Ginocchio: mini guida alle cure
Ecco come intervenire se il menisco subisce un trauma, la rotula scricchiola, i legamenti sono instabili e le cartilagini si usurano. Anche grazie alle terapie naturali
di Valentino Maimone
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È protetto da cuscinetti ammortizzatori e diverse cinture di sicurezza. Eppure il ginocchio è particolarmente esposto a dolori e problemi vari. Come si spiega?
«Semplicemente perché è un’articolazione complessa e, in caso di traumi, sovraccarico, movimenti sbagliati, usura o cause enetiche, questa sua caratteristica si fa ancora più evidente», sottolinea Massimiliano Magaletti, specialista in chirurgia artroscopica e protesica del ginocchio a Roma. Ecco allora quali sono e come si affrontano i più diffusi disturbi.
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LA LESIONE DEL MENISCO
A provocarla basta anche un trauma lieve: «Non si tratta mai di contusioni, ma di distorsioni. Se l’articolazione viene sottoposta a una rotazione brusca o eccessiva, questa parte si può lesionare. Qualche esempio? Fai male uno squat in palestra, divaricando le ginocchia verso l’esterno o lasciandole cedere all’interno, oppure esageri nel gattonare con tuo figlio», fa notare il dottor Magaletti.
«Di solito si avverte un dolore intenso e localizzato che si ripresenta solo quando si ripete quel movimento. Poi il ginocchio può gonfiarsi e restare bloccato». Occorre consultare un ortopedico: «Durante la visita effettuerà alcune manovre di rotazione dell’articolazione. Se c’è il sospetto di una lesione, servirà una risonanza magnetica per confermare la diagnosi».
A quel punto, l’intervento chirurgico è inevitabile: «Ma è poco invasivo perché si effettua in day hospital tramite artroscopia, cioè praticando piccoli fori nel ginocchio per intervenire direttamente. Dura circa 20-30 minuti, in sedazione o in anestesia periferica (potrai seguire l’intervento su un monitor)», precisa l’esperto. Torni a casa già il giorno stesso con l’aiuto delle stampelle, da usare per una decina di giorni: «È importante appoggiare comunque il piede a terra, ma senza caricare il peso del corpo, per evitare problemi di circolazione». In 2-3 settimane recuperi il movimento completo, per praticare sport potrebbero servire altre 2 settimane. Puoi accelerare la ripresa con gli esercizi che potenziano il quadricipite, il muscolo della coscia. Come questo: «Da sdraiata, solleva 10 volte la gamba interessata, tesa e con il piede a martello. Ripeti per 2-3 serie durante il giorno», spiega l’esperto.
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LA SINDROME FEMORO ROTULEA
Si manifesta con un dolore non troppo forte, ma latente e diffuso, localizzabile soprattutto nella parte anteriore del ginocchio. I sintomi principali sono: «Una sorta di scricchiolio quando ti alzi dopo essere stata a lungo seduta e la difficoltà a salire o scendere le scale, oppure a camminare in discesa senza provare dolore», elenca l’ortopedico.
Per confermare la diagnosi, lo specialista deve prima escludere la rottura del menisco o dei legamenti. «Molto raramente serve l’intervento chirurgico e comunque mai senza prima aver provato un trattamento conservativo », avverte l’esperto. Ecco in cosa consiste: «Per il dolore, nella fase acuta, bastano paracetamolo (al massimo 2 g al giorno) e applicazioni di ghiaccio (10-15 minuti, 3-4 volte al dì).
Ma ancora più importante è la fisioterapia mirata a potenziare i muscoli interni della coscia, insieme alla ginnastica propriocettiva. Meglio cominciare sotto la guida di un fisioterapista, per 1-2 mesi (in genere, 1-2 volte a settimana), per poi continuare da soli fino a quando il muscolo non si sarà rinforzato», raccomanda l’esperto. In 2-3 mesi la situazione dovrebbe tornare sotto controllo, ma è consigliabile proseguire con gli esercizi per mantenere il tono muscolare.
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LA LESIONE DEL CROCIATO ANTERIORE
Avverti un dolore acuto accompagnato da un rumore sordo, “crac”, subito dopo un movimento innaturale come un cambio di direzione improvviso e violento. Il ginocchio si gonfia e sembra quasi cedere sotto il peso del corpo. «La lesione del legamento crociato anteriore si può verificare facendo sport come lo sci o il tennis, ma anche in seguito a una caduta dallo scooter», sottolinea il dottor Magaletti.
La visita dall’ortopedico servirà per valutare la gravità: «Se l’instabilità è lieve, occorre tenere il ginocchio a riposo il più possibile, applicare del ghiaccio, farlo bendare da un esperto e sollevare la gamba rispetto al corpo, appoggiandola su uno sgabello quando ti siedi. E camminare con l’aiuto delle stampelle», dice lo specialista.
«Passata la fase acuta, serve una fisioterapia per migliorare la stabilità del ginocchio e potenziare i muscoli anteriori e posteriori della coscia, per circa 1 mese». E se invece il ginocchio è instabile? In quel caso si valuta se operare. Dipende dall’età e dallo stile di vita del paziente: fino ai 40-45 anni e se si pratica sport, di solito si dispone l’intervento. «L’operazione è in day surgery, dura circa un’ora e consiste nel trapiantare tendini o porzioni, prelevati dallo stesso ginocchio, al posto del legamento mancante. Si recupera in 2-3 mesi, ma per lo sport bisogna attendere 6 mesi», chiarisce il dottor Magaletti.
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L'ARTROSI
Dolore cupo, più spesso nella parte interna del ginocchio; rigidità al mattino appena ti vegli, che si attenua nel corso della giornata, per tornare con molto dolore la sera. I sintomi di questo disturbo possono confondersi con quelli della lesione del menisco: «Per togliere ogni dubbio il paziente deve fare una radiografia sotto carico (cioè in piedi) e una risonanza magnetica.
Se confermata, ci sono due strade: sotto i 60 anni, di solito si segue un ciclo di fisioterapia a base di esercizi propriocettivi e di rinforzo muscolare, per almeno 3 mesi, meglio se abbinati alla ginnastica in acqua o al nuoto, ma niente rana, solo stile libero o dorso».
Sopra i 60 anni, di solito si consigliano infiltrazioni di acido ialuronico: «Un primo ciclo di 3 iniezioni, una ogni 7-10 giorni, da ripetere dopo una pausa di circa 6 mesi. Se non ci sono risultati accettabili, rimane l’intervento chirurgico», precisa l’ortopedico. Visto che l’artrosi è un processo degenerativo, è sempre consigliabile praticare gli esercizi anche da soli, almeno 2 volte alla settimana, per rallentare la progressione.
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PILLOLE DI ANATOMIA
LA CARTILAGINE - Riveste l’articolazione del ginocchio. Per traumi passati o per cause congenite (come il ginocchio valgo, molto diffuso tra le donne), perde gradualmente di elasticità e spessore, si indurisce e, in alcuni casi, si frammenta. Di conseguenza, le ossa non riescono più a scorrere l’una sull’altra con facilità. È un problema più frequente superati i 50 anni.
LA ROTULA - È l’osso sporgente della parte anteriore del ginocchio. Permette l’estensione della gamba e protegge le parti interne dell’articolazione. Quando tende a non scorrere correttamente nel suo alloggiamento naturale (la troclea femorale) e a slittare lateralmente, la cartilagine femoro-rotulea si può consumare prima. Conseguenza: uno sfregamento che causa infiammazione e dolore. È un problema tipico delle donne e di chi pratica sport che richiedono di piegare ripetutamente il ginocchio (come il running).
IL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE - È un po’ come la cintura di sicurezza del ginocchio: serve a
proteggere l’articolazione dalle sollecitazioni (per esempio le rotazioni improvvise) cui è continuamente esposta. In caso di traumi distorsivi molto violenti, può sfilacciarsi in modo più o meno grave (la rottura completa è poco frequente). A parità di attività fisica, la lesione del legamento crociato anteriore è 6 volte più frequente nelle donne che negli uomini.
IL MENISCO- È una sorta di cuscinetto a forma di “C” che funge da ammortizzatore tra tibia e femore, per attutirne l’attrito e distribuire meglio i carichi sulla cartilagine articolare. In ciascun ginocchio ce ne sono due. La rottura del menisco è molto frequente tra le donne: ogni anno si registrano oltre 9000 ricoveri per questo motivo. Quando si verifica un trauma, è la parte più esposta al rischio di usura e lesioni, anche gravi.
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5 RIMEDI DOLCI
La medicina alternativa può dare un buon contributo ai problemi del ginocchio, agendo sul dolore, calmando l’infiammazione e favorendo il riassorbimento di un versamento. Ecco i consigli del dottor Luca Bertini, medico ortopedico esperto di cure naturali.
1 L’AGOPUNTURA, LA PIÙ EFFICACE - Subito dopo un trauma, stimola l’organismo a produrre antinfiammatori naturali: servono almeno 10 sedute, 2 volte la settimana, ridotte a 1, non appena migliorano i sintomi. Da proseguire con 1 al mese, fino alla guarigione.
2 MOXATERAPIA, AI PRIMI SINTOMI - Funziona quando compaiono i primi dolori: è ok per a sindrome femoro-rotulea, non dopo la rottura del menisco. Consiste nell’avvicinare e allontanare ripetutamente la punta di una moxa (un particolare sigaro di artemisia acceso) alla zona dove fa male. Va fatta tutti i giorni, per 2-3 minuti. Primi benefici già dopo 4-5 sedute.
3IMPACCHI DI ARGILLA, SE C’È GONFIORE - Aiuta a ridurre il versamento interno, il sintomo tipico quando si rompe il menisco o si lesiona il crociato anteriore. L’argilla, ammorbidita con acqua tiepida, va applicata attorno alla parte gonfia e coperta con pellicola trasparente. Meglio tenerla tutte le notti per 14 giorni o finché i sintomi non migliorano.
4 L’ARNICA, RISOLUTIVA E SENZA RISCHI - Nella fase acuta del dolore, subito dopo il trauma, ha proprietà analgesiche: «Va presa in monodosi da 200 k, una il primo giorno, la seconda 24 ore dopo; quindi si passa ai granuli da 200 CH: 5 g, 3 volte al dì fino al miglioramento». La terapia può protrarsi a lungo, perché non ci sono effetti collaterali.
5 L’ARTIGLIO DEL DIAVOLO, CON CAUTELA - Questa pianta africana è utile quando il dolore è causato da patologie croniche come l’artrosi del ginocchio. Si trova sia in gocce, 20, 3 volte al dì dopo i pasti; sia in compresse. 2-6, 2 volte al giorno a stomaco pieno. Meglio valutare sempre con il medico curante eventuali interazioni con i farmaci: deve evitarlo, per esempio, chi già prende anticoagulanti o altri medicinali per problemi cardiaci. Inoltre si sconsiglia di prolungare la terapia oltre un mese, perché sono possibili effetti collaterali.
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ECCO PERCHÉ IL GINOCCHIO FEMMINILE È PIÙ DEBOLE
«Il bacino più largo, per favorire gravidanza e parto, altera l’asse del femore che, a sua volta, tende a far ruotare il ginocchio verso l’esterno. Le donne, inoltre, hanno molto spesso il ginocchio valgo, cioè inclinato verso l’interno, una minore massa muscolare e una maggiore lassità legamentosa, cioè legamenti più deboli, per l’azione degli ormoni estrogeni», precisa Ezio Adriani, ortopedico e responsabile della SportClinique della clinica Mater Dei di Roma.
«La conseguenza è un allineamento scorretto che, in caso di trauma, non viene compensato da una buona tenuta muscolare e da legamenti crociati forti, le piccole fasce di tessuto che trattengono tra loro le ossa delle articolazioni, in modo da renderle stabili». Anche tacchi troppo alti e pesi eccessivi (buste della spesa, bambini in braccio) sono deleteri. E poi c’è il grasso di troppo: «Non tutti sanno che, al livello del ginocchio, ogni chilo in più sulla bilancia va moltiplicato per sei: vuol dire che se sei 2 kg sovrappeso, equivarranno a 12».
Articolo pubblicato sul n.27 di Starbene in edicola dal 21/06/2016