Non ha il camice bianco né una laurea in medicina. Eppure il “dottor Internet” è lo specialista più consultato del pianeta. Ogni anno, solo in Italia, vengono effettuati 4 miliardi di ricerche online in tema di salute: oltre la metà degli utenti (55%) cerca notizie su patologie, sintomi e terapie, mentre il 25% si informa sui principali servizi della sanità, come ospedali o laboratori diagnostici.
I dati emergono da una ricerca dell’azienda di consulenza Bain & Company, realizzata in collaborazione con Google, che mostra come la salute passi sempre di più attraverso la grande rete. «Ovviamente, navigare in Internet è come viaggiare per mare: bisogna avere precisi punti di riferimento e strumenti utili per potersi orientare», commenta Gerardo D’Amico, giornalista e autore del libro, fresco di stampa, Dottor Web & Mister Truffa. Come Internet ti ruba salute e soldi (disponibile su Amazon e Kobo, 14,56 € la versione cartacea, 9,99 € per l’e-book).
«Il rischio, altrimenti, è quello di incappare in notizie false, teorie strampalate o addirittura di trasformarsi in worried well, come gli inglesi amano definire i soggetti sani che si convincono di essere malati proprio sulla base delle informazioni reperite in rete». Ecco, allora, che diventa fondamentale sapersi destreggiare in un mondo così grande e pieno di insidie.
Ricerche, come condurle
Primo punto: servono buone domande per ottenere risposte valide. E allora come si formula un quesito efficace sul web? Uno stesso argomento, per esempio il mal di testa, può essere affrontato in tanti modi. Cosa lo provoca? Quali sono le terapie disponibili? È un problema acuto o cronico? Può nascondere malattie più gravi? È colpa dello stress? «A seconda della chiave di interesse, è possibile elaborare una ricerca chiara, semplice, precisa. Possiamo anche usare Google Translate (translate.google.com) per tradurre in altre lingue le parole principali: mal di testa diventa “headache” in inglese, “dolor de cabeza” in spagnolo... Così, avremo modo di estendere la nostra ricerca a siti internazionali, confrontando più articoli», consiglia Gerardo D’Amico.
Attenzione a chi “parla”
Seconda questione: come capire se le informazioni sono attendibili? A grandi linee, ci si può fidare se le notizie arrivano da ospedali, società scientifiche, enti istituzionali, istituti di ricerca e ordini professionali. Normalmente, in queste realtà, il “semaforo verde” si accende solo sulle informazioni medico-scientifiche che presentano le credenziali giuste, cioè frutto di studi ampi e documentati.
«Meglio diffidare di chi afferma di aver scoperto cure miracolose, solitamente vendute a caro prezzo; di chi propone soluzioni facili o rimedi universali; di chi si esprime con terminologie imprecise; di chi usa metodi non codificati, poco trasparenti e irripetibili; di chi segue una logica inconsistente mettendo in discussione la scienza ufficiale», commenta D’Amico.
Un’altra regola utile è verificare se il sito su cui stiamo navigando riporta chiaramente il nome dei proprietari. Normalmente, nella sezione “chi siamo” è possibile trovare maggiori informazioni sulla fonte delle notizie (come l’editore nel caso di una rivista online, oppure l’associazione o l’ente quando si tratta di comunicati stampa): la presenza di uno staff garantisce che le informazioni siano equilibrate e condivise da più esperti, responsabili della correttezza del sito.
«Altrettanto importante è verificare la data dell’ultimo aggiornamento per assicurarsi che il portale contenga informazioni recenti: le scoperte scientifiche e i progressi in ambito medico sono velocissimi, al punto che le evidenze possono cambiare anche in tempi brevi», suggerisce il giornalista. Un ulteriore elemento di qualità è la presenza di una dichiarazione di disconoscimento, che segnala come il sito web abbia esclusivamente scopo informativo e non intenda sostituirsi ai consigli del medico.
Forum e gruppi di discussione: occhio a chi va contro la scienza
Fra i punti di forza di Internet c’è la possibilità di scambiare informazioni con altri utenti, chiedere opinioni e consigli, condividere preoccupazioni con chi ha avuto esperienze simili alla propria. «Nella maggior parte dei forum, però, non c’è la supervisione di un medico perché di solito questi gruppi vengono gestiti da persone “comuni”, che hanno avuto un’esperienza diretta rispetto all’argomento trattato», interviene il professor Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria.
«Bisogna diffidare degli interlocutori privi di nome e qualifica, soprattutto quando avanzano teorie in netto contrasto con la scienza ufficiale: i vaccini fanno male, alcuni farmaci sono dannosi, gravi malattie si possono curare con rimedi naturali, energie vitali... E tutto ciò senza fornire alcuna prova scientifica». Di fronte a qualsiasi informazione o notizia che può portare a una decisione importante per la salute, come l’eliminazione di un alimento dalla dieta o l’adozione di una terapia rivoluzionaria, bisogna cercare un confronto sui siti istituzionali.
Un capitolo a parte è rappresentato dai servizi di consulenza online offerti, di solito gratuitamente, da esperti che hanno scelto di contribuire al miglioramento dell’informazione scientifica: «Anche in questo caso, però, non è tutto oro quello che luccica», avverte il dottor Villani. «I pareri ricevuti via web non possono e non devono mai sostituire un confronto diretto con lo specialista».
Attenzione alla cybercondria
Qualunque sia la fonte online, è sempre bene non fare autodiagnosi. Eppure, il bisogno di incasellare il proprio malessere e dargli un’etichetta ha determinato la diffusione di un nuovo fenomeno battezzato come cybercondria. Gli ipocondriaci virtuali sono ansiosi, al punto che un semplice mal di gola si trasforma in tumore e un dolore intercostale in infarto, perché sulla rete è facile imbattersi in diagnosi di malattie incurabili e potenzialmente mortali.
«In Italia manca la cultura scientifica, per cui le persone faticano a distinguere ciò che è utile o veritiero da quello che non lo è», sottolinea il professor Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri a Milano. «La scienza dovrebbe entrare nel mondo della scuola accanto alle altre discipline, in modo da formare cittadini in grado di usare Internet per approfondire alcuni aspetti di un problema o una malattia, ma senza cadere nella rete di credenze pseudoscientifiche, medicine alternative o interessi economici veicolati da notizie distorte». Oggi, sul web, ci si imbatte in battaglie mosse da motivazioni ideologiche o interessi finanziari: «Un giorno è il turno della carne rossa, quello dopo dell’olio di palma, e così via. Le logiche del mercato guidano un’estenuante corsa alla salute. E se non siamo in grado di dominare il mercato, finiremo per esserne dominati», conclude l’esperto.
Il portale certificato
Lo scorso anno la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha creato il portale dottoremaeveroche.it, nato con l’intento di offrire dati e indicazioni accessibili, trasparenti e scientificamente solide di fronte al mare in tempesta della disinformazione. All’interno del sito è possibile trovare risposte semplici e argomentate alle domande più comuni in tema di salute, in modo da evitare comportamenti errati e dannosi.
Sul web occhio anche ai farmaci
Acquistare online i medicinali è certamente conveniente, ma può nascondere delle insidie. C’è il rischio di imbattersi in farmaci contraffatti, la cui pericolosità può riguardare tutti i loro componenti (come principi attivi, eccipienti, confezionamento), che possono rivelarsi inefficaci o addirittura tossici. Chi non vuole ricorrere ai canali tradizionali, ovvero farmacie e parafarmacie presenti sul territorio, dovrebbe acquistare medicinali online solo ed esclusivamente attraverso i siti web autorizzati alla vendita, contrassegnati dal bollino di sicurezza: una croce bianca che ha come sfondo tre strisce verdi e una grigia, accompagnata da un piccolo tricolore.
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Articolo pubblicato sul n. 32 di Starbene in edicola dal 23 luglio 2019