Omeopatia: i 10 falsi miti più diffusi da sfatare

Marco Del Prete, specialista in nefrologia che usa l’omeopatia da decenni, ribatte a critiche e convinzioni diffuse riguardo la regina delle terapie soft in Europa, l’omeopatia



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Usatissima e controversa, l’omeopatia vanta illustri detrattori (come il farmacologo Silvio Garattini, che l’ha definita “acqua fresca”), ma anche tanti medici che, ormai convinti, la utilizzano da anni sui loro pazienti. In Toscana l'omeopatia è persino entrata nei protocolli di gestione del tumore al seno, mentre in Svizzera, Francia e Germania è impiegata anche da medici ospedalieri. In Italia l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) la definisce come medicina a tutti gli effetti, prescrivibile solo dai medici e acquistabile esclusivamente in farmacia.

Però il medicinale omeopatico non contiene il cosiddetto “bugiardino”, cioè le indicazioni sull’uso del principio attivo, le controindicazioni e tutte le specifiche che troviamo in qualsiasi farmaco tradizionale. Perché, dice la direttiva UE, tali medicinali vengono registrati con una procedura semplificata, che non prevede documentazione di efficacia clinica. Sarà anche per queste ragioni che sul tema, nel web, continua a girare di tutto e il contrario di tutto? Abbiamo chiesto a un esperto di fare chiarezza sugli argomenti più dibattuti. Ci risponde Marco Del Prete, specialista in nefrologia, medico omeopata, omotossicologo, agopuntore e presidente della PRM Academy (Physiological Regulating Medicine).


1. L'omeopatia va bene per curare piccoli malanni come il raffreddore

FALSO. Questa è una posizione ideologica frutto di un pregiudizio di base, e cioè che un medicinale omeopatico, essendo diluito nel suo principio attivo in modo infinitesimale, può forse servire per disturbi che guariscono anche da soli e in pochi giorni. Problemi di poco conto, come appunto un raffreddore, che peraltro può essere molto fastidioso e dare tanti sintomi. In realtà, il terreno principe dell’omeopatia sono le malattie più complesse e durevoli, come quelle croniche. Un esempio: le patologie infiammatorie, espressione di questi tempi e sempre più in crescita. Qui le medicine a bassa dose come l’omeopatia e l’omotossicologia (che ne rappresenta un’evoluzione: utilizza composti invece di rimedi singoli) possono fare tantissimo. Ma, è bene sottolinearlo, sempre in parallelo alle cure tradizionali, che l’omeopatia non può sostituire ma ben affiancare.


2. Le dosi dei rimedi omeopatici sono così basse da essere inefficaci

FALSO. Dobbiamo immaginare l’antica omeopatia dell’Ottocento come un albero che nel tempo ha prodotto nuovi rami e foglie. Come l’omotossicologia e i suoi mix di principi attivi (come si dice sopra, al punto 1), ma anche la più moderna Medicina di regolazione, che attraverso le sue molecole usa il linguaggio biologico dell’organismo ed è quindi ideale per gestire, per esempio, il sistema immunitario. L’omeopatia non è quindi “una sola cosa”, e non cura solo singoli malanni. Il linguaggio biologico che utilizza l’organismo, poi, si esprime in minime dosi, spesso simili a quelle utilizzate in omeopatia.


3. Non esistono studi seri che certifichino l’efficacia dell'omeopatia

FALSO. È il pregiudizio più diffuso. Proprio la versione più moderna e recente dell’omeopatia è sbarcata su riviste scientifiche di medicina convenzionale con lavori sperimentali fatti da gruppi di scienziati non omeopati, che però si sono dedicati a queste sperimentazioni. Ma in generale la mole di studi sull’omeopatia esistente, a oggi, è letteralmente enorme. Si parte da studi sulle piante a quelli più complessi e randomizzati come nella medicina tradizionale. C’è da dire che mentre quest’ultima non ha problemi ad arruolare migliaia di pazienti in strutture ospedaliere per fare ricerca, la scienza omeopatica non ha questa forza e questi numeri. Però gli studi ci sono, sono seri e sono infatti pubblicati su riviste con un buon Impact Factor, che è il “bollino di qualità” della ricerca internazionale.


4. In gravidanza i rimedi omeopatici si possono usare sempre

VERO E FALSO. In genere sì, ma ancora una volta dipende dal tipo di rimedio. Oggi l’omeopatia ha una gamma di medicinali così vasta da comprendere anche molecole come gli ormoni, strumenti delicati da utilizzare con prudenza soprattutto nei primi tre mesi di attesa. Però, di converso, ci sono tantissimi farmaci che ormai sappiamo sicuri anche in questi frangenti, e che rappresentano una valida e vasta alternativa a molecole tradizionali che non possono essere usate in questi casi perché tossiche, per esempio per trattare la nausea, la cefalea e la stanchezza. Anche per questi motivi è evidente il perché la legge richieda, anche per i medicinali omeopatici, la prescrizione medica e, aggiungo, un’oculata gestione del paziente soprattutto in certe situazioni. Stesso discorso vale per i neonati e i bambini molto piccoli.


5. L’omeopatia è una brutta copia della fitoterapia

FALSO. Sono due medicine diverse con azioni ed effetti diversi, anche se fra i farmaci omeopatici ci sono anche quelli di origine vegetale. L’iperico, per esempio, che è una delle piante più conosciute in fitoterapia, non può essere somministrato in certe situazioni (come nel caso di uso parallelo di molecole chemioterapiche per i tumori), ma possiamo prescrivere la stessa molecola nelle diluizioni omeopatiche senza pericolo. Ancora una volta è la dose che fa la differenza e, paradossalmente, misura i vantaggi dell’omeopatia in molti campi.


6. L’omeopatia agisce nel tempo e guarisce lentamente

VERO E FALSO. Se siamo di fronte a una malattia acuta e usiamo un farmaco omeopatico adatto (noi diciamo con un buon criterio di similitudine) la risposta del paziente può essere estremamente efficace e anche molto rapida. Certo, è diverso curare un mal di gola o una reazione allergica rispetto a una malattia con un andamento che si protrae nel tempo e ha tendenza alle recidive. In questi casi l’omeopatia deve agire sul terreno della malattia, la base sulla quale il male nasce, cresce e prospera. Ma ci vuole del tempo: funziona, per esempio, come una terapia vaccinale destinata a modificare una sensibilità allergica. Ovviamente non si abbandona mai la terapia tradizionale necessaria.


7. Chi giova dell'omeopatia è “vittima” del cosiddetto effetto placebo

VERO E FALSO. L’effetto placebo consiste nel sentirsi meglio perché si è convinti che il “farmaco” che abbiamo assunto fa bene veramente, e questo succede anche se prendiamo una pillola che contiene una sostanza che non ha nessuna attività farmacologica, non è cioè terapeutica. Si dice che questo effetto di “suggestione” può essere efficace fino al 30% dei casi. L’accusa è che l’omeopatia, quando raggiunge un risultato sperato in una malattia, lo faccia sfruttando appunto l’effetto placebo. La medicina omeopatica in realtà gode di questo effetto esattamente come i farmaci tradizionali, che a volte hanno persino nomi evocativi della guarigione perseguita. Gli studi hanno poi dimostrato che si possono ottenere risultati “terapeutici” solo per il fatto che si è iniziata una cura (persino il colore delle pillole contribuisce a questo effetto), ma non è un “problema” solo dell’omeopatia. Di fatto i farmaci omeopatici hanno una loro attività che si esprime anche in modo diverso a seconda delle molecole usate: Pulsatilla ha effetti diversi da Sulfur e, al di là della possibile “quota dell’effetto placebo”, queste attività sono riconoscibili dal medico e davvero terapeutiche, misurabili con esami ematochimici, analisi di laboratorio e non solo. La suggestione, dunque, può arrivare fino a un certo punto.


8. L’omeopatia è alternativa alla medicina ufficiale

FALSO. Va ribadito: la medicina omeopatica si integra ed è sempre complementare a quella ufficiale. Nessun medico degno di questo nome non utilizzerebbe un antibiotico necessario per impiegare “solo” e in alternativa un farmaco omeopatico. Poi è vero che le malattie si sviluppano in tempi e modi differenti che possono richiedere approcci anche diversi. Durante una terapia integrata, cioè fatta da più tipi di medicine, ci sono momenti di sovrapposizione ma anche di alternanza. Un esempio viene dall’artrite reumatoide, che ha fasi davvero aggressive. Queste si spengono con i farmaci biologici, ma in fase di remissione o di bassa attività di malattia la Medicina complementare ha dimostrato, anche sperimentalmente, di poter mantenere delle prolungate fasi di equilibrio, suggerendo una possibile alternanza tra terapie più rapidamente efficaci e terapie più modulatorie, con un risparmio nei costi e negli effetti collaterali. E poi con l’omeopatia possiamo contenere, per esempio, gli effetti tossici di una terapia tradizionale necessaria ma invasiva: succede per esempio nelle malattie gastroenterologiche o in oncologia. Disintossicare è una delle funzioni principe dell’omeopatia, con una gamma infinita di scelte terapeutiche.


9. I farmaci omeopatici possono interferire con altri medicinali tradizionali

FALSO. Le diluizioni a bassa intensità dei farmaci omeopatici ne garantiscono la grande possibilità di essere sovrapposte come cure ad altre terapie tradizionali. È proprio una caratteristica precisa dell’omeopatia quella di integrarsi con altre terapie senza interferire negativamente con l’azione di queste ultime.


10. L'omeopatia non ha effetti collaterali

VERO E FALSO. Anche l’omeopatia, come ogni terapia, può essere usata male, e quindi dare degli aggravamenti della malattia. Però le dosi dei farmaci omeopatici sono tali da fornire al sistema biologico il modo di reagire e rispondere per tempo anche di fronte a uno sbaglio, e quindi la reazione negativa che si può avere è in genere più modulata, meno aggressiva e quindi riadattabile ai singoli casi. Certo, le diluizioni cambiano, e alcune sono molto vicine alle dosi dei farmaci tradizionali e quindi potenzialmente, in alcune persone, possono dare reazioni allergiche. Nella storia dell’omeopatia ci sono stati farmaci che se somministrati per via parenterale, a bassa diluizione (iniezioni, flebo), potevano comportare un rischio per il paziente: non a caso, questi stessi farmaci oggi vengono utilizzati per via sublinguale. Detto questo, si lavora in genere con dosi biocompatibili, e la maggior parte delle diluizioni sono estremamente sicure, anche nel caso di farmaci somministrati per via parenterale.


25 aziende italiane, 10 milioni di pazienti

L’Italia, insieme alla Germania, all’Austria e alla Francia rappresenta la culla della tradizione omeopatica. «Sono stati i soldati austriaci a farci conoscere questa medicina, nell’800», racconta Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, l’Associazione che in Italia rappresenta le aziende che producono medicinali omeopatici. «All’inizio, parlo degli anni ’70-80, molte erano solo delle farmacie, poi si sono sviluppate diventando anche grandi, persino a livello multinazionale».

Oggi queste realtà dell’industria farmaceutica sono circa 25, e producono medicinali che vengono usati da quasi 10 milioni di italiani, metà dei quali utilizzatori abituali. «Ci sono poi migliaia di medici che scelgono l’omeopatia come medicina integrata a quella tradizionale», spiega Gorga. «In prevalenza sono medici di base e pediatri (1 su 3 prescrive farmaci omeopatici ogni giorno), e molti di loro possono fregiarsi di una sorta di specializzazione perché hanno seguito corsi regolati dalle Regioni e dagli Ordini dei medici, che permettono di iscriversi ad albi ufficiali e fregiarsi della qualifica di medico omeopata».



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