di Laura Della Pasqua
1. È vero che c'è un nuovo trattamento per stimolare la produzione di collagene?
2. Perché al calo degli estrogeni si presenta il mal di testa? Cosa posso fare?
3. I miei figli dicono che l'odore della mia pelle è cambiato...
1. È vero che c'è un nuovo trattamento per stimolare la produzione di collagene?
Il collagene è una preziosa proteina presente nel nostro corpo e svolge un ruolo fondamentale per la pelle: agisce come una sorta di cemento, formando un tessuto fibroso che unisce tutta la struttura, conferendo quindi forza, tonicità ed elasticità ai tessuti. Quando il livello di collagene è ottimale, crea un riempitivo naturale, riducendo in modo visibile rughe e linee sottili.
Inoltre, il collagene trattiene l'umidità cutanea, garantendo un'idratazione completa. In questo processo virtuoso entrano in gioco gli ormoni estrogeni, che prodotti dalle ovaie, influenzano i fibroblasti, deputati al metabolismo e alla produzione di collagene, appunto, elastina e acido ialuronico. Con la menopausa gli estrogeni diminuiscono provocando un aumento dei radicali liberi, con danno ai fibroblasti. A partire dalla pre-menopausa il lavoro del fibroblasta si riduce progressivamente. Già dopo i 40 anni si registra una perdita dell’1% all’anno di collagene, arrivando a un brusco calo del 30% durante la menopausa, con proseguimento nella post-menopausa e ulteriore declino quantitativo e qualitativo di collagene, elastina ed acido ialuronico. Si produce quindi meno collagene e quello presente viene danneggiato dai radicali liberi dell’infiammazione, non più contrastata dagli estrogeni, come accade invece quando si è giovani.
A causa del calo del collagene, la pelle perde elasticità e tono mostrando segni di cedimento con approfondimento delle pieghe del viso e delle rughe. Già dalla pre-menopausa la pelle tende a cedere alla forza di gravità scivolando verso il basso, perdendo quel turgore tipico della donna giovane. Con la menopausa ai segni della pre-menopausa si aggiunge un aumento della disidratazione, un maggior rischio di formazione di macchie ipercromiche e ipocromiche e un rallentamento del turnover cellulare che porta a una maggiore opacità della pelle.
Per fare fronte al calo di collagene può essere utile ricorrere alla medicina estetica. Una delle tecniche più innovative è quella che utilizza gli esosomi. Realizzata in Corea, all’avanguardia nella medicina estetica, sta facendo il giro del mondo ed è arrivata anche in Italia.
Anadela Serra Visconti, medico estetico, docente della Scuola internazionale di Medicina Estetica, spiega metodologia e effetti di questo trattamento: «Gli esosomi sono vescicole molto piccole, con un diametro inferiore ai 150 nm, estratte dalle cellule staminali della rosa damascena, con la capacità di muoversi liberamente nel nostro corpo e penetrare la membrana cellulare. La loro superficie è composta da una membrana lipidica che può contenere proteine, DNA, miRNA, RNA, lipidi. Questa loro struttura li rende messaggeri extracellulari in grado di raggiungere cellule molto distanti tra di loro all’interno del nostro corpo. Quindi sono in grado di mandare messaggi ai fibroblasti, ovvero alle cellule deputate alla formazione del collagene e dell’elastina, contribuendo così alla rigenerazione cutanea e al ringiovanimento della parte trattata. Possono inoltre migliorare le macchie senili, conferendo luminosità al viso».
Il trattamento può essere effettuato sul viso e sul décolleté. «Gli esosomi, liofilizzati e conservato in frigo, vengono miscelati al momento dell’utilizzo con acido ialuronico liquido. La tecnica rivitalizzante si divide in due fasi:la pelle viene preparata facendo dei micro-pori tramite sottilissimi aghi. Il tutto in modo assolutamente indolore. Poi la soluzione con esosomi è spalmata e massaggiata sul viso e le parti da trattare, fino ad assorbimento. Il trattamento dura circa un’ora e va ripetuto a distanza di 15 giorni per 3-4 volte in base alle condizioni della pelle. L’effetto dura dai 6 ai 12 mesi ed è consigliato un richiamo a 6 mesi».
Il trattamento «è particolarmente indicato a partire dai 50 anni e per una pelle segnata dall’eccessiva esposizione al sole». Precauzioni post trattamento? «Non bisogna lavare il viso per 24 ore dopo l’applicazione per far agire le sostanze. Nei giorni successivi, applicare la protezione solare alta che è comunque sempre consigliata».
2. Perché al calo degli estrogeni si presenta il mal di testa? Cosa posso fare?
Il mal di testa da calo estrogenico assilla le donne per tutta la vita. Fa parte della fase ovulatoria, prima dei 50 anni quando si presenta due giorni prima del ciclo, o nei primi tre giorni della fase mestruale, in seguito al naturale calo del livello ormonale. Si tratta della cosiddetta emicrania mestruale che, di solito, si ripresenta durante ogni ciclo, con sintomi molto più forti di quelli che si manifestano in altri giorni del mese.
I mal di testa peggiorano quando ci si avvicina alla menopausa, in parte perché in genere le mestruazioni diventano più frequenti e in parte perché si interrompe il normale ciclo ormonale e c’è un calo degli estrogeni. Con la post-menopausa con l’assestamento dell’organismo al nuovo equilibrio ormonale, l’emicrania può migliorare. Questo potrebbe richiedere due o tre anni dopo l'ultima mestruazione. Siccome però la cefalea non è scatenata solo dal calo estrogenico ma anche da altri fattori, alcune donne potrebbero continuare a soffrire di questa patologia. L’emicrania è differente se la menopausa è spontanea o indotta chirurgicamente. Nel primo caso c’è un miglioramento del mal di testa almeno nel 50-60% dei casi. Al contrario se l’interruzione della fertilità avviene per un intervento chirurgico, può verificarsi un peggioramento dell’emicrania. Questo avviene perché in natura il ciclo mestruale è controllato dal cervello, che invia messaggi alle ovaie per stimolare la produzione degli ormoni estrogeni e progesterone. Se l'utero e le ovaie vengono rimossi chirurgicamente, il ciclo ormonale viene interrotto e gli ormoni cerebrali inizialmente vanno in "iperattività" poiché non sono preparati per questa menopausa precoce e quindi si verifica un peggioramento dell’emicrania.
La terapia ormonale sostitutiva può aiutare? Molte donne notano che l'emicrania è più probabile quando hanno vampate di calore e sudorazioni notturne. Poiché la Tos controlla questi sintomi della menopausa, può aiutare a ridurre la probabilità di emicrania. Tuttavia, in alcune donne la terapia ormonale può creare più fluttuazioni ormonali e quindi innescare a sua volta un peggioramento del mal di testa.
Il trattamento farmacologico è identico a quello seguito per le donne non in menopausa e negli uomini.
Se si scelgono rimedi naturali, la prima indicazione è quella di una buona routine del sonno. Alcune donne lamentano la mancanza prolungata di sonno di qualità a causa di vampate di calore e sudorazioni notturne. Queste alterazioni del riposo possono a loro volta portare a uno squilibrio del ritmo sonno-veglia che favorisce proprio lo scatenarsi di frequenti mal di testa.
Ecco alcuni consigli per gestire al meglio il mal di testa. Innanzitutto seguire una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura e fibre e fare attività fisica regolare. Alcuni alimenti e gli alcolici possono contribuire a scatenare il mal di testa. Può essere utile tenere un diario alimentare per individuare le circostanze in cui scatta la cefalea e cercare poi di evitarle. Per rilassarsi sono utili discipline come yoga o meditazione. Per favorire il sonno è fondamentale creare un ambiente confortevole, ben areato, limitare la caffeina prima di coricarsi e preferire tisane rilassanti. Aiutano anche gli esercizi di respirazione perché favoriscono il rilassamento. Il sonno di qualità riduce il rischio di insorgenza del mal di testa.
Estratti di passiflora, melissa, griffonia, valeriana o altre piante che supportano il regolare sonno e il buon umore se il mal di testa è legato all’insonnia. Può essere indicato anche il magnesio come sostegno sia fisico che mentale, anche come potenziale rilassante di nervi e muscoli.
3. I miei figli dicono che l'odore della mia pelle è cambiato...
Il calo degli estrogeni in menopausa ha influenza sulla pelle non solo a livello superficiale, rendendo secca, poco elastica e facilmente predisposta alle rughe ma anche modificandola nell’odore. Il processo, secondo alcuni studi, ha inizio addirittura intorno ai 40 anni.
La molecola 2-Nonenale che si genera nella pelle quando gli acidi grassi della barriera lipidica iniziano a ossidarsi, emana un’essenza poco gradevole che i giapponesi, in genere molto rispettosi dei loro anziani, hanno soprannominato Kareishu, ovvero odore dei nonni. Il processo è naturale, irreversibile e inevitabile. Il corpo umano possiede circa 3 milioni di ghiandole sudoripare, concentrate soprattutto tra piedi, ascelle, mani e aree genitali. Esse sono per la maggior parte responsabili della termoregolazione, e di solito se il nostro corpo comincia ad emettere odori forti e pungenti è dovuto a cambiamenti sottostanti ormonali scanditi dall’età. Per contrastare il cambiamento dell’odore cutaneo è consigliabile un trattamento deodorante senza profumo.
Lavarsi regolarmente con il sapone può impedire l'accumulo di batteri della pelle, quindi rendere meno pungente l'odore quando si suda. Un sapone antibatterico, inoltre, può contribuire ad eliminare maggiormente gli odori più pungenti. Non è necessario fare il bagno o la doccia tutti i giorni, dal momento che la pelle matura è incline a seccarsi. I saponi aggressivi e l’acqua calda possono peggiorare la situazione. La temperatura della doccia non dovrebbe essere bollente e il tempo di permanenza breve. Successivamente vanno applicate lozioni o creme per trattenere l'umidità.