Il mondo che gira all’improvviso, come su una giostra. È la sgradevole sensazione avvertita a causa della neuronite vestibolare, una condizione infiammatoria (di solito unilaterale) che interessa la porzione vestibolare del VIII nervo cranico, verosimilmente per cause virali.
«Il nervo vestibolare è responsabile dell’equilibrio, pertanto questa patologia provoca vertigini ma senza intaccare la capacità uditiva: questo consente di distinguerla dalla labirintite, che invece provoca anche ipoacusia e acufeni», spiega la dottoressa Francesca Caterini, specialista in Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria del Santagostino.
Quali sono i sintomi della neuronite vestibolare
Di solito, l’esordio della neuronite vestibolare è caratterizzato da un forte attacco di vertigini, dove generalmente il movimento percepito è rotatorio, come la sensazione di una trottola o una giostra. «La conseguenza è un corteo di sintomi associati, come nausea, vomito e impossibilità a mantenere la stazione eretta, talvolta accompagnati da instabilità, stordimento e nistagmo, ossia un movimento involontario e incontrollato degli occhi», descrive la dottoressa Caterini.
Tutto questo può manifestarsi in un singolo episodio (di solito il primo è il più violento) oppure in più episodi, che possono persistere per 10-15 giorni, prima di regredire spontaneamente. «Talvolta la neuronite vestibolare può lasciare per diversi mesi alcuni disturbi dell’equilibrio residui, che insorgono quando si muove la testa».
Come si distingue la neuronite dalla labirintite
La neuronite vestibolare può essere facilmente confusa con la labirintite, un’infiammazione dell’orecchio interno, perché le vertigini sono presenti con le stesse caratteristiche.
«In compenso, rispetto a quest’ultima, la neuronite vestibolare non causa ipoacusia o acufeni», tiene a precisare l’esperta. «Si tratta comunque di affezioni strettamente correlate, solo che la neuronite vestibolare coinvolge solo il ramo vestibolare del nervo vestibolococleare, quello che agisce sull’equilibrio, mentre la labirintite compromette entrambi i rami di questo nervo, cocleare e vestibolare, colpendo di conseguenza sia l’equilibrio sia l’udito».
Quali sono le cause della neuronite vestibolare
In genere, la neuronite vestibolare viene interpretata come una malattia infiammatoria virale o post-virale, scatenata, per esempio, a seguito di banali malattie, come raffreddore o influenza, oppure per la riattivazione di un Herpes virus latente. «Nonostante questa sia l’ipotesi più condivisa, di fatto esistono pochi dati a reale sostegno di questa tesi, malgrado l’ampia diffusione della condizione», ammette la dottoressa Caterini.
«Si stima, infatti, che la neuronite vestibolare rappresenti la terza causa più comune di vertigine periferica dopo la vertigine posizionale benigna e la malattia di Ménière. Più raramente, soprattutto nei pazienti anziani, la causa va ricercata nell’ostruzione di una delle piccole arterie che portano il sangue al labirinto o ai nuclei vestibolari».
Chi colpisce più spesso la neuronite vestibolare
Non esistono delle cause predisponenti: la neuronite vestibolare può colpire soggetti di tutte le età, anche se riguarda soprattutto gli adulti tra 30 e 60 anni. Nei bambini, invece, questo disturbo è generalmente associato a una recente infezione virale e può rappresentare tra il 10% e il 13% dei casi di vertigine pediatrica, da differenziare dall’emicrania vestibolare in cui sono sempre presenti vertigini, ma deve coesistere anche una storia di mal di testa o emicrania.
«I soggetti più anziani, magari con una multi-fattorialità per diverse patologie concomitanti, possono al contrario presentare problematiche vascolari croniche con una predisposizione a minime ischemie che possono interessare la zona del nervo vestibolare e i suoi nuclei», sottolinea l’esperta.
In generale, comunque, il rischio di labirintite può aumentare in seguito a stress e affaticamento, abuso di alcool, episodi allergici, recenti malattie virali oppure infezioni respiratorie o dell’orecchio, assunzione di alcuni farmaci (come l’acido acetilsalicilico).
Come si arriva alla diagnosi della neuronite vestibolare
Nella maggior parte dei pazienti, la diagnosi – che solitamente viene fatta per esclusione – può essere confermata con una visita ambulatoriale da uno specialista vestibolare (otorino o neurotologo, specializzato nel sistema nervoso correlato all’orecchio).
«I test che possono aiutare sono un esame clinico della funzionalità vestibolare associato a un esame dell’udito, test vestibolari o dell’equilibrio oppure altri accertamenti utili per determinare se una parte del nervo vestibolococleare è stata danneggiata», racconta Caterini. «Nel caso in cui i sintomi persistano a lungo, si possono richiedere ulteriori accertamenti, solitamente la RMN encefalo con contrasto, per escludere altre patologie, come ictus, trauma cranico, emicrania o tumore al cervello».
Come si cura la neuronite vestibolare
La terapia della neuronite vestibolare prevede il trattamento del capogiro mediante la somministrazione di farmaci antivertigini o sedativi e/o antiemetici (per la nausea e il vomito), ma anche antistaminici e farmaci steroidei, insieme a una riabilitazione vestibolare che deve essere eseguita da un fisioterapista vestibolare nei casi di persistenza dei sintomi. «La terapia è solo sintomatica, cioè serve unicamente per trattare i sintomi associati alla vertigine ed eventualmente la flogosi che ha provocato la neurite», indica l’esperta.
«Attenzione, però: la sospensione dei farmaci ad azione sedativa sul sistema nervoso centrale deve essere precoce dopo la riduzione dei sintomi acuti, per evitare un ritardo nel processo di compenso centrale. La patologia, infatti, si auto-risolve con un compenso messo in atto dal sistema nervoso centrale e stando attenti a riprendere gradualmente le attività, evitando improvvisi cambi di posizione o sforzi fisici. Negli anziani, il decorso può essere più protratto, perché il compenso centrale viene raggiunto nell’arco di mesi».
Quanto tempo occorre per guarire
Una volta che i sintomi gravi sono diminuiti grazie alla terapia farmacologica, solitamente nell’arco di 7-10 giorni, la maggior parte dei pazienti assiste a un recupero lento ma completo nelle settimane successive alla vertigine. «Il recupero è in parte dovuto alla guarigione dell’insulto flogistico delle fibre nervose, ma in gran parte anche ai meccanismi di compenso centrale», illustra la dottoressa Caterini.
«Tuttavia, si possono avere problemi dell’equilibrio che possono durare diversi mesi, ma grazie alla riabilitazione vestibolare la quasi totalità dei pazienti raggiunge uno stato funzionale ottimale entro tre mesi». Naturalmente sono possibili delle recidive, anche se almeno il 95% della neuroniti vestibolari rappresenta un’esperienza unica.
«Se la sintomatologia è ricorrente, diventa essenziale porre una diagnosi differenziale tra forme simili, tra cui la vertigine parossistica benigna, la malattia di Ménière vestibolare e la vertigine emicranica. Infine, il trattamento immediato delle infezioni respiratorie e delle infezioni all’orecchio possono aiutare a prevenire la ricomparsa della neuronite vestibolare».
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