Si può ancora morire di appendicite? Purtroppo sì. È recentemete accaduto in Regno Unito dove Elspeth Moore, una bimba di 5 anni, ha perso la vita perché, nonostante i forti dolori allo stomaco, è stata dimessa dall’ospedale con una diagnosi di gastroenterite.
«Sintomi atipici, come probabilmente quelli che presentava la piccola, e una diagnosi tardiva possono rivelarsi fatali», conferma il dottor Giovanni Nervetti, specialista in chirurgia generale e dell’infanzia a Milano.
Come nasce l’infezione
«L’appendice è lunga pochi centimetri e ha una forma stretta e vermiforme. Basta che al suo interno ristagnino feci, muco o parassiti perché si ostruisca e prenda il via un’appendicite acuta: i germi che colonizzano normalmente questa propaggine dell’intestino proliferano, diventano virulenti e provocano un’infiammazione che evolve rapidamente in infezione.
Il tubulo perciò aumenta di volume e può perforarsi, permettendo al materiale infetto di passare nel peritoneo, la membrana che avvolge parete e visceri addominali, che reagisce all’aggressione con una peritonite.
Se non si interviene, l’infezione continua inarrestabile la sua marcia, come è capitato nel caso della piccola Elspeth: i germi entrano in circolo, scatenando una setticemia, una gravissima reazione che deteriora le funzioni di tutto l’organismo, sino a comprometterle irrimediabilmente.
Nel tentativo di bloccare l’infezione i globuli bianchi aumentano di numero e si liberano endotossine che mandano in corto circuito i normali meccanismi di controllo della pressione: agli organi vitali, come cuore e cervello, non arriva più ossigeno».
I segnali da non perdere di vista
Anche se un’appendicite acuta può avere complicazioni molto serie, in Italia le morti sono rarissime, nonostante si effettuino circa 60mila interventi l’anno.
Fondamentale, però, riconoscere in tempo i sintomi: «Malessere generale e un dolore che inizialmente si localizza intorno all’ombelico o allo stomaco, per poi velocemente concentrasrsi poco al di sopra dell’inguine destro», chiarisce Nervetti.
A volte il dolore può comparire subito in questa zona, peggiorando con movimento, respiri profondi, palpazione, tosse o starnuti. Può inoltre associarsi a nausea, vomito, diarrea o stitichezza e, immancabilmente, alla febbre che si innalza, raggiungendo e superando i 38 °C».
Una differenza tra la temperatura corporea misurata sotto l’ascella e quella rettale è un ulteriore dato che può confermare il sospetto di un’appendicite acuta: «Normalmente è di 5 decimi di grado, ma tanto più questo divario aumenta, tanto più alte sono le probabilità che nell’addome sia in atto un processo infiammatorio: occorre rivolgersi rapidamente al proprio medico o, meglio ancora, a un Pronto soccorso.
Di solito, la sola visita del chirurgo è sufficiente per la diagnosi, ma un semplice esame del sangue che valuta il numero di globuli bianchi e la proteina C reattiva può confermarla: in caso di infezione, i loro valori aumentano considerevolmente. Ci sono inoltre ulteriori esami che, nei casi dubbi, possono far chiarezza: un’ecografia o una tac addominale. Se la diagnosi di appendicite acuta è confermata, il trattamento è chirurgico: con un intervento tradizionale o anche per via laparoscopica e quindi senza dover incidere l’addome», spiega l’esperto.
In attesa del medico
L’appendicite colpisce donne e uomini, con una maggior predilezione per il sesso forte. L’attacco può verificarsi a qualsiasi età, ma la fascia più colpita è quella fra 10 e 30 anni.
Davanti a sintomi che possono mettere in allerta, nell’attesa del medico è utile mettere subito in campo alcune misure per non “mascherare” il quadro e quindi rischiare di ritardare la diagnosi, o addirittura di complicare l’attacco.
● Evita la boule dell’acqua calda
Il calore peggiora e accelera qualsiasi processo infiammatorio acuto: vietato metterla sull’addome per cercare di attenuare il dolore.
● Ok alla dieta liquida
È utile sospendere l’alimentazione a favore di una dieta liquida a base di tè e tisane dolcificate, acqua e brodi vegetali, evitando però spremute o succhi di frutta perché contengono fibre. In questo modo si mette a riposo l’intestino, evitando di stressare ulteriormente l’appendice.
● Non prendere analgesici
Il dolore è un campanello d’allarme che non va silenziato. In caso di appendicite acuta tende ad aumentare ed è importante monitorarne l’andamento.
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Articolo pubblicato nel n° 16 di Starbene in edicola dal 2 aprile 2019