche contenere il consumo di alcolici: non superare un bicchiere di vino al giorno abbassa la pressione di 2-4 mmHg.

Svolgere un’attività fisica regolare (almeno 30 minuti al giorno di cammino a passo sostenuto, 5 volte la settimana), riduce la forza con cui il sangue circola nei vasi di 4-9 mmHg».


Quanto incide globalmente il sovrappeso?

«Tantissimo. Rientrare nell’Indice di massa corporea ideale, cioè compreso tra 20 e 25, è fondamentale per abbassare il rischio di ictus. Se una donna alta 160 cm perde 2,6 kg le probabilità scendono del 3%. Se un uomo alto 180 cm perde 3,2 kg, la sua percentuale di pericolo scenderà del 4%».


Quali altre patologie favoriscono l'ischemia?

«I medici definiscono l’ictus come una malattia causata da più fattori di rischio: se oltre a quelli più importanti (ipertensione, ipercolesterolemia diabete) si sommano la fibrillazione atriale, l’ipertrofia ventricolare sinistra, la stenosi di una o entrambe le arterie carotidi, le probabilità di sviluppare la malattia crescono ancora di più».


È vero che è più frequente in inverno?

«I mesi più freddi sono anche i più pericolosi. Questo perché, rispetto all’estate, si è portati a fare meno attività fisica. E invece muoversi è importantissimo, anche per chi ha una malattia cardiovascolare. Abbiamo notato, per esempio, che gli episodi di fibrillazione atriale si riducono se si aumenta l’attività fisica».


Il fumo gioca un ruolo importante?

«Sì, soprattutto nel sesso femminile. Nella fascia di età tra i 35 e i 69 anni, le donne che fumano 20 sigarette al giorno hanno un rischio di avere l’ictus quasi doppio rispetto agli uomini che hanno la stessa dipendenza dalle “bionde”».



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Articolo pubblicato sul n. 49 di Starbene in edicola dal 21/11/2017

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