È come camminare sui carboni ardenti, solo che il bruciore non è dovuto al contatto con la brace o con un altro materiale incandescente. La sindrome dei piedi brucianti (nota anche come sindrome di Grierson-Gopala) fa parte delle cosiddette neuropatie periferiche, un gruppo di malattie caratterizzate dal danneggiamento e, quindi, dal malfunzionamento di quei nervi che connettono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) a muscoli, pelle e organi interni.
«Qui, nello specifico, sono interessate le piccole fibre, in particolare quelle che convogliano la sensibilità dolorifica e termica», spiega il dottor Fabrizio Rasi, neurologo presso i servizi di Neurologia ed Elettromiografia del Primus Forlì Medical Center. «Ogni nervo è costituito dall’associazione di fibre nervose che trasmettono o ricevono precise informazioni, consentendoci di interagire con il mondo esterno: alcune permettono il controllo del movimento, altre sono responsabili della sensibilità tattile, altre ancora ci consentono di percepire il dolore oppure gli stimoli termici».
Altri sintomi della sindrome dei piedi brucianti
In base al loro diametro, le fibre nervose vengono classificate in “piccole” (se inferiori a 5 micrometri, cioè millesimi di millimetro) e “grandi” (se di misura superiore). Mentre le seconde sono rivestite da uno strato lipidico, chiamato mielina, le piccole fibre ne sono prive e per questo sono a trasmissione più lenta, occupandosi di trasferire messaggi riguardanti il dolore, il caldo e il freddo. «Sono proprio queste ultime a essere coinvolte nella sindrome dei piedi brucianti», precisa l’esperto, «e siccome le piccole fibre trasportano anche le informazioni del sistema nervoso vegetativo, i pazienti con la sindrome dei piedi brucianti possono presentare anche occhi secchi, bocca secca, stipsi, disturbi della sudorazione, alterazioni del colore della pelle e ipotensione ortostatica, che consiste in un brusco calo della pressione sanguigna quando si passa dalla posizione seduta o sdraiata a quella eretta». Il sintomo principale, però, è il bruciore dei piedi, localizzato soprattutto a livello plantare, ma che può estendersi anche al dorso del piede, fino alla caviglia, e associarsi a pesantezza, intorpidimento, dolore, ipersensibilità cutanea e formicolio: siccome compare principalmente di notte, talvolta il fastidio può diventare forte al punto da rendere intollerabile anche il semplice contatto con il lenzuolo. «Si parla infatti di allodinia, cioè di dolore suscitato da uno stimolo tattile che normalmente non è in grado di provocare fastidio».
Quali sono le cause
La principale causa della sindrome dei piedi brucianti è rappresentata dal diabete, sia nella sua forma già conclamata sia in termini di pre-malattia (il cosiddetto pre-diabete, dove il valore della glicemia è più alto del normale ma non è ancora patologico). «Altri fattori di rischio sono le malattie della tiroide, la sarcoidosi, le carenze di vitamine del gruppo B, la celiachia, l’esposizione a farmaci neurotossici e l’infezione da HIV», elenca il dottor Rasi. «Inoltre, di recente, si è notato un aumento di casi in seguito all’infezione da Coronavirus, ma anche come complicanza delle vaccinazioni a distanza di 10-15 giorni dall’inoculazione. I motivi non sono ancora chiari, perché il SARS-CoV-2 sfrutta meccanismi tuttora poco noti alla stessa comunità scientifica internazionale».
Come si fa la diagnosi
Non è facile arrivare alla diagnosi, perché un esame come l’elettromiografia – che serve a misurare la velocità di conduzione dell’impulso elettrico lungo i nervi – tende a risultare normale, perché le apparecchiature utilizzate registrano l’attività elettrica nelle fibre più grandi, non in quelle di piccolo calibro che sono coinvolte nella sindrome dei piedi brucianti.
«Solo pochi specialisti sanno sfruttare speciali test vegetativi oppure utilizzare uno stimolo laser per studiarne il percorso lungo i nervi, per cui l’esame principe del settore è una biopsia cutanea che riesca a mostrare come le piccole fibre nervose intradermiche siano rarefatte rispetto alla normalità», riferisce il dottor Rasi. «Ovviamente un occhio esperto deve prima escludere altre patologie che possono arrecare un fastidio simile, anche se di norma meno intenso, come l’insufficienza venosa a carico degli arti inferiori oppure la fascite plantare. Va esclusa anche la sindrome del tunnel tarsale, meno nota della “cugina” sindrome del tunnel carpale, che comporta dolore alla caviglia, al piede e talvolta alle dita causato dalla compressione o dalla lesione del nervo tibiale, che arriva al tallone e alla pianta, accentuato nelle ore notturne. La compressione di isolati piccoli rami nervosi del piede, a seguito dell’uso di calzature inadeguate, può anche essere causa di dolori e parestesie locali».
Come si cura la sindrome dei piedi brucianti
L’approccio terapeutico non prevede l’uso di antinfiammatori o antidolorifici, ma quello di alcuni farmaci antidepressivi e antiepilettici che vanno a spegnere il “corto circuito” generato all’interno delle fibre nervose. «Talvolta si può ricorrere anche ad anestetici locali, come cerotti con lidocaina, mentre una particolare attenzione deve essere rivolta all’uso di oppiacei sintetici e naturali per i potenziali e severi effetti collaterali».
Ci sono rimedi fai da te?
Terapie alternative per la neuropatia a piccole fibre, quali yoga, agopuntura e Tens, devono ancora essere analizzate. Alcune persone, però, trovano sollievo grazie a pediluvi freddi oppure impacchi di ghiaccio, ma si tratta di rimedi tampone, che funzionano nell’immediato, senza risolvere il problema. «Per quanto riguarda le patologie da compressione dei piccoli rami nervosi del piede, l’unico rimedio “naturale” è indossare scarpe comode e plantari idonei, capaci di dare sollievo e migliorare la circolazione sanguigna», conclude l’esperto.
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