Lichen sclerosus. Una malattia sconosciuta ai più, ma non così rara (secondo le statistiche colpisce il 5-9 per cento della popolazione generale), può esordire già in età pediatrica, riguarda sia gli uomini sia le donne e, talvolta, presenta una componente di familiarità.
«Il Lichen sclerosus, o Lichen sclero-atrofico, è una patologia cronica che spesso si associa ad altre malattie autoimmuni, come tiroiditi, diabete, vitiligine o malattie infiammatorie croniche intestinali, mentre in altri casi ha un’eziologia sconosciuta», descrive il dottor Massimiliano Brambilla, specialista in Chirurgia plastica ricostruttiva, rigenerativa ed estetica, per 25 anni titolare di Alta Specialità in Chirurgia ricostruttiva della mammella e dei genitali presso l’IRCSS Fondazione Policlinico-Mangiagalli di Milano e ora libero professionista a Ginevra e Milano presso Gyplast Medical Institute.
Questa patologia determina un’infiammazione cronica a carico dei tessuti genitali che sovverte la normale architettura locale (per esempio, nelle donne si manifesta una significativa alterazione dell’anatomia vulvare con un incappucciamento del clitoride, una parziale o totale scomparsa delle piccole labbra e un restringimento dell’apertura della vulva), a cui si sommano episodi di infiammazione acuta, molto dolorosi.
Cos’è il Lichen sclerosus
Quella dei Lichen è una famiglia numerosa, perché racchiude un ampio gruppo di dermatosi dalle caratteristiche cliniche ben definite, anche se con somiglianze nel quadro sintomatologico. «La diagnosi differenziale è fondamentale, soprattutto per prevedere e impedire un’eventuale evoluzione in neoplasie, eventualità che in letteratura ha una percentuale di incidenza dal 7 al 13 per cento dei casi di Lichen sclerosus, se non opportunamente trattato», tiene a precisare il dottor Brambilla.
Ecco perché, oltre all’esame obiettivo, può essere utile il prelievo di un campione di tessuto (biopsia) per distinguere il Lichen sclerosus da altre patologie. «Per di più, trattandosi di una malattia a carattere evolutivo, nelle donne può determinare la progressiva atrofia delle piccole labbra della vagina e del clitoride, con il restringimento fino alla completa chiusura dell’orifizio vaginale, compromettendo gravemente l’attività sessuale e, di conseguenza, le possibilità di concepimento», evidenzia il dottor Brambilla.
Lichen sclerosus, quali sono i sintomi
Inizialmente il Lichen sclerosus può presentarsi sotto forma di un modesto eritema a carico dell’area genitale, in particolare a livello delle zone glabre, ovvero mucosa vulvare (solco interlabiale, clitoride e piccole labbra) e area perianale. «Con l’avanzare della malattia, iniziano a comparire papule e placche biancastre, il tessuto perde la sua normale elasticità diventando rigido e sclerotico con la tendenza a ulcerarsi, le piccole labbra tendono a fondersi l’una con l’altra, per poi aderire alle grandi labbra ed essere man mano riassorbite. Anche il clitoride va incontro a progressivi rimodellamenti, come incapsulamento e riassorbimento, nelle forme più severe», commenta l’esperto.
Tutto questo si traduce in prurito molto intenso e difficilmente trattabile, sensazione di secchezza, dolore e dispareunia, ovvero una condizione dolorosa che viene avvertita durante i rapporti intimi e che rende difficile, se non impossibile, l’atto sessuale. «Diventa, quindi, importante una diagnosi precoce, sia per prescrivere cure idonee sia per limitare le eventuali complicanze e restituire una buona qualità di vita».
Quali sono le cause del Lichen sclerosus
Nella maggior parte dei casi, il Lichen sclerosus vede un coinvolgimento del sistema immunitario, perché i pazienti presentano autoanticorpi (cioè anticorpi che reagiscono erroneamente contro tessuti e organi dell’organismo di appartenenza) che possono “attaccare” qualsiasi sede cutanea, ma che in questo caso colpiscono l’area genitale.
«Purtroppo è un meccanismo di cui si conosce ancora poco e su cui la scienza ha iniziato a investigare solo di recente», evidenzia il dottor Brambilla. «Nei pazienti sono piuttosto frequenti i disturbi a carico dell’apparato gastrointestinale, dalla colite ulcerosa all’intolleranza al glutine, dalla gastrite a un’irregolarità nella funzionalità dell’alvo. Se potessimo “srotolare” questo distretto del corpo, otterremmo una superficie impressionante, equivalente a quella di un campo da calcio: a fronte di questa vastità, è normale che un processo infiammatorio locale finisca per coinvolgere l’intero organismo. Non a caso, di fronte alla diagnosi di Lichen sclerosus, è fondamentale aggiustare anche la dieta, eliminando i cibi pro-infiammatori ed equilibrando tutto il resto. Prendersi cura di sé rappresenta, dunque, il primo step».
Come si tratta il Lichen sclerosus
Fino a poco tempo fa il percorso terapeutico per il Lichen sclerosus proponeva solamente una terapia steroidea, sotto forma di corticosteroidi topici. «Tuttavia, nonostante siano efficaci, gli effetti avversi di un utilizzo a lungo termine di questi farmaci sono ben noti, seppure rari, per cui il trattamento viene effettuato per periodi limitati», racconta Brambilla.
«Da qualche anno, vengono in aiuto alcune terapie innovative, che puntano alla rigenerazione dei tessuti. In sostanza, nella zona da trattare vengono iniettati dei prodotti cellulari autologhi, ovvero tratti dallo stesso paziente». Per esempio, si possono utilizzare dei derivati dal tessuto adiposo, che viene aspirato, emulsionato e filtrato per ottenere un prodotto liquido, formato da cellule ad alto potenziale rigenerativo. Oppure si può ricorrere al PRP, un concentrato piastrinico derivato dal sangue. «La scelta del preparato da somministrare varia in funzione della condizione clinica e ogni preparato rigenerativo ha caratteristiche molto diverse», precisa il dottor Brambilla.
È importante chiedere aiuto
Chi soffre di Lichen sclerosus può trovare un valido supporto nell’associazione Lisclea, un sodalizio formato da pazienti che si propone di fornire informazioni pratiche per orientarsi velocemente verso le strutture, i centri di riferimento dove ricevere sostegno, diagnosi ed esenzione.
Sul sito è possibile trovare anche una vasta serie di consigli preziosi da seguire per poter convivere con la malattia, come: evitare terapie e diete “fai da te”, mantenere una buona igiene intima, preferire biancheria intima di cotone o seta bianca, evitare il contatto delle parti intime con bagnoschiuma e shampoo, non trattenere urine o feci, non depilare le parti intime con cerette o rasoi, evitare il più possibile pantaloni stretti e collant, usare assorbenti di cotone o assorbenti lavabili, preferire la doccia al bagno nella vasca.
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