Ha destato preoccupazione la vicenda del piccolo Andrew Velásquez, originario di Oakland, in California, morto all’età di sette anni a causa del Metapneumovirus, una delle cause più comuni di malattie delle vie aeree inferiori nella prima infanzia, che nel caso di Andrew ha “complicato” l’asma di cui il bambino soffriva. «Il Metapneumovirus è simile al virus respiratorio sinciziale e colpisce principalmente le alte vie respiratorie, provocando sintomi che ricordano il comune raffreddore», spiega la dottoressa Federica Poli, specialista in Pneumologia dell’IRCCS Policlinico San Donato di Milano. «Talvolta può coinvolgere anche i tratti più profondi dell’apparato respiratorio, sotto forma di bronchioliti e polmoniti o magari esacerbando l’asma, ma questo vale per tutte le infezioni respiratorie».
Cos’è il Metapneumovirus
Anche se affligge principalmente i bambini, il Metapneumovirus può colpire a qualsiasi età: «Per quanto triste, la notizia di Andrew Velásquez non deve creare allarmismo, perché con questo virus conviviamo da tempo: è stato descritto per la prima volta nel 2001 e oggi sappiamo che circola normalmente fra di noi, soprattutto durante l’inverno e in primavera», descrive la dottoressa Poli. Come accade per i virus simili, si trasmette per droplets, cioè attraverso quelle goccioline di saliva più grandi che si emettono starnutendo, tossendo o semplicemente parlando: «Nella maggior parte dei casi decorre in maniera paucisintomatica, quindi con sintomi lievi, e guarisce spontaneamente senza nessuna cura».
Quali sono i sintomi del Metapneumovirus
Naso chiuso e che cola, tosse, febbre e mal di gola sono i sintomi più comuni del Metapneumovirus, che può diventare più aggressivo nelle persone fragili, come i bambini molto piccoli o quelli prematuri, gli anziani oppure i soggetti gravemente immunodepressi o affetti da malattie polmonari e altre patologie croniche sottostanti.
«Siccome non esiste una terapia specifica, non è necessario arrivare a una diagnosi certa, che può essere utile invece nel caso di un paziente ospedalizzato, in modo da adottare eventuali precauzioni di contenimento del contagio nei confronti degli altri ospiti della struttura», evidenzia l’esperta. «In questo caso, si può ricorrere agli stessi test disponibili per il Covid, ovvero tampone naso-faringeo e test diagnostico molecolare».
Come si cura
Non esistono trattamenti specifici per le infezioni da Metapneumovirus, per cui – oltre a mantenere una buona idratazione – bisogna ricorrere a terapie esclusivamente sintomatiche, mirate quindi ad alleviare i sintomi (come antipiretici, mucolitici e antinfiammatori), mentre la somministrazione di ossigeno supplementare e la ventilazione meccanica sono riservate solo ai casi più gravi.
«In situazioni specifiche, come bambini ospedalizzati con altre gravi patologie, si possono utilizzare degli anticorpi monoclonali, ma si tratta di protocolli molto ristretti», asserisce la dottoressa Poli. «Attualmente non è neppure disponibile un vaccino per proteggersi dall’infezione, quindi l’unica arma a nostra disposizione contro il Metapneumovirus è l’adozione di adeguate prassi igieniche, come mantenere una corretta igiene delle mani ed evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti».
Quando preoccuparsi
Come al solito, serve buonsenso. Non bisogna preoccuparsi di fronte a sintomi lievi da raffreddamento, mentre è bene richiedere un consulto medico se la febbre è incoercibile (cioè intrattabile) o persistente, se compaiono respiro sibilante e dispnea (si fatica a respirare) o se nei bambini si nota una condizione di eccessiva apatia e sonnolenza.
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