Colonnina di mercurio in discesa, umidità in aumento e un esercito di virus da affrontare: con l’arrivo della brutta stagione per la salute sono dolori.
L’elenco dei malanni in agguato è guidato dal raffreddore che, come ogni anno, colpirà più della metà della popolazione. Immancabile anche l’ondata influenzale: «La stagione 2018-19 si stima che metterà a letto almeno 5 milioni di italiani. Inoltre, nell’aria circoleranno altri 262 virus respiratori responsabili di forme parainfluenzali, destinate a imperversare nei mesi freddi», mette in guardia il professor Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano.
Senza dimenticare che gelo e umidità sono gli alleati perfetti per i disturbi cronici come l’artrosi ma anche di alcuni problemi circolatori.
Con l’aiuto dei nostri esperti abbiamo stilato una guida per aiutarti a mantenere alta la guardia e, in caso di problemi, intervenire con le strategie più efficaci.
Bagni e lavaggi nasali contro le malattie da raffreddamento
Nell’arco dei mesi freddi il 15% degli adulti colleziona 3 raffreddori, mentre per i più piccoli si arriva a quota 6-10.
«Colpa delle ben 200 varianti di rinovirus che circolano nell’aria», precisa Fabrizio Pregliasco. «Inoltre, è quasi sempre di origine virale anche il mal di gola, la cui via di contagio sono le piccole goccioline di saliva che si emettono mentre si parla. Il sintomo di queste infezioni? È la tosse, meccanismo con cui l’organismo cerca di allontanare gli ospiti indesiderati dalle vie aeree. Proprio come il naso che cola: l’aumento del muco, infatti, serve per intrappolare i virus ma quando la secrezione ristagna può trasformarsi in un terreno su cui i germi possono proliferare. Così, un “banale” raffreddore che di solito si risolve da solo nel giro di 5-7 giorni, può complicarsi in una sinusite o in un'otite», continua l’esperto.
«Per mantenere pulite le vie aeree, quindi, ai primi accenni di raffreddamento ok a lavaggi nasali con soluzioni saline isotoniche, da ripetere anche 3-4 volte al giorno», suggerisce il professor Fabio Beatrice, direttore della struttura complessa di otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino. «Inoltre, è importante munirsi in casa di un vaporizzatore, in modo da alzare il tasso d’umidità attorno al 50% (percentuale che fluidifica) e bere di più: acqua, tè, spremute e tisane agiscono da mucolitici e sono benefici anche per il mal di gola perché allontanano le sostanze irritanti responsabili del bruciore», continua l’esperto.
Quindi, prima di andare a letto concediti un bagno caldo di 10 minuti: «Aiuta a “stappare” il naso e addolcisce la tosse, ma perché sia efficace è importante riempire la stanza di vapore facendo scorrere l’acqua prima di immergersi nella vasca, in modo da creare una sorta di effetto bagno turco».
Se il naso è irrimediabilmente chiuso, si possono anche utilizzare spray nasali vasocostrittori che favoriscono la normale respirazione, ma attenzione perché non vanno usati per più di 5 giorni: «Se si esagera, a causa di un effetto boomerang la congestione aumenta e la respirazione nasale si fa ancora più difficile», mette in guardia il dottor Beatrice.
«Per ridurre gli accessi di tosse, invece, ok a sciroppi, bustine o pastiglie che contengono sostanze sedative come la cloperastina o la levodropizoina, in grado di ridurre gli accessi. Mentre se è il mal di gola a creare i maggiori problemi si possono utilizzare collutori o caramelle a base di antisettici orali, capaci di contrastare il bruciore. Nel caso tornano utili anche gli integratori di vitamine C e A, che aiutano a riparare i danni subiti dalle mucose della gola per colpa delle aggressioni virali», assicura l’otorinolaringoiatra.
Antibiotici e cortisone per contrastare otite e sinusite
L’orecchio e i seni, piccole “cavità” scavate all’interno dello scheletro del cranio, sono in comunicazione con il naso da cui ricevono aria. Quando però le fosse nasali sono tappate e il muco ristagna, la loro aerazione va in tilt e i germi possono proliferare, dando il via a otiti e sinusiti, infezioni che nella brutta stagione si stima colpiscano ogni anno un italiano su 10.
«Nel primo caso, i sintomi d’allarme sono una sensazione di orecchio ovattato e dolore; nel secondo, invece, una secrezione giallo verdastra che cola dal naso e un mal di testa localizzato sopra la radice del naso, o appena sotto le orbite degli occhi, che peggiora premendo le mascelle, o l’area sopra le sopracciglia», spiega Fabio Beatrice.
Alle prime avvisaglie vai dal medico: «Di solito l’otite si risolve da sola con la riapertura della tuba di Eustachio (il canale attraverso cui l’orecchio riceve aria dal naso), processo che è favorito dall’utilizzo di soluzioni isotoniche. In alcuni casi, invece, si risolve dopo la rottura spontanea del timpano e la fuoriuscita dei liquidi che ristagnano nell’orecchio medio, responsabili dell’infezione. Per facilitare la guarigione è necessario ricorrere a farmaci prescritti dall’esperto come cortisonici e antibiotici, per ridurre il dolore e sconfiggere l’infezione. No, invece agli aerosol: possono congestionare la mucosa del naso e peggiorare la situazione; inoltre, vanno evitate anche le gocce antalgiche da instillare nell’orecchio, poiché possono facilitare la perforazione del timpano. Subito dal medico anche in caso di sinusite: per risolvere quest’infezione sono necessari cortisonici, antibiotici e, eventualmente, spray a base di vasocostrittori che facilitano il ripristino dell’aerazione dei seni».
Tanto riposo, zero stress e brodo di pollo contro l'influenza
È il malanno tipico della brutta stagione: imperversa soprattutto da dicembre in poi ed è riconoscibile dalle sindromi parainfluenzali o dal “semplice” raffreddore perché si presenta con 3 sintomi associati: febbre elevata (38 °C e oltre) dolori a muscoli e articolazioni e almeno un disturbo respiratorio come tosse, naso che cola o mal di gola.
«Il contagio avviene per via aerea e si trasmette attraverso starnuti, colpi di tosse oppure toccando con le mani oggetti contaminati da secrezioni infette», avverte il dottor Fabrizio Pregliasco. «Quando ci si ammala, bisogna riposare e rimanere al caldo per almeno 2-3 giorni. La guarigione è infatti garantita dal sistema immunitario, che lavora meglio con temperature tiepide e senza inutili stress. Per ridurre i sintomi si può ricorrere ai farmaci da banco: compresse, gocce o supposte a base di paracetamolo, utili per abbassare la febbre e ridurre i dolori muscolo-articolari. Oppure agli antinfiammatori a base di acido acetilsalicilico o ketoprofene e, se necessario, a sciroppi contro la tosse e vasocostrittori per contrastare la congestione nasale».
Non solo farmaci, però: «È anche utile utilizzare integratori a base di zinco, minerale con un’attività antivirale che accelera la guarigione», sottolinea il virologo.
Infine, poiché questa malattia rende inappetenti, è consigliabile sforzarsi un po’ all’ora di pranzo e consumare del brodo di pollo: «Grazie al suo contenuto proteico dà energia e, allo stesso tempo, facilita la ricostruzione delle cellule danneggiate dai virus».
Stretching e terapie naturali sciolgono le rigidità articolari
Con l’arrivo della brutta stagione, guai in vista anche per i 4 milioni di italiani che soffrono di artrosi.
«È soprattutto il freddo, unito a un alto tasso di umidità, tipico delle giornate di nebbia o pioggia, a peggiorare la situazione», avverte il dottor Luca Bertini, specialista in ortopedia e traumatologia ed esperto di medicina naturale a Pisa. «Queste condizioni meteo riducono l’irrorazione sanguigna delle articolazioni e provocano delle contrazioni muscolari in grado di rendere ancora più rigide e doloranti spalle, schiena e ginocchia già colpite dall’artrosi».
Il primo step per correre ai ripari? «Utilizza polsini, ginocchiere o cinture lombari di lana, per tenere al caldo le zone a rischio». Quindi, largo anche a qualche semplice esercizio di stretching, da eseguire ogni mattina: «Chi desidera sciogliere le vertebre della parte bassa della colonna, per esempio, mentre è ancora disteso a letto può piegare le gambe a 90°, afferrare le ginocchia con le mani, portarle lentamente verso il petto e poi ritornare nella posizione di partenza, ripetendo il movimento una decina di volte». Per dare maggiore mobilità a caviglie e polsi, siediti su una sedia e falle ruotare in senso orario e antiorario, sempre per 10 volte. «Quando invece è il collo ad essere rigido, immagina di disegnare con la punta del naso dei grossi numeri nell’aria, partendo da zero e arrivando a 9, muovendoti con lentezza e senza raggiungere la soglia del dolore».
Se nonostante questi accorgimenti il dolore articolare si fa ugualmente sentire puoi assumere un antinfiammatorio non steroideo, a base per esempio di acido acetilsalicilico, ketoprofene o ibuprofene. Nel momento in cui rigidità e dolore si fanno particolarmente intensi, è consigliabile eseguire delle sedute di fisioterapia che prevedano esercizi in acqua calda (meglio se termale e di tipo sulfurea), o sottoporsi a cicli di terapie fisiche (come laserterapia, tecarterapia, ionoforesi o ultrasuoni, per esempio), che disinfiammano le articolazioni e garantiscono un effetto antalgico.
In alternativa, largo a una decina di sedute di agopuntura o moxa, antiche discipline della medicina cinese in grado di ridurre il dolore e ridare mobilità alle articolazioni. Sono suggerite dalle 5 alle 10 sedute, in base alla gravità del problema.
Sindrome di Raynaud: "cura" le mani fredde con lo sport
Le basse temperature possono anche dare il via alla sindrome di Raynaud, disturbo che colpisce soprattutto le donne: «Il gelo innesca uno spasmo dei piccoli vasi che irrorano le mani, l’apporto di sangue si riduce e le dita diventano prima ceree e, in seguito, rosse, bluastre e doloranti», spiega il dottor Paolo Pizzinelli, cardiologo e internista a Milano.
«La prevenzione è semplice. Nelle giornate particolarmente gelide indossa sempre un paio di guanti caldi e copriti bene: i recettori che registrano le temperature sono disseminati su tutto il corpo e, se attivati dal freddo, mandano in tilt il microcircolo delle mani. Inoltre, effettua almeno 20 minuti di attività fisica di tipo aerobico ogni giorno: aiuta a produrre ossido nitrico, sostanza che contrasta gli spasmi dei piccoli vasi sanguigni. Se tutti questi accorgimenti si rivelano insufficienti, parla con il medico: suggerirà dell’acido acetilsalicilico che, grazie alla sua azione antiaggregante piastrinica, eviterà la formazione di microtrombi, riducendo così il danno provocato dallo spasmo dei vasi arteriosi».
Se soffri di geloni sì all'acqua tiepida per sgonfiare le dita
Se combinate con l’umidità, le basse temperature possono innescare i geloni, lesioni della pelle che compaiono su mani e piedi.
«Le vene che irrorano questi organi si dilatano in modo eccessivo, facilitando la liberazione di liquidi e sostanze infiammatorie che rendono le dita rosse, gonfie e doloranti», spiega il dottor Paolo Pizzinelli. Come forma di prevenzione tieni le estremità al caldo e all’asciutto, indossando guanti idrorepellenti e solette termiche.
E se il problema si manifesta ugualmente? «Immergi mani e piedi in acqua tiepida (a 37–38 °C al massimo, mai oltre o rischi di peggiorare la situazione) per una decina di minuti. Poi, applica un gel lenitivo a base di ossido di zinco. Quando però ci sono screpolature o le lesioni si infettano, il medico può prescrivere una crema a base di antibiotici», conclude Pizzinelli.
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Articolo pubblicato sul n. 45 di Starbene in edicola dal 23/10/2018