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Esame della prostata: a quale età si deve iniziare a fare i controlli?

Il tumore alla prostata è tra i più diffusi negli gli uomini ma il tasso di sopravvivenza resta tra i più alti. Ecco quali sono e perché fare gli esami di controllo



Quello alla prostata resta per gli uomini uno dei tumori più diffusi: una neoplasia che, nonostante rappresenti la terza causa di morte, ha il tasso di sopravvivenza tra i i più elevati. Naturalmente la prevenzione gioca un ruolo chiave perché se individuato in fase iniziale, e con le terapie corrette, la possibilità di guarigione è davvero molto alta. Insomma, prevenire rappresenta un obiettivo ideale.

È importante però sapere che la maggior parte delle linee guida internazionali non raccomandano uno screening di popolazione generalizzato ma, al contrario, un approccio individualizzato valido per i soggetti a rischio (con familiarità) o sintomi sospetti.

Ma a che età è giusto iniziare a fare i controlli opportuni dall'urologo? A meno che non ci siano fattori di rischio per cui è bene seguire il consiglio del medico curante o dell'esperto perché in tal caso l'eta potrebbe abbassarsi, l'ideale è mantenere la soglia dei 50.


I tre esami di screening

1) Il primo degli esami da effettuare è l'esplorazione digito-rettale della prostata (DRE). In pratica, l'urologo, dopo una corretta lubrificazione, introduce un dito nel retto del paziente, per vagliare volume, dimensioni e consistenza della prostata: è proprio grazie a questo esame specifico che vengono individuati noduli sospetti.


2) Uno dei più conosciuti è l'esame del dosaggio del Psa (Antigene Prostatico Specifico): si tratta di un semplice prelievo del sangue in grado però di verificare il livello ematico dell'antigene prostatico, una sostanza enzimatica presente nel sangue e prodotta dalle ghiandole prostatiche - il Psa viene considerato nella norma per valori inferiori o uguali a 4 ng/ml entro i quali si trova la maggioranza della popolazione maschile tra i 50 e 75 anni di età.

Livelli elevati di Psa possono anche indicare una prostatite o un’ipertrofia prostatica benigna, non sempre significano che è presente necessariamente un tumore: il Psa, infatti, può variare anche quando il volume della ghiandola aumenta a causa di un'infiammazione, traumi, ingrossamento prostatico benigno, manovre strumentali, eiaculazione, attività fisica e sportiva intensa e un'alimentazione scorretta a base di superalcolici e fumo. In pratica il Psa non è da considerarsi un vero e proprio marcatore tumorale: non si tratta in effetti di una spia che segnala la presenza di tumore prostatico perchè è prodotto sia dalle cellule normali della prostata, che dalle cellule che danno origine all'ingrossamento benigno.


3) In caso di sospetti, l'esperto può prescrivere (o eseguire direttamente) anche un’ecografia prostatica trans-rettale, con l'aiuto di una sottile sonda introdotta nel retto. Sempre più spesso, i tumori della prostata vengono diagnosticati anche in presenza di valori nella norma di PSA, anticipando così di molto la diagnosi, le cure e quindi la guarigione.


L'importanza di uno stile di vita corretto

Per scongiurare un'eccessiva infiammazione e un conseguente innalzamento dei livelli di Psa, una dieta ricca di frutta e verdura, con un'alta concentrazione di fibre, cereali integrali e legumi, povera di grassi, di farine e zuccheri raffinati è l'ideale.

È importante consumare abitualmente alimenti freschi, non trattati, come soia, grani integrali, legumi, pesce (ad esempio salmone, tonno, sardine e sgombro), l'olio di oliva, il thè verde, pomodori, germogli, broccoli, semi di zucca, curry, aglio, cipolle, funghi, mandorle, zenzero, yogurt senza grassi e alghe. Cercate inoltre di evitare (o limitare) latticini, alimenti fritti, cibi da fast food, caffeina, alcool, nitrati e coloranti coinvolti nei processi di stimolazione del tumore della prostata.

E non dimenticate che anche una moderata attività fisica, calibrata su tre giorni alla settimana per almeno 45-50 minuti consecutivi, contribuisce al mantenimento di un peso salutare e riduce il rischio di infiammazioni corporee.