Il problema è in crescita. «Nei Paesi occidentali, Italia compresa, la malattia diverticolare è in continuo aumento», avverte il professor Pierpaolo Sileri, primario dell’Unità di chirurgia colonproctologica e malattie infiammatorie croniche intestinali dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
I dati snocciolati dall’esperto parlano chiaro: «La percentuale di persone che presenta i diverticoli segue le decadi della vita. Intorno ai 50 anni li ha il 40-50% della popolazione, quota che a 70-80 anni sale al 70-80%», continua il chirurgo dell’apparato digerente.
Sul banco degli imputati alimentazione e chili di troppo
I numeri sono destinati a lievitare: «Vediamo un aumento della malattia diverticolare anche nelle persone sotto i 30 anni, in una percentuale ancora molto bassa (intorno all’1-3%) ma comunque in crescita. Questo è legato al cambiamento delle abitudini alimentari, soprattutto nei giovani, che risente di una diminuzione di fibre nella dieta a favore di cibi più raffinati e all’aumento di sovrappeso e obesità», prosegue il professor Sileri.
Intanto aumentano anche i ricoveri, con un rialzo annuale del 2-3% circa. Ma le buone notizie ci sono: «Oggi la chirurgia mininvasiva viene largamente impiegata e riusciamo sempre di più a garantire questo tipo di intervento anche in urgenza», afferma l’esperto.
Non solo: «Grazie soprattutto al miglioramento della diagnostica, alla TAC e al perfezionamento della parte radiologica, siamo in grado di individuare quale paziente avrà bisogno di un intervento chirurgico e a definire in maniera accurata il percorso medico da seguire se invece non deve ricorrere all’operazione».
Nemici per caso
Ma cosa sono i diverticoli? «Si tratta di estroflessioni della mucosa intestinale, localizzate soprattutto nel sigma (il tratto preterminale del colon). Hanno la forma di una tasca, dove possono accumularsi materiali di scarto come le feci, e nel tempo tendono a ingrandirsi sempre di più», spiega il professor Sileri.
«Spesso vengono scoperti per caso durante una visita diagnostica, prevalentemente una colonscopia, eseguita per altre ragioni. Nella maggioranza dei casi, la malattia diverticolare rimane silente e soltanto il 15-20% dei pazienti avverte dei sintomi, come irregolarità intestinali e dolori addominali. Si tratta di segnali che si sovrappongono a quelli del colon irritabile, perciò è molto difficile riuscire a distinguerne la causa», continua l’esperto.
Quando la situazione si complica
Nell’1-3% dei casi la malattia diverticolare può sfociare in una complicanza. «La più comune è la diverticolite acuta, cioè l’infiammazione dei diverticoli, che si manifesta con dolore, gonfiore e crampi localizzati nella zona dell’addome in basso a sinistra, febbre e diarrea. Il problema è dovuto a un aumento della pressione all’interno del diverticolo che determina un’alterazione della mucosa dell’intestino accompagnata, di solito, da una flora intestinale in cattive condizioni. La maggior parte delle volte, in questi casi si interviene somministrando al paziente una duplice terapia a base di antibiotici a largo spettro (i più utilizzati sono metronidazolo, chinolonici e cefalosporine) in grado di “raffreddare” il processo infiammatorio, da seguire per non meno di 5 giorni nelle forme molto lievi e 10-12 giorni in quelle più aggressive», spiega l’esperto.
Le prime possono essere trattate a casa, quelle di maggiore gravità in ospedale. Un’altra complicazione, meno comune, è il sanguinamento: «Si tratta di un fenomeno più frequente nelle persone anziane poiché, di solito, queste seguono più spesso terapie a base di anticoagulanti o antiaggreganti, condizione che rende il sangue più fluido. È molto raro che compaia assieme alla diverticolite ma quando capita, superata la fase acuta è necessario indagare il prima possibile, per escludere altre malattie più gravi», raccomanda Sileri.
L’antibiotico “preventivo”
Per i pazienti che sanno di avere i diverticoli e vogliono evitare complicazioni, un aiuto arriva dai farmaci. «Si tratta di un antibiotico a base di rifaximina che agisce all’interno del lume intestinale ed è in grado di ridurre notevolmente le chance di riportare diverticoliti acute o ricorrenti. Va assunto per tutta la vita, ogni 8 ore per 5-7 giorni al mese (salvo diversa prescrizione medica) ed è in grado di equilibrare la flora intestinale», spiega il professor Pierpaolo Sileri.
Quando serve l’intervento
Nei casi di diverticolite particolarmente severi può essere necessario l’intervento chirurgico: «Eseguito in anestesia generale, lo specialista inserisce una telecamera attraverso l’ombelico del paziente e, tramite tre piccoli fori delle dimensioni di 5-10 mm praticati sull’addome, introduce degli strumenti per asportare il colon malato, seguendo le immagini proiettate su uno schermo. Infine, procede a ricucire i due capi dell’intestino. L’intervento dura 2 ore e mezzo, che possono diventare 3 nei casi un più seri. Il paziente resta ricoverato in ospedale per altri 7 giorni al massimo, quindi rientra a casa. E, nel giro di 15-20 giorni può tornare a una vita normale, facendo attenzione a evitare sforzi fisici impegnativi», spiega il professor Pierpaolo Sileri.
«Dopo l’operazione il paziente risulta clinicamente guarito ed è estremamente raro, se non eccezionale, che nell’arco della sua vita abbia una diverticolite o complicanze legate a eventuali diverticoli residui».
Per intervenite e giocare d'anticipo
Se scopri di avere i diverticoli, oppure vuoi prevenirne la formazione, metti in pratica questi semplici suggerimenti: «Occorre innanzitutto seguire una dieta bilanciata e particolarmente ricca di fibre, perciò largo a frutta e verdura, da accompagnare sempre a molta acqua», raccomanda il professor Pierpaolo Sileri.
Le dosi? «Almeno un litro e mezzo o, possibilmente, due al giorno, affinché possa essere trattenuta dalle fibre all'interno del lume intestinale. Altrimenti si rischia di non avere un transito eccellente», suggerisce l’esperto. «Occorre poi fare esercizio fisico, va bene qualsiasi attività, a un ritmo moderato, che permetta di mantenere il peso sotto controllo poiché l’obesità predispone alla malattia diverticolare».
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