di Laura Della Pasqua
1. Mi hanno detto di evitare il succo di melagrana in menopausa perché fa ingrassare
2. Devo ricominciare a seguire la terapia ormonale sostitutiva? Ho dei dubbi...
3. I medici sospettano che io abbia la fibromialgia. Da che cosa dipende?
1. Mi hanno detto di evitare il succo di melagrana in menopausa perché fa ingrassare
La melagrana è un frutto dal sapore dolce e questo può indurre a pensare che sia anche zuccherino e quindi molto calorico. In media apporta 60 kcal ogni 100 grammi ed è costituita per l'80% di acqua. La consumi tranquillamente, è un frutto come gli altri. In particolare, è utile per favorire l'eliminazione dei liquidi in eccesso, grazie all'alto contenuto di sodio e di potassio; è ricca di antiossidanti (antociani, tannini, polifenoli, flavonoidi), vitamina C, tutte sostanze utili per rallentare l'invecchiamentop e proteggere i vasi sanguigni. È anche fonte di fibre e di minerali.
2. Devo ricominciare a seguire la terapia ormonale sostitutiva? Ho dei dubbi...
Una lettrice ci scrive: “Ho 69 anni, ho sospeso il Livial (una terapia ormonale sostitutiva, ndr) che avevo preso per 9 anni, ma dopo un anno ho dovuto riprenderlo su consiglio della ginecologa, perché erano tornati tutti i sintomi. Ho dei dubbi ma non so cosa fare, ho fatto anche cure con integratori ma non servono a nulla”.
Premesso che è sempre il ginecologo a fare un’attenta valutazione della sua situazione, potrebbe sottoporre alla sua attenzione la terapia con gli ormoni bioidentici. Questi farmaci hanno una struttura chimica e funzionalità identiche a quelle degli ormoni prodotti naturalmente dal corpo umano, il che riduce significativamente (ma non elimina, va ricordato) il rischio di effetti collaterali indesiderati, migliorando la sicurezza e la tollerabilità del trattamento. Considerata la sua età, i disturbi della menopausa che lei ha rilevato sono davvero così invalidanti? È una risposta che solo lei può dare. Gli integratori possono aiutare e dare sollievo, ma certo non risolvono i problemi. È comunque necessario che si esprima uno specialista.
3. I medici sospettano che io abbia la fibromialgia. Da che cosa dipende?
Una lettrice ci scrive che è in menopausa da 18 anni e ora ha dolori diffusi e si sospetta la fibromialgia. Cerchiamo di capire di che cosa si tratta. La fibromialgia è una sindrome le cui cause non sono ancora chiare del tutto. Molti medici concordano nel sostenere che la componente psicologica e psicosomatica è molto forte. Per altri, però, le cause possono essere anche diverse. Può esserci l’ereditarietà, possono influire le malattie reumatiche come l’artrite reumatoide, fratture e traumi ripetuti come dopo un intervento chirurgico o un grave incidente: in questi casi la persona colpita sembra essere più predisposta a questa sindrome. Altre cause sono le malattie virali o infettive delle quali non si riesce a individuare precisamente l’origine e che possono sfociare in dolori muscolari o reumatici. I disturbi psicologici come depressione, ansia o stress, possono fungere da causa scatenante anche di dolori muscolari o osteoarticolari tipici della fibromialgia. Secondo alcuni esperti, la fibromialgia non dipende dalla questione ormonale che porta alla menopausa, tuttavia sembra colpire maggiormente le donne dopo i 50 anni. Le tecniche utilizzate dal fisiatra per tenere sotto controllo la fibromialgia comprendono massaggi, esercizi fisici, rieducazione motoria, idrochinesi e terapie fisiche come la Tens, che si effettua tramite elettrodi posti sul corpo per stimolare le terminazioni nervose, e la TECAR, in cui tramite radiofrequenze viene applicata una frequenza elettromagnetica sui tessuti. A questi trattamenti si aggiungono una serie di esercizi di tipo aerobico, che la paziente può effettuare in autonomia, tra i quali hanno grande importanza gli esercizi di rinforzo muscolare, insegnati in una prima fase dal terapista, e la camminata. La paziente con fibromialgia, infatti, dovrebbe camminare con intensità moderata per circa mezz’ora dalle 2 alle 3 volte a settimana.
La terapia si deve basare su un approccio multidisciplinare che comprende anche un percorso con uno psicologo. Ai pazienti è spesso consigliata un’attività fisica a basso impatto, in quanto la patologia con il movimento si tollera meglio.