Prurito cronico: cos’è, sintomi, cause, soluzioni
Se dura per più di sei settimane, il prurito si definisce cronico e può essere legato a una serie di condizioni non solo dermatologiche, che comunque sono le più frequenti. È importante arrivare a una diagnosi differenziale per risolvere il problema
Insorge all’improvviso e spesso nei momenti meno opportuni. Il prurito è un fenomeno piuttosto comune, che può colpire chiunque, variando da un lieve disagio a un vero e proprio tormento. Dietro questo semplice impulso si nascondono meccanismi complessi e una varietà di cause, dalle allergie alle irritazioni cutanee, fino a condizioni più serie, soprattutto quando si tratta di una condizione persistente.
«Si definisce cronico un prurito che dura per più di sei settimane, manifestandosi in maniera costante durante la giornata oppure alternando momenti di remissione ad altri di riacutizzazione», definisce il professor Roberto Giacomelli, direttore dell’UOC di Immunoreumatologia presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma.
«A differenza di quello acuto, che in genere è temporaneo e legato a fattori facilmente identificabili, come punture di insetti o irritazioni cutanee, il prurito cronico può essere il sintomo di condizioni mediche più complesse e richiede sempre una valutazione approfondita».
Quali sono le cause dermatologiche del prurito cronico
Almeno una volta nella vita, almeno il 20% della popolazione ha sperimentato il prurito cronico. Sei casi su dieci sono legati a un’infiammazione cutanea, dovuta in particolare a dermatite atopica, orticaria cronica, psoriasi e dermatite seborroica.
«Si tratta di malattie principalmente cutanee che si esprimono proprio con un prurito persistente, definito immunologico, perché mediato da reazioni del sistema immunitario», evidenzia il professor Giacomelli.
Quali sono le cause neuropatiche del prurito cronico
Altre volte, invece, il prurito è neuropatico. «In questo caso, il problema non colpisce direttamente la pelle, ma le terminazioni nervose che arrivano sulla cute e si esprimono con quel sintomo», spiega l’esperto.
L’esempio più comune è la neurite post-erpetica, una condizione dolorosa che può verificarsi dopo un episodio di Herpes zoster, più noto come fuoco di Sant’Antonio: dopo la guarigione dell’eruzione cutanea da Herpes zoster, può accadere che i pazienti manifestino un prurito intenso e persistente, sempre nella zona che prima era stata interessata da dolore e bruciore.
«Esiste poi una forma di prurito psicogenetico, privo di una causa fisica evidente, ma legato a fattori psicologici o emotivi, che può essere scatenato da ansia, stress, depressione o altri disturbi psichiatrici», descrive il professor Giacomelli.
Quali sono le cause infettive del prurito cronico
Il prurito cronico può anche essere legato a un’infezione. È il caso della scabbia, più frequente di quanto si immagini e legata a un’infestazione cutanea causata dall’acaro Sarcoptes scabiei, un parassita che scava nella pelle e provoca una reazione infiammatoria.
«Anche la varicella può determinare un prurito che persiste a lungo dopo la guarigione delle vescicole, così come bisogna escludere il virus dell’HIV, perché alcuni pazienti riferiscono un prurito generalizzato senza una causa apparente, che può essere legato a fattori immunologici o metabolici», aggiunge l’esperto.
Quali sono le cause sistemiche del prurito cronico
Un altro capitolo è legato a diverse malattie degli organi interni, che durante il loro decorso possono manifestarsi anche con il prurito. «La condizione più frequente è l’ittero da insufficienza epatica, perché la bilirubina che si deposita nella cute è irritante e libera una serie di sostanze che inducono il prurito, fra cui l’istamina», riferisce il professor Giacomelli. «Qualcosa di molto simile può avvenire durante la gravidanza, perché l’utero cresce ed esercita una pressione sugli organi circostanti, inclusa la colecisti, determinando ittero nella futura mamma».
Ma il prurito cronico può accompagnare anche il diabete mellito di tipo 2, che fra le sue complicanze include la neuropatia diabetica: questa colpisce i nervi e può causare sensazioni anomale nella pelle, come prurito e formicolio.
«Altre possibili cause sono il Linfoma di Hodgkin, un tumore maligno del sistema linfatico, e la policitemia vera, una rara forma di tumore che interessa le cellule sanguigne ed caratterizzata dalla produzione incontrollata di globuli rossi», avverte l’esperto.
Infine, si definisce prurito uremico quello che spesso compare nei pazienti con malattia renale cronica o insufficienza renale avanzata: in tal caso, è dovuto a molteplici fattori, come tossine e prodotti di scarto che si accumulano nel sangue, alterazioni del metabolismo, disturbi elettrolitici o secchezza della pelle.
Prurito cronico, come si indaga
Il prurito cronico va indagato innanzitutto studiandone le caratteristiche: durata, localizzazione, intensità, eventuali fattori scatenanti o aggravanti, sintomi associati. «Per esempio, il prurito immunologico è caratterizzato dalla presenza di segni visibili sulla pelle, come eruzioni cutanee, arrossamento, gonfiore, vescicole, papule, croste e altre lesioni elementari», chiarisce Giacomelli.
Al contrario, nel prurito neuropatico – eccetto nel caso dell’Herpes zoster con eventuali esiti sulla pelle – non si “vede” nulla, se non le auto-lesioni che il paziente si provoca con il grattamento compulsivo. Il prurito colestatico invece, quello associato all’ittero, è ipotizzabile perché l’accumulo di bilirubina nel sangue porta a un ingiallimento della pelle e delle mucose, piuttosto evidente.
«In assenza di lesioni cutanee o altri segni che possano orientare la diagnosi, possono essere prescritti un emocromo completo o altri esami del sangue che vadano a indagare la funzionalità renale ed epatica, oltre a eventuali alterazioni ematologiche», racconta l’esperto.
Come si cura il prurito cronico
Il prurito cronico necessita di una terapia eziologica, un approccio che mira a trattare la causa sottostante, piuttosto che limitarsi a gestire il fastidio.
«L’applicazione di talco mentolato o di creme cosmetiche oppure contenenti cortisone o principi attivi antistaminici può dare sollievo e mascherare il sintomo, ma non risolve la causa», conclude il professor Giacomelli. «Solo arrivando a una diagnosi corretta, si può scegliere il trattamento mirato che, oltre a risolvere il prurito, migliora le condizioni generali del paziente e tratta patologie potenzialmente severe».
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