di Claudio Buono
Articolo pubblicato sul n. 16 di Starbene in edicola dal 04/04/2017
di Claudio Buono
È tra gli antifiammatori più potenti e versatili ed è il più noto dei corticosteroidi, derivati di sintesi del cortisolo, un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali. Attenta però: il cortisone va usato in modo mirato e controllato, altrimenti potrebbe trasformarsi in un nemico per il tuo organismo.
Proprio per questa ragione, prima di assumere questo medicinale è sempre meglio consultare il medico o il farmacista. Per saperne di più abbiamo chiesto aiuto al dottor Irven Mussi, medico di Medicina generale e docente a contratto di Clinica medica presso la Facoltà di medicina dell’Università degli studi di Milano.
IL TOP CONTRO LE REAZIONI ALLERGICHE
Il cortisone è utilizzato soprattutto per la cura delle infiammazioni, a cominciare da quelle della pelle, dovute sia alle reazioni allergiche che provocano prima di tutto eczemi e orticarie, sia al contatto con sostanze irritanti (che si possono trovare, per esempio, nei detersivi o nei cosmetici).
«È efficace anche per calmare velocemente infiammazioni e dolori alle articolazioni, come quelle dovute a tendiniti o borsiti, per le quali i normali antinfiammatori non danno i risultati sperati», specifica il dottor Irven Mussi.
È il farmaco d’elezione per il trattamento delle allergie respiratorie che provocano crisi asmatiche, soprattutto quando gli altri medicinali non riescono ad apportare alcun beneficio.
«Inoltre, assieme agli antistaminici, quella cortisonica è la terapia più indicata contro la congiuntivite allergica, un’infiammazione della congiuntiva (la membrana mucosa che ricopre il bulbo oculare) causata principalmente da una sensibilità eccessiva ai pollini», continua l’esperto, che aggiunge:
«Il cortisone è anche il farmaco capostipite nella terapia delle più diffuse malattie autoimmuni, come artrite reumatoide, lupus eritematoso, colite ulcerosa, morbo di Crohn. Agisce sopprimendo la risposta del sistema immunitario quando, a causa di una reazione anomala, quest’ultimo aggredisce l’organismo», specifica il medico.
NON SERVE IN CASO DI RAFFREDDORE
Prima di tutto, non usarlo per contrastare i disturbi da raffreddamento. «Quando si tratta di alleviare questo tipo di malattie non serve assolutamente », chiarisce il dottor Mussi. Perciò è inutile in caso di raffreddore, mal di gola, bronchite, o per abbassare la febbre.
È controindicato, inoltre, a chi soffre di diabete perché riduce l’azione dell’insulina, ma deve farne a meno anche chi è portatore sano di tubercolosi ed epatite (cioè i batteri o i virus che causano queste malattie sono presenti nell’organismo ma non causano sintomi).
In questi casi il cortisone potrebbe indurre un’attivazione della malattia stessa. «Inoltre andrebbe evitato o comunque usato solo sotto stretto controllo medico, anche da chi soffre di ipertensione, cardiopatie, disturbi immunitari, ulcera peptica e osteoporosi, perché può peggiorare la gravità di questi problemi»,avverte l’esperto.
LA SOMMINISTRAZIONE PIÙ RAPIDA È PER INIEZIONE
Per contrastare le infiammazioni della pelle il cortisone viene impiegato sotto forma di creme e pomate, mentre per combattere i disturbi articolari è somministrato attraverso infiltrazioni che vengono eseguite direttamente nella zona interessata. In entrambi i casi, a volte, può essere necessario assumerlo anche per bocca.
Per le allergie respiratorie il metodo più efficace è l’inalatore spray, con cui il farmaco può raggiungere direttamente le mucose infiammate agendo così più velocemente, mentre per le congiuntiviti allergiche è disponibile sotto forma di appositi colliri.
In tutti gli altri casi si prende per bocca, meglio se al mattino e a stomaco pieno, sotto forma di pastiglie o compresse da sciogliere in acqua. Ma quando è necessaria una somministrazione rapida, si ricorre alle fiale per iniezioni intramuscolari o endovenose.
MAI INTERROMPERE LA TERAPIA IN MODO BRUSCO
Le dosi e la durata delle cure a base di cortisone variano in base al principio attivo contenuto nel farmaco ed è importante attenersi alle dosi giornaliere prescritte, senza prolungare di testa propria la terapia se i risultati non sono quelli desiderati.
«È consigliabile iniziare con un dosaggio alto, per bloccare subito la malattia prima che possa causare danni all’organismo. Quindi, si scende alle dosi minime efficaci», illlustra il dottor Mussi, che continua: «L’interruzione non deve essere brusca ma lenta, per evitare che la malattia possa riacutizzarsi e scongiurare la comparsa di una crisi d’astinenza, capace di provocare disturbi come stanchezza, nausea, vomito e diarrea, mal di testa, febbre e dolori muscolari, fino all’ipotensione (abbassamento della pressione) e all’ipoglicemia (riduzione del glucosio nel sangue)».
È possibile che il cortisone, spesso in maniera imprevedibile, interagisca con i rimedi omeopatici e fitoterapici, quindi durante la terapia è meglio sospendere l’assunzione di soluzioni “green”.
Inoltre, occorre fare attenzione alla dieta: sono sconsigliati il pompelmo ma anche tutti gli alimenti molto salati, perché il cortisone trattiene sodio e assumere dosi supplementari di sale rischia di causare disturbi come ipertensione e cardiopatia.
Infine, meglio evitare anche gli alcolici: il mix fra drink e farmaco può danneggiare la parete gastrica e, a livello cerebrale, peggiorare alcuni potenziali effetti collaterali come insonnia e agitazione.
ATTENZIONE AGLI EFFETTI COLLATERALI
Assumere il cortisone per non più di una settimana e a basse dosi non provoc danni. Ma se il farmaco viene somministrato per un tempo prolungato (più di un mese circa) oppure a dosaggi elevati, possono presentarsi diversi effetti collaterali come disturbi gastrointestinali, iperglicemia, ipertensione, ritenzione idrica, gonfiore (soprattutto alle gambe), insonnia e irritabilità.
Ma non solo: tra i disturbi, infatti, sono anche contemplati osteoporosi, alterazioni del ciclo mestruale e aumento di peso. Nello specifico delle preparazioni dermatologiche gli steroidi possono provocare dilatazione dei capillari, acne, aumento della peluria, rallentamento dei processi di cicatrizzazione, mentre, riguardo ai colliri, può favorire il glaucoma o la cataratta.
Occhio anche all’impiego nei bambini perché un abuso può portare a un ritardo della crescita, mentre in gravidanza è preferibile evitarne l’uso durante i primi 3 mesi di gestazione, per non rischiare malformazioni del feto.
Articolo pubblicato sul n. 16 di Starbene in edicola dal 04/04/2017
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