Con le spremute combatti (ma non previeni) l’influenza
Fare il pieno di vitamina C serve davvero a tenere alla larga l’influenza? Qui la faccenda si fa controversa. Per difendersi dall’attacco dei virus durante la brutta stagione, la saggezza popolare ci ha sempre raccomandato di consumare tanta frutta e verdura, specie quella con un alto contenuto di vitamina C, come agrumi, kiwi, cavoli, broccoli. E, in effetti, molti medici concordano pienamente sugli effetti benefici delle spremute d’arancia.
Di recente, però, l’analisi di una trentina di studi su questo argomento da parte dell’Australian National University di Canberra in collaborazione con i colleghi finlandesi dell’Università di Helsinki ha concluso che alte dosi di vitamina C non proteggerebbero dal contagio dei virus influenzali o parainfluenzali. A quanto pare, chi pensa di difendersi puntando su una montagna di arance avrebbe le stesse probabilità di ammalarsi di chi non ne consuma affatto.
«Ma l’efficacia della vitamina C è dimostrata, quantomeno sul piano della durata della malattia. Si è visto che assumendo anche solo 60-90 mg al giorno di vitamina C (l’equivalente del contenuto di un’arancia), e comunque non più di 180 mg al dì, il decorso dell’influenza si riduce a cinque giorni, contro la media classica di una settimana», commenta il dottor Fabrizio Pregliasco, noto virologo e ricercatore del dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano.