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Metastasi: la radiochirurgia che blocca il tumore

La tecnica, applicata al cervello, dà risultati straordinari: con un solo intervento elimina fino a dieci lesioni metastatiche senza bisturi e anestesia

Foto: iStock



Può colpire con una dose molto elevata di radiazioni fino a dieci metastasi cerebrali contemporaneamente, con una precisione quasi assoluta. Non richiede anestesia o bisturi, e riduce al massimo i tempi della cura. È una particolare tecnica di radiochirurgia, una forma di radioterapia che, applicata al trattamento dei tumori del cervello, vede l’Italia all’avanguardia nel mondo: lo dimostrano i risultati di uno studio condotto da un team di ricercatori coordinati dal professor Filippo Alongi, direttore dell’Unità operativa complessa di radioterapia oncologica dell’Ircss Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), pubblicato sul Journal of Cancer Research and Clinical Oncology.

A due mesi dall’applicazione di questa metodica, nel 99% dei pazienti si è manifestato un arresto della progressione e una remissione parziale o completa di ogni metastasi trattata. E senza effetti collaterali significativi.


Le caratteristiche del nuovo intervento

«Rispetto alla radioterapia tradizionale, questa tecnica permette di indirizzare con precisione un’alta dose di radiazioni verso punti molto circoscritti», spiega Alongi. La sua applicazione più recente ed efficace riguarda i tumori del cervello, che fino a pochissimo tempo fa richiedevano una radioterapia molto più invasiva, con la necessità di effettuare più sedute e apparecchiature che non consentivano l’irradiazione di zone precise, mettendo a rischio tessuti e organi vicini.

«Oggi, invece, una Tac indica in tempo reale al radio-oncologo il punto esatto da trattare. Si può, per esempio, irradiare un piccolo nodulo vicino al nervo ottico senza il minimo rischio di danneggiare la vista», osserva Alongi. Qualche giorno prima della seduta vera e propria, si fa una simulazione: «È un breve incontro con il paziente per individuare con la Tac il punto preciso su cui si dovrà intervenire e per stabilire la posizione esatta che il corpo e la testa dovranno assumere per il trattamento».

Il giorno stabilito, senza bisogno di ricovero, basteranno 10-15 minuti (l’irradiazione dura 3-5 minuti) per eseguire l’intervento. La radiochirurgia al cervello non è, però, possibile per tutti i pazienti: «È efficace soprattutto sui pazienti che non hanno più di dieci metastasi, la cui malattia non è aggressiva e che siano in buono stato di salute», conclude il professor Alongi.



Per gli altri tumori la tecnica tradizionale

La radiochirurgia dà vantaggi importanti anche applicata in altri tipi di tumori. «Nel caso della prostata, per esempio, in determinate situazioni, permette di ridurre a cinque sedute la radioterapia tradizionale che un tempo ne richiedeva 40. Il numero di sedute, in generale, dipende dal tipo di organo colpito, dalla sua biologia e dalla posizione: per il polmone e per il fegato, per esempio, possono bastarne anche tre con dosi di radiazioni concentrate», osserva il professor Filippo Alongi.

«La durata di ogni seduta dipende poi dalla mobilità di certi organi. Durante il trattamento, infatti, il polmone si muove seguendo la respirazione, e il fegato risente dei movimenti dell’intestino, come succede con la prostata».


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Articolo pubblicato nel n° 9 di Starbene in edicola dal 12 febbraio 2019

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