I probiotici giusti per ogni disturbo, dal colon irritabile alla cistite

Lo sapevi che i diversi ceppi batterici hanno una missione precisa? Alcuni probiotici abbassano il colesterolo, certi contrastano le cistiti, altri ancora ti aiutano persino a dimagrire. E poi ci sono quelli per l’intestino, la pelle e una mente smart



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Quali probiotici scegliere? È questo il dilemma che ci assale quando, entrando in farmacia, siamo tentate di acquistarli per migliorare la salute del nostro intestino, quella del pianeta-pelle oppure, perché no, della psiche. «Non è facile orientarsi tra nomi latini e sigle incomprensibili che indicano una famiglia, un ceppo o un probiotico specifico», ammette il professor Luciano Lozio, docente di farmacologia presso l’Istituto Superiore di Osteopatia di Milano e direttore del Centro Studi di Probiotica e Nutrizione di Trieste.

«Vediamo quindi di fornire una bussola per ogni disturbo, tenendo presente che i probiotici, per essere attivi ed efficaci, devono contenere almeno 16 milioni di UFC (unità formanti colonia) per ceppo, in modo che alla scadenza dei due anni ne sopravvivano almeno duemila».

Ecco qualche preziosa indicazione, a seconda del problema ricorrente che ti tocca di più.


  • Probiotici contro l'obesità


Un interessante campo di ricerca è quello del rapporto fra probiotici e obesità. Alcuni ceppi, infatti, svolgono un ruolo-chiave nel modulare il metabolismo energetico, attraverso segnali chimici che viaggiano lungo l’asse intestino-cervello.

«Oggi sappiamo che il paziente obeso presenta una composizione del microbiota sfavorevole, che agevola l’assorbimento di tutti i nutrienti, anche a causa della maggiore permeabilità intestinale e dell’infiammazione a essa associata», spiega il professor Salvatore Bardaro, docente di medicina integrata alle Università di Pavia e Siena.

«Recentemente sono stati isolati alcuni ceppi probiotici che possono aiutare chi è in eterna lotta con la bilancia. Uno studio dell’APC Microbiome Ireland (prestigioso ente di ricerca dell’Università di Cork), pubblicato nel 2021, dimostra che il Bifidobacterium longum 1472 agisce su tre fronti. Da una parte modula la grelina, l’ormone dell’appetito secreto dallo stomaco, che ha molti recettori anche nell’intestino tenue e crasso. Più grelina viene prodotta, maggiore è il desiderio di cibo e minore il consumo di energia. Al contrario, tenendola bassa con i probiotici “giusti”, si riesce a ridurre lo stimolo della fame e ad aumentare il dispendio energetico. Il secondo meccanismo d’azione del B. longum 1472 consiste nell’incrementare i livelli di leptina, l’ormone prodotto dal tessuto adiposo che dà il senso di sazietà, così lo stop al cibo arriva prima. Infine, il probiotico anti-obesità incrementa i peptidi intestinali che comunicano all’ipotalamo (un’area del cervello) la sensazione di “pancia piena”. Si tratta di peptidi che svolgono un ruolo importante nel controllo dell’appetito, soprattutto il GLP-1 (glucagon-like peptide 1), che è carente nei soggetti obesi».

La prova del nove? Il citato studio irlandese, condotto su 150 pazienti, ha dimostrato che assumere per 12 settimane il B. longum 1472 riduce indice di massa corporea, peso (almeno 3 chili in meno rispetto al gruppo di controllo) e rapporto vita-fianchi. Inoltre, migliorano i biomarcatori dell’obesità rilevabili con un esame del sangue, quali insulina, glicemia, emoglobina glicata e cortisolo.


  • Probiotici: il duo salva-arterie


Il Bacillus coagulans è uno dei più studiati perché apporta tanti benefici, ha una buona resistenza al pH gastrico e biliare e un’ottima capacità di adesione alla mucosa intestinale. È un Gram-positivo definito sporigeno perché produce in breve tempo milioni di spore per colonizzare l’intestino.

«Ha un’azione anti-colesterolo», premette il professor Salvatore Bardaro. «Riduce, infatti, l’assimilazione dei grassi animali, racchiusi negli alimenti, a livello della parete intestinale, contribuendo così ad abbassare la frazione LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”), la più pericolosa per la salute delle arterie. Inoltre, favorisce la deconiugazione dei sali biliari ostacolando la loro ricaptazione da parte della mucosa intestinale, un altro fattore che diminuisce l’assorbimento del colesterolo. Infine, come dimostrano gli studi del 2018 di Muhammed Majeed, ricercatore indiano, il B. coagulans produce acidi grassi a catena corta, che contrastano naturalmente i lipidi dannosi per la nostra salute».

Un altro probiotico prezioso per chi soffre di ipercolesterolemia è il Lactobacillus reuteri: produce esopolisaccaridi (fibre importanti nella regolazione del metabolismo del colesterolo), che lo “catturano” e ne impediscono l’assorbimento. Inoltre, rompendo i legami chimici degli acidi biliari coniugati, favoriscono l’escrezione del colesterolo nelle feci. «Se vuoi apprezzare i risultati, è bene assumere entrambi i probiotici per almeno tre mesi, tempo necessario per colonizzare tutto l’intestino e consentire loro di espletare l’azione benefica», avverte Bardaro.


  • Probiotici anti-acne ed ezema


Se il microbiota è alterato, la prima a risentirne è la pelle. Acne, rosacea e dermatite atopica possono aggravarsi perché cute e intestino sono connessi e comunicano tra loro attraverso una rete di ormoni, neurotrasmettitori e peptidi. Quando, per esempio, un batterio intestinale come l’Escherichia coli prende il sopravvento, partono reazioni immunitarie e infiammatorie che possono portare alla fioritura di eczemi e brufoletti. Non a caso, le nostre nonne dicevano che per avere una bella pelle bisogna tenere l’intestino pulito.

«Acne e rosacea risentono del Propionibacterium acnes e dello Staphylococcus epidermidis, presenti in modo eccessivo nel microbiota cutaneo», spiega Lozio. «Nella dermatite atopica di bambini e adolescenti, invece, predomina lo Staphylococcus aureus, batterio associato alla comparsa di eczema. La soluzione passa attraverso l’intestino, assumendo per 5 mesi un mix di lattobacilli selezionati: L. acidophilus, L. paracasei, L. rhamnosus, L. reuteri e L. plantarum».

In caso di dermatiti anche la skincare conta, ed esistono linee cosmetiche dedicate. Come Body Vitality di Dibi, che apporta acido ialuronico ad alto peso molecolare, per dissetare la pelle secca, e un mix di lacto-probiotici pronti a rinforzare la barriera cutanea.


  • Probiotici se soffri di colon irritabile

Pancia gonfia, tensione e dolore addominale, con evacuazioni irregolari caratterizzate dall’alternanza di stipsi e diarrea. Chi non ha mai sofferto di questi disturbi, acuiti da stress e una dieta ricca di grassi, fritti e zuccheri? Prima o poi il colon irritabile colpisce tutti.

«Quando predomina la stitichezza, il microbiota registra un grande aumento di Bacilli, mentre se prevale la componente diarroica la colpa è della crescita smisurata di Enterobatteri e Coliformi», spiega il professor Luciano Lozio. «In entrambi i casi, occorre prendere delle misure per fare “piazza pulita” e azzerare la loro crescita incontrollata. A tal proposito, consiglio 10 giorni di Saccharomyces boulardii, un lievito ricavato dal Saccharomyces cerevisiae, usato per fare la birra. Dopo la bonifica, si prendono probiotici diversi contro stipsi o diarrea. Nel primo caso, punta sui Bifidobatteri (B. longum BB536, B. infantis, B. breve e B. bifidum) mentre per ridurre la peristalsi affidati a un mix di Lattobacilli, quali L. paracasei, L. acidophilus NCFM, L. plantarum 299, L. bulgaricus e L. reuteri DSM 17938».


  • Probiotici per cervello giovane e umore al top


Per combattere la depressione, ma anche prevenire le malattie neurodegenerative tipiche della terza età come Morbo di Alzheimer e il Parkinson: sono tanti i campi di applicazione degli psicobiotici, ceppi batterici vivi che influenzano positivamente il sistema nervoso centrale.

«Se moduliamo in modo adeguato la composizione del microbiota intestinale, vengono prodotte delle molecole protettive sul funzionamento del cervello, come gli acidi grassi a catena corta (tra cui spicca l’acido butirrico) e i ligandi del sistema endocannabinoide, fondamentali per mantenere alto il tono dell’umore», spiega il professor Luciano Lozio. «Recenti studi dimostrano che alcuni Bifidobatteri, come il B. longum e il B. bifidum stimolano il BDNF (brainderived neutrophic factor), il fattore neurotrofico cerebrale che fa parte delle neurotrofine, proteine secrete dal sistema nervoso che regolano la crescita e la sopravvivenza dei neuroni, assicurando la plasticità cerebrale. Nelle persone avanti con gli anni possono quindi essere assunti in chiave preventiva per abbassare il rischio di Parkinson e Alzheimer, a cicli di 30 giorni con altrettanti di sospensione».

Riguardo alla depressione, i probiotici più studiati sono il L. Plantarum PS128 e 299v, il Bacillus coagulans e il L. Casei. Tutti lattobacilli che tengono alta la serotonina in modo analogo agli SSRI (inibitori della ricaptazione della serotonina), farmaci antidepressivi molto in uso.


  • Probiotici per cistiti e vaginiti ricorrenti


L’ecosistema vaginale e il suo microbiota variano in base a età, dieta, stress, squilibri ormonali, farmaci assunti (antibiotici e cortisonici in primis), persino rapporti sessuali e diverse fasi del ciclo. Ma è nel periodo post-menopausa che si verificano cambiamenti radicali.

«Il crollo degli estrogeni porta a un assottigliamento delle mucose, a un innalzamento del pH vaginale verso valori basici e, soprattutto, a una diminuzione dei lattobacilli presenti nella flora del tratto urogenitale, che proteggono attivamente dalle infezioni», spiega il dottor Giancarlo Balzano, ginecologo esperto in medicina naturale a Roma. «Di conseguenza, la donna è più soggetta a vaginosi batteriche e a cistiti, perché il microbioma vaginale è identico a quello della vescica urinaria e dell’uretere».

La soluzione? Assumere per 90 giorni un integratore alimentare a base di L. crispatus, il lattobacillo più “performante” in termini di protezione dalle infezioni batteriche, virali e micotiche. Molto più efficace di L. iners e L. jensenii, che pure difendono la vagina dai germi, ma in maniera blanda. E per chi ha il tormentone della Candida albicans? «Meglio le capsule di L. rhamnosus TOM 22.8, probiotico che forma un biofilm protettivo e antinfiammatorio sulle mucose vaginali», risponde Balzano. «Utile associarlo a probiotici acidificanti in ovuli, per ripristinare il pH fisiologico, che vanno però sempre uniti a una cura per bocca: da soli servono a poco».


Baby diarrea & co.

Diarrea da rotavirus, coliche, gonfiore addominale, allergie ed eczemi, sono i problemi più comuni nei bambini piccoli. Probiotici anche per loro? «Gli studi confermano l’utilità di alcuni ceppi non solo in caso di disturbi gastrointestinali ma anche per le infezioni respiratorie virali», spiega il dottor Gregorio Milani, pediatra al Policlinico di Milano e ricercatore. Tra i probiotici più utili nella prima infanzia c’è un trio formato da B. breve M16-V, B. lactis HN019 e L. rhamnosus HN001. Promuove il corretto sviluppo dell’immunità e riduce gli episodi di diarrea e intolleranze alimentari durante lo svezzamento.


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