In Italia ci sono circa 600 mila malati di Alzheimer. Molti restano vittime di una delle conseguenze tipiche della malattia, il “wandering”: una forma di vagabondaggio che porta il paziente a girovagare disorientato senza poter ritrovare la via di casa. E che in diverse situazioni provoca addirittura la scomparsa del malcapitato.
È per fronteggiare questo problema che la residenza sanitaria assistenziale “Villaggio Amico” di Gerenzano (in provincia di Varese) ha organizzato il progetto “Alzheimer e forze dell’ordine”.
Si tratta di due sessioni di formazione per carabinieri, polizia, vigili del fuoco, polizia stradale e assistenti sociali, per insegnare agli operatori le nozioni di base su questa forma di demenza, come rapportarsi con i familiari del malato, ma soprattutto come porsi nei confronti del paziente e cosa dirgli per gestire nel modo migliore la situazione.
Non è solo questione di memoria
«Le persone colpite dall’Alzheimer non perdono solo la memoria, ma anche la capacità di orientamento spazio-temporale. Per un malato diventa dunque molto facile perdersi anche in quello che una volta era un luogo conosciuto», fa notare la dottoressa Loredana Locusta, psicologa esperta in neuropsicologia clinica e responsabile del “Nucleo Alzheimer” di Villaggio amico.
Le domande da fare
«I segnali che devono far pensare a un malato di Alzheimer sono essenzialmente tre: sguardo assente, movimenti rallentati, risposte inadeguate alle domande poste», elenca la dottoressa Locusta.
Anzitutto è importante rivolgersi loro sempre dando del lei: «Sono persone anziane, devono avere la sensazione che si riconosca il loro ruolo sociale e anche l’autorevolezza dell’età», precisa Locusta.
Da evitare le domande troppo dirette, per esempio “Si è perso? Come si chiama? Dove vive?”: «Lo metterebbero in difficoltà e lo farebbero innervosire. Molto meglio chiedere “Ha bisogno di aiuto?”, con uno sguardo diretto negli occhi e rassicurante, il tono di voce calmo, evitando di toccare la persona o trattenerla, soprattutto se appare molto impaurita».
È importare deviare la sua attenzione su cose gradevoli, per alleggerire la situazione: «Se si è in un parco, basta mettersi a guardare insieme una pianta, un fiore. In strada, la vetrina di un negozio. In modo che, appena possibile, ci si possa allontanare di qualche passo e chiamare il 118», conclude Locusta.
Il festival che non ti aspetti
Gli organizzatori l’hanno ribattezzata un po’ pomposamente “La festa nazionale dell’Alzheimer”. Di sicuro, l’appuntamento di Gavirate (Lago di Varese) che si terrà dall’1 al 3 settembre promette di essere un’occasione unica per conoscere, imparare, divertirsi e confrontarsi con esperti e artisti, addetti ai lavori, pazienti e familiari.
Un weekend lungo, fitto di appuntamenti, sotto il patrocinio dell’Associazione italiana di psicogeriatria (Aip). Per tutte le informazioni sull’evento fate clic qui.
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Articolo pubblicato sul n. 32 di Starbene in edicola dal 25/7/2017