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Modi di dire e salute: anche la scienza li conferma

Le discussioni di coppia avvelenano davvero il sangue? Uno studio americano dice di sì. Ma questa è solo l’ultima delle credenze popolari “promosse” da medici e biologi

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La scienza spesso spiega quello che ci tramandiamo da generazioni come saggezza popolare. Abbiamo individuato sei modi di dire molto conosciuti che hanno trovato riscontro nelle ricerche dei laboratori scientifici.

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ARRABBIARSI FA VENIRE IL SANGUE AMARO

È notizia di pochi giorni fa: i ricercatori americani del Wexner Medical Center dell’Università dell’Ohio, grazie a un esperimento che ha coinvolto 43 coppie di coniugi sani, hanno scoperto che i partner che litigano spesso hanno una maggiore probabilità di soffrire di sindrome dell’intestino permeabile o gocciolante, condizione che favorisce il passaggio nel sangue di batteri e altre sostanze nocive. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Psychoneuroendocrinology.

«Altre ricerche precedenti avevano chiarito che, quando ci arrabbiamo, si verifica una stimolazione della produzione di sali biliari e altre secrezioni gastriche che ci lasciano quella sensazione di amaro in bocca», precisa Carlo Gargiulo, medico di famiglia a Roma.

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VINO ROSSO FA BUON SANGUE

«È stato dimostrato che negli acini dell’uva nera c’è una buona quantità di ferro, sostanza che può contribuire a stimolare la produzione di globuli rossi, rendendo questo frutto utile contro le anemie», precisa Diana Scatozza, medico dietologo a Milano.

Ma il vino rosso è anche una miniera di antiossidanti: queste sostanze, le procianidine, e soprattutto il resveratrolo, costituiscono un ottimo aiuto in caso di malattie cardiovascolari. «È noto il cosiddetto “paradosso francese: i tassi di incidenza delle malattie cardiovascolari come infarto e ictus nella popolazione transalpina, sono tra i più bassi d’Europa, nonostante i francesi seguano un’alimentazione più grassa della nostra (basti pensare ai formaggi e al fegato d’oca). E il merito sarebbe proprio del resveratrolo contenuto in grandi quantità nelle uve rosse molto consumate Oltralpe», precisa la dottoressa Scatozza.

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UNA MELA AL GIORNO TOGLIE IL MEDICO DI TORNO

«Non c’è aspetto della salute per il quale la mela non faccia la sua parte», fa notare la nutrizionista.

Cominciamo dagli antiossidanti: «Grazie ai polifenoli, questo frutto consente di combattere l’eccesso di radicali liberi, le scorie che l’organismo produce e che aumentano in caso, per esempio, di stress (anche fisico). L’insieme dei suoi costituenti (oltre ai polifenoli, le vitamine A, C e B, e la pectina) ha capacità sorprendenti: ricerche hanno dimostrato che una mela al giorno, per esempio, ha effetti sul colesterolo simili a quelli delle statine, i farmaci che vengono prescritti per abbassarlo». Lo ha confermato anche un recente studio pubblicato su The Journal of the Science of Food and Agriculture, secondo cui due mele annurche (originarie del nostro Sud) al giorno per 2 mesi possono ridurre il colesterolo totale dell’8,3%.

Ma non basta: le mele contribuiscono a prevenire il tumore. Una ricerca congiunta tra l’Istituto di scienze dell’alimentazione del Cnr e il Dipartimento di chimica e biologia dell’Università di Salerno (pubblicata su Scientific Reports) conclude che i polifenoli delle mele rallentano il processo di crescita delle cellule tumorali. Va ricordato, però, che le vitamine sono presenti soprattutto nella buccia, che dunque va lavata con la massima cura prima di essere consumata insieme al frutto.

C’è poi la funzione salvadenti: una ricerca spagnola pubblicata sulla rivista Plos One ha dimostrato che mangiare a morsi una mela produce un’immediata riduzione dell’attività batterica simile a quella successiva all’uso di dentifricio e spazzolino.

Infine, i vantaggi per l’intestino: le fibre che contiene, come la pectina, rendono il frutto ideale in caso di stipsi perché favoriscono la peristalsi.

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BERE ACQUA LA MATTINA È GIÀ MEZZA MEDICINA

Mantenere idratato l’organismo è indispensabile in ogni momento della giornata: «Ma al mattino, appena svegli, bere acqua è ancora più utile: facilita la funzione intestinale e preparare l’apparato gastroenterico alla colazione, stimolando la produzione dei succhi gastrici che serviranno per digerire il primo pasto della giornata», spiega il dottor Gargiulo.

In più, si dà una mano al metabolismo stimolandolo a lavorare fino al 24% più velocemente, come ha dimostrato un recente studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. La quantità ideale? Due bicchieri a temperatura ambiente o, meglio, tiepidi: l’acqua riscaldata ha una maggiore funzione emolliente per l’intestino, che si “muove” meglio.

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MORIRE DI CREPACUORE È POSSIBILE

Prendere sottogamba o ridicolizzare i problemi sentimentali è un grave errore. Perché anche chi non è cardiopatico può andare incontro a un problema molto simile, per sintomi e per esito, all’infarto: il crepacuore.

Una ricerca inglese ha evidenziato come nei 30 giorni successivi alla perdita del coniuge, il rischio di morte raddoppi per l’altra metà della coppia: «Si parla di cardiomiopatia da stress, una sindrome che può colpire un partner che ha appena perso l’altro, un genitore che ha visto morire il proprio figlio, un fratello che resta senza sorella. Lo shock che deriva da una grave delusione o da un lutto può provocare in alcune persone una vasocostrizione così forte da causare una fenditura, una crepa nel muscolo cardiaco. Da qui il nome», spiega il dottor Gargiulo.

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DOLORE ALLE ARTICOLAZIONI? STA CAMBIANDO IL TEMPO

La sensazione che i reumatismi compaiano o aumentino quando sta per arrivare il brutto tempo non è un’illusione: «Le persone che soffrono di problemi alle articolazioni hanno una maggiore sensibilità nei confronti dei cambiamenti della pressione atmosferica», conferma il dottor Gargiulo.

La correlazione tra umidità e aumento dei dolori articolari è stata provata dal New England Medical Center di Boston. Tutto partirebbe dai particolari sensori presenti sulle pareti dei vasi sanguigni, chiamati barorecettori, che percepiscono le variazioni della pressione arteriosa. Quando è in arrivo una perturbazione, questi inviano segnali al cervello per regolare il flusso del sangue. Nelle persone che soffrono di malattie reumatiche, questo lavoro dei recettori si avverte di più nei punti già infiammati e accentua il dolore.

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LECCARSI LE FERITE È UN’OTTIMA IDEA

Un piccolo taglio o una banale escoriazione con fuoriuscita di sangue e, subito, si avvicina la ferita alla bocca. Dietro questa reazione istintiva c’è un motivo: uno studio olandese pubblicato sul Faseb Journal, la rivista della Federation of American Societies for Experimental Biology, ha dimostrato che la saliva contiene una proteina chiamata istatina, capace di accelerare la guarigione delle ferite e dotata di proprietà antimicrobiche, quindi disinfettanti.


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Articolo pubblicato sul n. 41 di Starbene in edicola dal 25/9/2018

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