Melatonina: cos’è, a cosa serve, quando è utile integrarla

È un ormone che viene spesso integrato per dormire meglio. In realtà, è il medico che deve stabilire se ne abbiamo necessità, indicando anche il prodotto migliore fra i tanti in commercio



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Negli ultimi anni sono aumentati (alcune fonti parlano addirittura del 60 per cento) gli acquisti di integratori per combattere l’insonnia e per sostenere il benessere mentale. Fra i prodotti più gettonati c’è la melatonina, nota per l’aiuto offerto nel favorire il rilassamento e nel regolare il ritmo sonno-veglia.

«Si tratta di un ormone prodotto naturalmente da una ghiandola presente nel nostro cervello, chiamata epifisi o ghiandola pineale», descrive la dottoressa Viviana Contu, responsabile del Centro di prevenzione, medicina e oncologia integrate di Humanitas Gradenigo a Torino. «Il suo rilascio è regolato dalla luce. Durante il giorno, quando la luce colpisce la retina, viene trasmesso un impulso alla ghiandola pineale che blocca la produzione di melatonina; al contrario, di notte, in assenza di luce, la produzione aumenta in maniera esponenziale».

In particolare, la melatonina inizia a essere prodotta dopo il tramonto e sale seguendo una curva che vede il suo picco intorno alle 4 di notte, per poi decrescere velocemente e annullarsi al risveglio, quando iniziano invece a salire i valori di cortisolo.

A cosa serve la melatonina

La melatonina è un importante regolatore del ritmo circadiano, quell’orologio interno – situato nel cervello e tarato sulle 24 ore – che il corpo “consulta” per adottare le adeguate modifiche comportamentali in relazione al trascorrere del tempo.

«Ci dice quando dormire e quando stare svegli, quando mangiare e quando bere, quando produrre la maggiore quantità di urina e come regolare la temperatura corporea, il metabolismo basale, le emozioni e il rilascio di ormoni», illustra la dottoressa Contu. «In questo ritmo circadiano, la funzione principale della melatonina è preparare l’organismo al sonno, ma attenzione: negli individui in buona salute non fa dormire, perché non è un sonnifero».

In altre parole, a differenza dei farmaci ipnoinducenti, la melatonina non fa passare da uno stato di veglia a uno stato di sonno, ma ci prepara semplicemente al riposo. «Aumentando gradualmente nel sangue, lancia un messaggio all’organismo, del tipo: è arrivato il buio, mettiti nella condizione di dormire, fai scendere la temperatura, rallenta il battito cardiaco e così via».

Come cambia la produzione di melatonina nel tempo

La produzione di melatonina varia con l’età: nei bambini è molto scarsa, mentre durante la vita adulta diminuisce progressivamente, contribuendo al problema dell’insonnia e del risveglio precoce, osservati spesso nei soggetti più anziani.

«Inoltre, la secrezione di melatonina ha un andamento stagionale, con cicli di produzione più brevi in estate e più prolungati d’inverno. Questo spiega la maggiore tendenza a essere attivi più a lungo nella bella stagione», tiene a precisare l’esperta.

La corretta produzione di melatonina può essere influenzata anche da alcuni fattori esterni, come l’esposizione serale a luci intense e blu (quelle di computer, cellulari, tablet o TV) e l’attività fisica effettuata nelle ore serali, che tende a incrementare il rilascio di cortisolo e a inibire quello di melatonina.

«Può incidere anche la temperatura esterna, perché un ambiente freddo induce un più agevole rilascio di melatonina, così come il jet-lag e i turni lavorativi notturni oppure fumo, alcol, nicotina e caffeina, sostanze che non hanno un’azione diretta sulla melatonina, ma alterano il sonno attraverso vari meccanismi biochimici che coinvolgono anche il rilascio di quell’ormone», sottolinea la dottoressa Contu.

A cosa serve la melatonina

Oltre a regolare il ciclo sonno-veglia, la melatonina funziona come un orologio biologico per l’organismo, influenzando svariati processi biologici. «Ad esempio, la presenza di recettori per la melatonina in diversi tessuti, come linfonodi, timo e milza, indica un suo possibile ruolo nei processi immunologici», racconta la dottoressa Contu.

«Non a caso, negli esperimenti in vivo, dopo l’asportazione della ghiandola pineale si sono verificati diversi eventi associati a una depressione del sistema immunitario, come la riduzione dei livelli di anticorpi e la diminuzione dell’attività di una sottopopolazione di globuli bianchi presenti nel sangue, detti natural killer, che hanno il compito di uccidere le cellule infettate dai virus e quelle tumorali. Al contrario, l’assunzione di integratori di  melatonina ha ripristinato la risposta immunitaria».

Un aiuto contro l’invecchiamento

La naturale diminuzione dei livelli di melatonina con il progredire dell’età fa ipotizzare anche un suo ruolo nei processi fisiologici e patologici legati all’invecchiamento.

Infine, recenti studi attribuiscono a questo ormone un’attività antiossidante, motivo per cui negli Stati Uniti è esploso l’utilizzo della melatonina come integratore nella medicina anti-aging, anche se sono necessari ancora molti studi sull’uomo (dunque non solo in laboratorio) per confermare un effettivo beneficio in tal senso.

«Peraltro, da qualche anno, la melatonina viene studiata in oncologia perché sembrerebbe supportare i trattamenti antitumorali riducendo gli effetti collaterali e migliorandone l’efficacia. Ma anche qui non ci sono ancora indicazioni conclusive sul tema».

Quando la produzione di melatonina è alterata

Talvolta si può manifestare un difetto di produzione di melatonina da parte della ghiandola pineale, ma anche una distribuzione non corretta della curva di rilascio, magari più spostata verso la seconda parte della notte o, magari, anticipata.

«Il dosaggio della melatonina non rappresenta un esame di routine, per cui è piuttosto difficile fare una classificazione per eccesso o per difetto», racconta l’esperta.

A grandi linee, quando si ha un deficit di melatonina oppure un’alterazione della curva di produzione nelle 24 ore, le conseguenze sono i disturbi del sonno e una maggiore affaticabilità, a cui possono sommarsi conseguenze meno note, come un maggiore appetito diurno, una riduzione delle difese immunitarie e il conseguente maggiore rischio di sviluppare varie patologie, tra cui i tumori.

«Non c’è quasi mai una relazione diretta, nel senso che non è la riduzione di melatonina a causare direttamente queste cose, ma dalla sua carenza possono derivare disturbi del sonno che, a loro volta, determinano i vari rischi», specifica Contu.


Quando serve integrare la melatonina

Partiamo da un concetto: gli integratori sono molecole che, una volta entrate nel corpo, svolgono determinati processi e, dunque, possono essere benefici se prescritti da un medico che ne conosca gli effettivi meccanismi d’azione e che personalizzi la terapia sulla base delle reali necessità del singolo. Diversamente, possono essere del tutto inutili o addirittura dannosi.

«Anche quando si tratta di melatonina, quindi, l’integrazione non deve mai essere auto-prescritta se c’è un disturbo né deve essere fatta perché va di moda», specifica l’esperta.

Detto ciò, ci sono situazioni in cui l’integrazione di melatonina dovrebbe essere presa in considerazione anche senza un dosaggio dell’ormone e in autonomia: jet-lag (assumere la melatonina “mimando” gradualmente il ritmo circadiano del luogo verso cui ci siamo dirigendo può migliorare i sintomi causati dalla variazione di fuso orario), disturbi del sonno dovuti ai turni di lavoro notturno, disturbi del sonno nei ciechi (la melatonina può contribuire a ristabilire il ritmo circadiano in quei soggetti che, totalmente privi della vista, non hanno l’ausilio della luce per orientare l’orologio biologico), disturbi del ciclo sonno-veglia nei bambini con disabilità (in questo caso, previa valutazione pediatrica).

Quale integratore di melatonina scegliere

In tutti questi casi, la qualità del prodotto è prioritaria. «Alcuni sono pessimi, altri molto validi: solo un medico può stabilirlo. Inoltre, a seconda delle situazioni, andrebbe valutato se assumere unicamente la melatonina o un’associazione di molecole ad azione sinergica, così da potenziare reciprocamente gli effetti di ciascun ingrediente», conclude la dottoressa Contu.

In generale, non ci sono controindicazioni assolute all’integrazione di melatonina, non ci sono effetti collaterali da eccesso né possibili tossicità documentate, anche se un’assunzione inadeguata può compromettere il normale ritmo circadiano dell’ormone naturale. «Relativamente al dosaggio, infine, i prodotti in commercio in Italia non contengono mai più di 1 mg di melatonina, mentre gli studi sono quasi sempre fatti su dosaggi maggiori, che richiedono una prescrizione medica».


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