Endometriosi, Michelle Carpente: «Proteggiamo la nostra fertilità»

La diagnosi di endometriosi e poi la scoperta di avere ancora pochi ovociti. L’attrice racconta la propria storia per spronare tutte le donne a non trascurare visite ed esami. Evitando anni di sofferenze e il rischio sterilità



296682

È sorridente e vulcanica Michelle Carpente. In tv aiuta i futuri sposi a organizzare il giorno dei sogni con piccoli budget, nel docu-reality Matrimonio a tutti i costi. Con gioia, sangue freddo da problem solver e tantissima creatività. Ma dietro le telecamere ha una pena che la attanaglia da un po’ e ha deciso di parlarne con noi. Perché endometriosi e menopausa precoce non siano argomenti tabù.

«Ci tengo molto», esordisce l’attrice e conduttrice romana, «perché vorrei che attraverso la mia storia altre donne non diano per scontata la loro fertilità, né pensino che un ciclo doloroso sia normale. Vorrei incoraggiare a controlli medici ricorrenti e tempestivi».

Michelle ha 35 anni e un figlio di 9, che adora. È da un po’ che sta pensando a una nuova maternità, ma l’idea le fa venire un groppo in gola... Andiamo però per gradi. Il primo passo per lei è stato scoprire di soffrire di endometriosi, dopo anni di fortissimi dolori.


Come capita spesso con questa patologia subdola, a lungo trascurata dalla medicina e non facile da riconoscere, la diagnosi non è arrivata subito…

Ho sempre avuto un ciclo mestruale molto doloroso e abbondante, che ha costituito una sorta di handicap. Non riuscivo ad alzarmi dal letto ma mi dicevo che era normale, mi limitavo a prendere antidolorifici, tanto che mi sono assuefatta a due marche di medicinali che oggi non hanno più efficacia su di me.


Poi cos’è successo?

Nel 2021 ho fatto un controllo di routine e mi hanno trovato un polipo all’utero. La ginecologa è stata comunque rincuorante. Dopo l’intervento di rimozione mi ha rassicurato: avrei potuto serenamente provare ad avere una seconda gravidanza. E invece sono arrivati dolori insostenibili.


Racconta…

A ogni ciclo battevo i denti dal male insopportabile, non riuscivo a respirare. Qualcosa di invalidante e aggressivo, mai provato prima, tanto che un volta il mio compagno voleva addirittura allertare il 118. Sono stata io a fermarlo, per quella maledetta tendenza a sminuire certi malesseri: “Cosa gli dici? Che la tua donna ha il ciclo?”.


Hai fatto ulteriori accertamenti?

Sì, ed è solo in quel momento che sono state individuate delle cisti endometriosiche. Dopo una serie di approfondimenti, mi è stato consigliato l’intervento, con conseguente asportazione di tessuto da una delle due ovaie, oltre che di aderenze post cesareo. Dopo l’operazione il male fisico è passato, ma è subentrato un altro tipo di dolore, psicologico: ho deciso di fare ulteriori indagini per capire se avessi potuto avere un altro figlio e lì si è scoperchiato il vaso di Pandora.


Cosa hai scoperto?

Dalle analisi sono emersi valori di prolattina altissima, l’ormone dello stress, e quindi un problema di ipotiroidismo. Ma sono stati destabilizzanti, soprattutto, i risultati di due esami legati alla fertilità: dall’ormone antimulleriano è risultato che ho una bassa riserva ovarica, dall’Fsh (l’ormone follicolo-stimolante) che il mio corpo sta iniziando a far fatica a produrre follicoli, tutte conseguenze degli interventi.

Sinceramente, a poco più di 30 anni, mi aspettavo che, qualora avessi voluto un altro figlio, avrei avuto del tempo davanti. E invece, secondo i medici, oggi sono a un paio d’anni dalla menopausa. Con scarsa possibilità di rimanere incinta in maniera naturale. La notizia mi ha colto alla sprovvista, mi ha fatto molto male.


Hai pensato ad altre strade, tipo alla procreazione medicalmente assistita?

Mi sono rivolta a un centro di PMA e potrei iniziare un percorso di fecondazione assistita, ma al momento ci sto riflettendo: mi sto seriamente domandando se desidero davvero un altro figlio o se mi sembra di volerlo così tanto solo ora che so che sarebbe molto complicato».


Ed è qui che arriva il tuo appello ad altre donne?

Esatto. La scienza è sicuramente dalla mia parte, volendo posso ancora ricorrere ad altri metodi di procreazione. Ma questo perché ho voluto fare indagini approfondite e non mi sono fermata al primo controllo. Vorrei dire alle donne che desiderano avere figli ma magari rimandano il momento per vari motivi, tutti leciti, di non dare per scontato che un domani possano avere una gravidanza, perlomeno in modo naturale. Fate i controlli del caso e, soprattutto, ipotizzate la crioconservazione degli ovociti.


Tuo figlio Daniele oggi ha 9 anni…

Sì, amore di mamma. È un bambino stupendo. È curioso, ama il cinema, la musica, il teatro. Anche avere lui, in verità, non fu semplice e all’epoca avevo 25 anni. Mi hanno poi spiegato che le difficoltà di concepimento sono state causate dall’endometriosi.


Ti è capitato di sentirti sola in tutto questo?

Moltissimo, ancora adesso. Negli ultimi anni mi sono sentita spesso a terra. Come il dolore fisico provocato dall’endometriosi è impossibile da capire per chi non l’ha provato, ugualmente chi non ha difficoltà ad avere figli non può cogliere la sofferenza emotiva di chi presenta problemi di fertilità. Ultimamente, però, mi imbatto in tante storie di donne simili alla mia: credo che non siano incontri casuali, è come se l’universo mi stia facendo una carezza, per invitarmi a non sentirmi più sola.


E hai mai pensato a un supporto psicologico?

Certo. Ho voluto affrontare un percorso terapeutico per essere grata di tutte le cose belle che ho, anche se non dovessi avere altri figli. Volevo evitare di perdere la bussola e che il problema che ho diventi talmente grande da trascurare i miei capisaldi: mio figlio, il mio compagno, le sue figlie, il lavoro, gli amici, una famiglia meravigliosa. Ecco, mi sento davvero fortunata.


Come si cura l'endometriosi: il legame con la fertilità

«L’endometriosi colpisce il 10-15% di donne in età riproduttiva. Essendo una patologia infiammatoria, può interferire sulla fertilità: ne soffre il 30-40% di donne con problemi di concepimento», spiega Nicoletta Di Simone, professore ordinario di Ginecologia ed Ostetricia presso Humanitas University di Milano. «Il tessuto endometriale, invece di trovarsi solo all’interno della cavità uterina, va a localizzarsi in altre sedi quali tube, ovaie, addome, vescica, polmoni».

E lì, dove non dovrebbe essere, risponde alle modifiche che avrebbe nell’utero durante il ciclo, con desquamazione ed emorragie. «I sintomi sono sfumati: dal dolore mestruale a quello durante il sesso, la diuresi, la defecazione, fino al dolore pelvico cronico». Le cure? «Si va dalla terapia ormonale, come per esempio la pillola classica, l’estroprogestinico o solo progestinico, per bloccare il ciclo, o analoghi del GnRH, fino a farmaci che modulano la sintomatologia e integratori che agiscono sull’infiammazione», chiarisce l’esperta.

Si può arrivare all’intervento chirurgico? «Bisogna valutarne utilità e complicanze: nel caso di endometriosi alle ovaie può danneggiare la riserva ovarica», precisa la professoressa Di Simone.


Fai la tua domanda ai nostri esperti

Leggi anche

Endometriosi, un test genetico aiuta a scoprire se si è predisposte

Ciclo doloroso ed endometriosi: che cos'è e come si cura - Video

Endometriosi, una malattia autoimmune? Sintomi, cause, diagnosi e cura