di Cinzia Testa
Il 26 novembre è la giornata nazionale del Parkinson, promossa dalla Fondazione Limpe per il Parkinson Onlus e dall’Accademia Limpe-Dismov. Con un messaggio importante: abbattere il muro della solitudine.
Perché è vero che la diagnosi di questa grave malattia neurologica destabilizza. Ma è altrettanto vero che si può trovare un compromesso tra i disturbi che comporta e la vita che continua.
A differenza di un tempo, oggi esistono strategie efficaci per affrontare il problema. L’importante è non isolarsi, ritenendosi “finiti”. Perché non è più così.
Eppure una persona su quattro si vergogna della malattia, come ha dimostrato una ricerca dell’Istituto Eikon Strategic Consuling su web, forum e social network. Per questo il 26 novembre un centinaio di centri sparsi in tutta Italia apriranno le porte a pazienti, familiari e, in generale, a chi vuole avere più informazioni.
Ci saranno anche incontri, mostre, spettacoli teatrali, concerti. Tutte occasioni per accendere una luce in più sul Parkinson e su ciò che aiuta a migliorare la qualità di vita. Come l’importanza dell’attività fisica e il consumo dei cibi giusti, che non interferiscanono con i farmaci. Vediamo perché.
PERCHÉ L’ATTIVITÀ FISICA FA BENE
In chi soffre di Parkinson si altera la capacità di compiere i movimenti automatici, cioè quelli che facciamo senza pensare, come camminare. Ed è per questa ragione che l’andatura diventa lenta e il passo trascinato.
«Oggi è possibile con l’aiuto del fisioterapista, insegnare al paziente a gestire questi comandi automatici, trasformandoli in volontari», spiega Pietro Cortelli, presidente dell’Accademia Limpe-Dismov. «Questo permette anche di praticare un’attività fisica a piacere. Con risultati importanti. Si è visto, infatti, che grazie al movimento migliora l’efficacia dei farmaci». Attenzione, però. Ci vuole costanza: 30 minuti al giorno per cinque giorni alla settimana.
OCCHIO ALLE PROTEINE
Uno dei principi attivi maggiormente utilizzati da chi soffre di Parkinson è il levodopa. Ma questo farmaco “non va d’accordo” con le proteine. Come ha dimostrato in modo definitivo uno studio italiano pubblicato nel mese di luglio 2016 sulla rivista scientifica Clinical Nutrition. «Per chi segue la cura con il levodopa, mangiare troppe proteine animali può comportare un aumento dei tremori e in generale dei sintomi motori», aggiunge il professor Cortelli. «E questo costringe a un aumento del dosaggio del farmaco». Che cosa fare allora? Limitare il consumo di carne, pesce, uova, formaggi: devono essere alternate, variate e mangiate una volta al giorno.
novembre 2016
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