Un millimetro di differenza. Misure ultraminime, ma che si fanno notare, soprattutto ora che si indossa la mascherina. Di cosa parliamo? Degli occhi e in particolare delle pupille, quando sono una più piccola dell’altra. Una situazione, questa, che ha pure un nome: anisocoria. In pratica, normalmente le pupille, la parte nera al centro degli occhi, si modificano per regolare la quantità di luce che entra nell’occhio: si dilatano al buio e si restringono di giorno, fino a diventare piccolissime in caso di esposizione al sole, ad esempio. Questa attività di solito avviene in contemporanea per entrambi gli occhi. Ma non per tutti: in circa una persona su cinque è disequilibrata e le pupille hanno dimensioni diverse fin dalla nascita.
Quando rivolgersi al medico
Se l'anisocoria è una forma che di solito non deve preoccupare, perché è fisiologica, altrettanto non si può dire per i cambiamenti che si manifestano in chi invece ha sempre avuto le pupille della stessa dimensione. In questo caso, è bene rivolgersi al medico, perché può essere il sintomo di una malattia. «Di solito in questi casi ci si rivolge allo specialista in oculistica», spiega Teresio Avitabile, professore ordinario di Malattie dell’Apparato visivo e Presidente della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche. «La visita consiste nella misurazione della pressione endoculare e in una serie di esami per verificare lo stato delle strutture oculari. Questo perché si può trattare di una malattia a carico degli occhi, oppure di un trauma, come un colpo, o può essere il segno di una malattia sistemica».
Quali sono le malattie che possono essere collegate all’anisocoria
Innanzitutto il glaucoma ad angolo acuto. Si manifesta in maniera improvvisa con dolore e infiammazione, dovuti a una completa ostruzione delle vie di deflusso dell’umor acqueo. Qui la terapia da praticare d’urgenza consiste nell’abbassamento della pressione intraoculare con terapia e nell’esecuzione dell’iridotomia laser, che consiste nella creazione di un piccolo foro a livello dell’iride, con l’obiettivo di drenare l’umor acqueo e risolvere i disturbi.
Si può trattare anche di uveite, cioè di un'infiammazione dell’uvea, il tessuto altamente vascolarizzato che si trova a rivestire internamente il bulbo oculare a ridosso della sclera, che può essere legata a cause differenti, sia locali, come un’infezione virale, sia a livello generale come una malattia reumatica. Il trattamento, a seconda della regione, può essere locale con colliri ad hoc, oppure con farmaci mirati da assumere per via orale oppure endovenosa.
«Quando visitiamo un paziente con anisocoria è fondamentale anche il colloquio, sempre e soprattutto se non risultano problemi agli occhi», continua il professor Avitabile, che è anche Direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Catania. «L’anisocoria può essere legata anche a delle patologie neurologiche. In tali casi, esami quali la Tac e la risonanza magnetica necessitano di essere eseguiti tempestivamente. Senza creare allarmismi, certo, ma è un dovere del medico escludere altre malattie quali l’ictus, gli aneurismi cerebrali o neoformazioni, che richiedono trattamenti ospedalieri d’urgenza».
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