In condizioni di normalità, la parete addominale protegge e trattiene gli organi interni. Può accadere che la sua integrità venga meno subendo dei cedimenti, per cui un viscere – o parte di esso – riesce ad aprirsi una breccia nei punti dove la resistenza è minore: a quel punto, fuoriesce dalla cavità addominale e forma un rigonfiamento più o meno doloroso. «Si parla di ernia quando la breccia si è formata spontaneamente nel tempo, mentre si parla di laparocele se la debolezza della parete addominale è stata indotta da un intervento chirurgico che si è “riparato” male», spiega il dottor Paolo De Paolis, presidente emerito della Società italiana di Chirurgia e specialista in Chirurgia generale presso il Ce.Me.Di. di Torino.
Vista la stretta parentela fra le due condizioni, il laparocele è noto anche come ernia post-operatoria o “incisional hernia”, per dirla all’inglese, cioè ernia incisionale. «Potenzialmente a rischio sono tutti gli interventi chirurgici che coinvolgono l’addome, compresi quelli che interessano l’apparato urinario e genitale», precisa l’esperto.
I numeri sono piuttosto elevati: dal 4% al 20% delle operazioni esitano in questa complicanza, al punto che ogni anno in Italia si registrano circa 10 mila interventi riparativi.
Quali sono le cause del laparocele
Il laparocele è una complicanza che può insorgere dopo un intervento chirurgico eseguito sia per via laparotomica (con il taglio tradizionale) sia per via laparoscopica (con piccole incisioni cutanee da cui vengono introdotti gli strumenti necessari con cui eseguire manovre di manipolazione, dissezione, asportazione e sutura).
«Esiste una predisposizione individuale, dovuta a una parete addominale che è soggetta a cedere progressivamente nel tempo», ammette il dottor De Paolis. «In questi casi, neppure un esercizio fisico mirato riesce a contrastare del tutto il problema: avere una buona tonicità muscolare a livello addominale è sicuramente un vantaggio, ma non esclude la possibilità di sviluppare un laparocele».
Ovviamente, esistono anche cause intra-operatorie: per esempio, se l’intervento avviene su un tessuto fortemente infiammato, la cicatrizzazione – necessaria per stabilizzare la parete addominale – potrebbe non essere ottimale e aprire la strada a un cedimento locale.
Quali sono le complicanze del laparocele
Il laparocele può comparire in un lasso di tempo variabile, da qualche mese a due anni dall’intervento chirurgico.
«Al di là dell’aspetto estetico, questo rigonfiamento può andare incontro alle stesse complicanze dell’ernia, per cui può “strozzarsi”: in sostanza, il punto di fuoriuscita del viscere agisce come un laccio, fino a bloccare la circolazione sanguigna dei tessuti coinvolti», descrive l’esperto.
«Questo può portare alla necessità di dover intervenire d’urgenza con una chirurgia complessa, perché si tratta di riparare non solo la debolezza che è esitata dal primo intervento ma anche la seconda complicanza ancora più grave».
Come si diagnostica il laparocele
La diagnosi di laparocele è molto semplice, perché è sufficiente una visita accurata per rilevare la presenza di una erniazione a livello della cicatrice chirurgica.
«A volte, un paziente potrebbe confondere il laparocele con una diastasi dei retti addominali, una condizione caratterizzata dall’aumento della distanza che normalmente intercorre al centro dell’addome tra i due muscoli retti, destro e sinistro, che risultano divaricati creando una protrusione sotto sforzo», riferisce il dottor De Paolis.
«Quest’ultima, seppure non rara anche negli uomini, si verifica soprattutto nelle donne dopo la gravidanza, costituendo un importante capitolo a sé».
Come si cura il laparocele
Qual è la soluzione? L’obiettivo è ridurre il laparocele all’interno dell’addome e, generalmente, per farlo si utilizza una rete protesica di materiale sintetico, come si fa con le ernie, allo scopo di rinforzare il punto della parete in cui si è verificato il cedimento.
«Purtroppo questo intervento non è sempre risolutivo, perché il tasso di recidive è alto, pari almeno al 10-15%», ammette il dottor De Paolis. «Anche in questo caso, il paziente può essere indirizzato a un re-intervento. Spesso, però, almeno temporaneamente, vengono chieste e adottate soluzioni meno impegnative, come fasce e indumenti contenitivi».
Come si previene il laparocele
Seppure non esista una vera e propria prevenzione per il laparocele, è buona regola non mettere su peso dopo un intervento chirurgico: «L’aumento della circonferenza vita favorisce il cedimento della parete addominale nel suo punto più debole, che è quello della cicatrice», conclude il dottor De Paolis.
«Altrettanto importante è seguire le indicazioni fornite dai chirurghi nei 3-6 mesi post operatori, come evitare un esercizio fisico troppo intenso, non sollevare pesi eccessivi e utilizzare delle fasce contenitive per proteggere la parete addominale dagli sforzi».
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