Ogni anno in Italia sono 30mila le persone che ricevono o sostituiscono un pacemaker. Un apparecchio che, nelle sue ultime versioni, ha una dimensione non più grande di una moneta da 2 euro e un sistema wireless che permette di inserire il dispositivo direttamente nella cavità cardiaca attraverso la vena femorale senza alcun intervento sulla cute. Quindi nessuna cicatrice e nessun rischio di infezioni o danneggiamento di cavi, mentre la batteria oggi garantisce un funzionamento di cinque o sei anni. Un risultato straordinario per chi deve convivere con un dispositivo indispensabile a regolarizzare la frequenza cardiaca in presenza di una malattia cardiovascolare. Talmente piccolo e sofisticato da essere del tutto impercettibile e spesso “dimenticato” nella quotidianità.
Pacemaker e smartphone, due tecnologie a confronto
Se il piccolo device cardiaco non si vede e non si percepisce, altrettanto non si può dire dello smartphone. Il dispositivo che ci accompagna in ogni momento della giornata è il nostro più fedele compagno di vita per comunicare, custodire o cercare informazioni.
Cosa hanno in comune pacemaker e smartphone? Entrambi sono espressione di una tecnologia avanzata: il primo genera impulsi elettrici, il secondo emette radiazioni elettromagnetiche e dunque chi è particolarmente apprensivo potrebbe domandarsi se i due device possano in qualche modo interferire tra di loro e andare in conflitto.
Lo abbiamo chiesto a uno dei massimi esperti, il dottor Patrizio Mazzone, direttore della Cardiologia 3- Elettrofisiologia dell’ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano. «I pacemaker sono dispositivi che hanno la funzione di regolare il battito cardiaco e di prevenirne il rallentamento, ovvero le brachicardie», spiega lo specialista.
«L’evoluzione tecnologica degli ultimi 15 anni li ha resi però più sicuri, motivo per il quale i pacemaker di ultima generazione sono affidabili e performanti. Hanno una serie di funzioni: rilevare il battito cardiaco e dare un impulso quando la frequenza scende sottosoglia. Ciò non toglie, però, che altre onde elettromagnetiche potrebbero essere riconosciute come ritmo cardiaco e quindi mandare in “confusione” il pacemaker che verrebbe così inibito. Questa eventualità è rara, quasi eccezionale potrei dire; tuttavia, per una assoluta tranquillità del portatore di pacemaker e dei familiari, sono sufficienti alcune semplici precauzioni».
Una distanza di 15 cm tra smartphone e pacemaker
In particolare Mazzone evidenzia come, in base ai test fatti, una distanza di 15 centimetri tra il telefono e la sede dell’impianto del pacemaker possa essere sufficiente a evitare qualsiasi interferenza.
«Da un punto di vista puramente teorico, dunque, chi indossa un pacemaker non dovrebbe tenere lo smartphone nella tasca interna sinistra della giacca, in prossimità del device cardiaco, ma è meglio posizionarlo nella tasca più distante o tenerlo in una borsa. Nella quotidianità non ci sono altri casi evidenti di possibili conflitti, pertanto i pazienti possono state tranquilli perché l’eventualità che i pacemaker possano essere inibiti o danneggiati da un telefono cellulare è rara, quasi eccezionale».
Meglio auricolare o vivavoce
Anche intrattenersi in lunghe conversazioni telefoniche richiede comunque qualche piccola accortezza in più per il portatore di pacemaker. «Non esiste una vera controindicazione nell’utilizzo dello smartphone sul lato dell’impianto del device cardiaco, che solitamente è il sinistro», fa notare il direttore della Cardiologia 3 dell’Ospedale Niguarda, «ma per tranquillizzare anche i più ansiosi, possiamo suggerire di tenere, durante una conversazione, il cellulare all’orecchio più lontano dalla sede del pacemaker o meglio ancora di utilizzare auricolare o vivavoce».
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